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La Cina cambia passo con moneta forte e grazie alle mega-Ipo tech in arrivo
Il balzo del renminbi segnala il passaggio da una crescita finanziata dal debito a un’accelerazione fatta di applicazioni tecnologiche in tutti i campi, con i big tech a caccia di capitali che lanciano Ipo a raffica
12 Ottobre 2020 08:22
Per il Financial Times era una notizia che meritava l’apertura dell’edizione di sabato 10 ottobre, non così per i giornali nostrani: il renminbi cinese il giorno prima era balzato dell’1,45% mettendo a segno il maggior rialzo giornaliero contro dollaro da 15 anni. Si parla della moneta on-shore, quella più pilotata dalle autorità, che tra l’altro non veniva scambiata dal 30 settembre causa una lunghissima festività nazionale. La versione off-shore, che riflette meglio il sentiment del mercato, si è limitata a un rialzo vicino all’1%, ma non era reduce dalla lunga assenza dagli scambi. Di questi tempi, se una moneta prende il volo fa venire il mal di pancia alle autorità che la governano, come mostrano i verbali dell’ultimo meeting della Bce da poco usciti che trasudano preoccupazione per un euro troppo forte, perché mette a rischio il target di inflazione e la ripartenza economica. A Pechino invece evidentemente una moneta forte è gradita: il renminbi, specialmente quello on-shore, si muove da una parte o dall’altra solo con la benedizione delle autorità.
Una moneta forte ha pro e contro: tra i primi il fatto che abbassa i prezzi delle materie prime importate e soprattutto attira capitali esteri sugli asset nazionali, tra i secondi soprattutto l’effetto deprimente sulle esportazioni, perché le rende più care e meno competitive. In questi tempi di faticosa uscita dalla crisi da virus, le principali economie gradirebbero una moneta debole, che aiuta a far risalire l’inflazione e sostiene l’export. Se poi rende meno appetibile per gli investitori la montagna di debito che viene emessa per finanziare la ripartenza, poco importa: tanto a comprarlo senza limiti ci sono le banche centrali, a cominciare da Fed e Bce. Ma è un’ottica di breve-medio termine, a cui le autorità cinesi sembrano preferire una strategia di lungo termine, che punta ad attrarre capitali per sostenere la crescita e ad affermare il renminbi come moneta di riserva e di scambio internazionale.
Quello che sta succedendo è un salto di qualità della crescita economica cinese, accelerato dalla distruzione creativa che ha accompagnato la diffusione del virus. Fino a qualche anno fa le grandi conglomerate tipo Hna crescevano indebitandosi fino al collo per fare shopping in giro per il mondo, da compagnie aeree, a banche, a media e produttori di contenuti. Poi il debito è diventato insostenibile e sono state costrette a svendere. Ora la crescita è affidata ai campioni tecnologici in tutti i campi, dall’e-commerce, al fintech, ai social media, al medicale, all’automazione industriale, fino all’auto elettrica. Campioni che non si finanziano più col debito delle banche cinesi, ma sui mercati dei capitali con le Ipo, soprattutto in quei mercati dove i capitali in cerca di rendimento abbondano, a cominciare dall’America.
Lufax, una delle più grandi piattaforme di wealth management cinesi è l’ultimo caso, basata a Shanghai e sostenuta dal colosso finanziario Ping An Group, ha scelto Wall Street per il collocamento. La domanda è già stata presentata alla Securities and Exchange Commission e si parla di un’operazione da $3 mld. Qualche mese fa era stata la volta dei produttori di auto elettriche Xpeng Motors e Li Auto, quotati sempre a Wall Street. Ed è in arrivo l’offerta di azioni, questa volta a Hong Kong e Shanghai ma con un’operazione stile Nasdaq, di Ant Group, il colosso del fintech controllato dal fondatore di Alibaba Jack Ma, con un’Ipo che potrebbe sfidare il record del produttore di petrolio saudita Aramco. Il listino non è quello americano, ma i capitali che l’offerta vuol attirare sì.
I cinesi puntano su un allentamento delle tensioni commerciali con Washington, e fanno chiaramente il tifo per Joe Biden alle presidenziali del 3 novembre. Ma c’è da scommettere che la competizione tra le due superpotenze nei prossimi anni si scalderà, per passare dal terreno dei prodotti tradizionali a quello delle applicazioni tecnologiche. Non è in ballo solo il primato globale dell’e-commerce, dove prima o poi Alibaba proverà a sfidare il dominio di Amazon, ma della rivoluzione tecnologica e digitale applicata a tutti i settori, dall’auto alla sanità, dalla finanza all’industria, dall’alimentare alla difesa, fino al territorio del futuro ancora largamente inesplorato che si chiama sostenibilità.
È uno scenario con risvolti importanti per l’investitore, perché implica un forte potenziale ancora inespresso degli asset a rischio, a cominciare dalle azioni, dove la capacità di selezione diventa cruciale. Gli europei, nonostante i passi avanti importanti fatti con il Recovery Fund e la messa in soffitta del Patto di Stabilità, continuano purtroppo a somigliare alle stelle del romanzo del 1935 di A. J. Cronin reso famoso dalle versioni tv negli anni 70: “Stanno a guardare”.
STRATEGIA DI LUNGO TERMINE
Una moneta forte ha pro e contro: tra i primi il fatto che abbassa i prezzi delle materie prime importate e soprattutto attira capitali esteri sugli asset nazionali, tra i secondi soprattutto l’effetto deprimente sulle esportazioni, perché le rende più care e meno competitive. In questi tempi di faticosa uscita dalla crisi da virus, le principali economie gradirebbero una moneta debole, che aiuta a far risalire l’inflazione e sostiene l’export. Se poi rende meno appetibile per gli investitori la montagna di debito che viene emessa per finanziare la ripartenza, poco importa: tanto a comprarlo senza limiti ci sono le banche centrali, a cominciare da Fed e Bce. Ma è un’ottica di breve-medio termine, a cui le autorità cinesi sembrano preferire una strategia di lungo termine, che punta ad attrarre capitali per sostenere la crescita e ad affermare il renminbi come moneta di riserva e di scambio internazionale.
IL SALTO DI QUALITÀ DELLA DISTRUZIONE CREATIVA
Quello che sta succedendo è un salto di qualità della crescita economica cinese, accelerato dalla distruzione creativa che ha accompagnato la diffusione del virus. Fino a qualche anno fa le grandi conglomerate tipo Hna crescevano indebitandosi fino al collo per fare shopping in giro per il mondo, da compagnie aeree, a banche, a media e produttori di contenuti. Poi il debito è diventato insostenibile e sono state costrette a svendere. Ora la crescita è affidata ai campioni tecnologici in tutti i campi, dall’e-commerce, al fintech, ai social media, al medicale, all’automazione industriale, fino all’auto elettrica. Campioni che non si finanziano più col debito delle banche cinesi, ma sui mercati dei capitali con le Ipo, soprattutto in quei mercati dove i capitali in cerca di rendimento abbondano, a cominciare dall’America.
MEGA IPO IN ARRIVO
Lufax, una delle più grandi piattaforme di wealth management cinesi è l’ultimo caso, basata a Shanghai e sostenuta dal colosso finanziario Ping An Group, ha scelto Wall Street per il collocamento. La domanda è già stata presentata alla Securities and Exchange Commission e si parla di un’operazione da $3 mld. Qualche mese fa era stata la volta dei produttori di auto elettriche Xpeng Motors e Li Auto, quotati sempre a Wall Street. Ed è in arrivo l’offerta di azioni, questa volta a Hong Kong e Shanghai ma con un’operazione stile Nasdaq, di Ant Group, il colosso del fintech controllato dal fondatore di Alibaba Jack Ma, con un’Ipo che potrebbe sfidare il record del produttore di petrolio saudita Aramco. Il listino non è quello americano, ma i capitali che l’offerta vuol attirare sì.
LA COMPETIZIONE CON GLI USA SI SCALDERÀ
I cinesi puntano su un allentamento delle tensioni commerciali con Washington, e fanno chiaramente il tifo per Joe Biden alle presidenziali del 3 novembre. Ma c’è da scommettere che la competizione tra le due superpotenze nei prossimi anni si scalderà, per passare dal terreno dei prodotti tradizionali a quello delle applicazioni tecnologiche. Non è in ballo solo il primato globale dell’e-commerce, dove prima o poi Alibaba proverà a sfidare il dominio di Amazon, ma della rivoluzione tecnologica e digitale applicata a tutti i settori, dall’auto alla sanità, dalla finanza all’industria, dall’alimentare alla difesa, fino al territorio del futuro ancora largamente inesplorato che si chiama sostenibilità.
BOTTOM LINE
È uno scenario con risvolti importanti per l’investitore, perché implica un forte potenziale ancora inespresso degli asset a rischio, a cominciare dalle azioni, dove la capacità di selezione diventa cruciale. Gli europei, nonostante i passi avanti importanti fatti con il Recovery Fund e la messa in soffitta del Patto di Stabilità, continuano purtroppo a somigliare alle stelle del romanzo del 1935 di A. J. Cronin reso famoso dalle versioni tv negli anni 70: “Stanno a guardare”.
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