Covid
Il Covid fa salire la disoccupazione dei Paesi emergenti
Anjeza Kadilli (Pictet Asset Management) esamina come i governi stiano affrontando questa emergenza che ha proiettato a circa il 20% la disoccupazione
21 Ottobre 2020 19:00
La crisi causata dal Covid-19 ha causato un aumento della disoccupazione in tutti i paesi emergenti. Tuttavia, in base agli ultimi dati disponibili, in Perù e Colombia si è registrata una impennata che ha proiettato il tasso disoccupazione a quasi il 20 % in Colombia e al 17,1% in Perù, paese nel quale la percentuale si attestava al 6,8% a dicembre 2019.
“Riteniamo che le previsioni sull’occupazione siano destinate a deteriorarsi”, fa sapere Anjeza Kadilli, Senior Economist e Lola Saugy, Quantitative Economic Analyst di Pictet Asset Management. Una considerazione basata sia sul fatto che i dati attuali non tengono in considerazione, o lo fanno solo in parte, la sottoccupazione, e, sia perché i tassi di partecipazione al lavoro più bassi si riflettono in tassi di disoccupazione meno elevati della realtà: infatti, se il tasso di partecipazione fosse stato costante, il tasso di disoccupazione sarebbe risultato molto più elevato.
In Colombia, per esempio, molti lavoratori sono stati esclusi dai dati sulla disoccupazione a seguito del drastico calo della partecipazione della manodopera, che dal 63,2% di febbraio si è contratta in aprile al 51,8%. “Ad agosto, si stimavano 2,7 milioni di posti di lavoro in meno e 1,7 milioni di lavoratori inattivi in più rispetto a febbraio, a livello nazionale. Questo proietta ad un livello più alto del 19,6% il tasso di disoccupazione ‘effettivo’ del paese”, spiega l’esperto di Pictet.
Ragionamento analogo per il Perù il cui tasso di disoccupazione a giugno ha toccato il 16,7% con 7 milioni di persone che hanno perso il posto di lavoro tra febbraio e giugno: la ‘vera’ disoccupazione sarebbe al 43% se nel conteggio si tenesse conto del fatto, che nello stesso arco di tempo, 6,8 milioni di persone sono uscite dal mercato del lavoro. Con una importante divergenza ulteriore da segnalare: l’occupazione è crollata del 65,5% nelle aziende più piccole (fino a 10 lavoratori), le più colpite dalla crisi, mentre si è contratta del 36,5% in quelle con oltre 50 dipendenti.
In Colombia, un terzo dello stimolo fiscale (pari al 2,5% del PIL) è diretto a tutelare i posti di lavoro, favorendo il credito alle PMI in difficoltà e rinviando il pagamento delle tasse sul reddito: specifiche sovvenzioni sono previste fino a tre mesi per gli stipendi alle società con una perdita di fatturato del 20%. “In miglioramento i dati nazionali sull’occupazione di agosto che mostrano un tasso di partecipazione risalito al 59,3%, più vicino al livello pre-pandemia. Merito della riapertura di diversi settori”, riferisce il manager di Pictet.
In Perù, lo stimolo fiscale, che complessivamente vale il 4,6% del PIL, è destinato solo al 5% per tutelare i posti di lavoro. Di rilievo, invece, il programma governativo da 1,8 miliardi di dollari ‘Arranca Peru’ (Il Perù riparte), il cui scopo è quello di creare oltre un milione di posti di lavoro nel settore pubblico in aree quali i trasporti, edilizia e comunicazione. “Soltanto una parte di tanti posti di lavoro persi durante la crisi sanitaria è stata recuperata negli ultimi mesi e non alle medesime condizioni. La normalizzazione dell’occupazione dovrebbe proseguire per il resto del 2020, ma il peggioramento della situazione pesa sui salari e sulla spesa delle famiglie”, conclude l’esperto di Pictet.
Per approfondimenti su investimenti e strategie a cura di Pictet Asset Management è possibile visitare il sito corporate e il blog di cultura finanziaria Pictet per Te.
L’OCCUPAZIONE È DESTINATA A DETERIORARSI
“Riteniamo che le previsioni sull’occupazione siano destinate a deteriorarsi”, fa sapere Anjeza Kadilli, Senior Economist e Lola Saugy, Quantitative Economic Analyst di Pictet Asset Management. Una considerazione basata sia sul fatto che i dati attuali non tengono in considerazione, o lo fanno solo in parte, la sottoccupazione, e, sia perché i tassi di partecipazione al lavoro più bassi si riflettono in tassi di disoccupazione meno elevati della realtà: infatti, se il tasso di partecipazione fosse stato costante, il tasso di disoccupazione sarebbe risultato molto più elevato.
IN COLOMBIA 2,7 MILIONI DI POSTI DI LAVORO IN MENO
In Colombia, per esempio, molti lavoratori sono stati esclusi dai dati sulla disoccupazione a seguito del drastico calo della partecipazione della manodopera, che dal 63,2% di febbraio si è contratta in aprile al 51,8%. “Ad agosto, si stimavano 2,7 milioni di posti di lavoro in meno e 1,7 milioni di lavoratori inattivi in più rispetto a febbraio, a livello nazionale. Questo proietta ad un livello più alto del 19,6% il tasso di disoccupazione ‘effettivo’ del paese”, spiega l’esperto di Pictet.
AZIENDE PIÙ PICCOLE, LE PIÙ COLPITE DALLA CRISI
Ragionamento analogo per il Perù il cui tasso di disoccupazione a giugno ha toccato il 16,7% con 7 milioni di persone che hanno perso il posto di lavoro tra febbraio e giugno: la ‘vera’ disoccupazione sarebbe al 43% se nel conteggio si tenesse conto del fatto, che nello stesso arco di tempo, 6,8 milioni di persone sono uscite dal mercato del lavoro. Con una importante divergenza ulteriore da segnalare: l’occupazione è crollata del 65,5% nelle aziende più piccole (fino a 10 lavoratori), le più colpite dalla crisi, mentre si è contratta del 36,5% in quelle con oltre 50 dipendenti.
IN COLUMBIA TASSO DI PARTECIPAZIONE IN MIGLIORAMENTO
In Colombia, un terzo dello stimolo fiscale (pari al 2,5% del PIL) è diretto a tutelare i posti di lavoro, favorendo il credito alle PMI in difficoltà e rinviando il pagamento delle tasse sul reddito: specifiche sovvenzioni sono previste fino a tre mesi per gli stipendi alle società con una perdita di fatturato del 20%. “In miglioramento i dati nazionali sull’occupazione di agosto che mostrano un tasso di partecipazione risalito al 59,3%, più vicino al livello pre-pandemia. Merito della riapertura di diversi settori”, riferisce il manager di Pictet.
IN PERÙ SOLTANTO IL 5% DEL PACCHETTO FISCALE DESTINATO AL LAVORO
In Perù, lo stimolo fiscale, che complessivamente vale il 4,6% del PIL, è destinato solo al 5% per tutelare i posti di lavoro. Di rilievo, invece, il programma governativo da 1,8 miliardi di dollari ‘Arranca Peru’ (Il Perù riparte), il cui scopo è quello di creare oltre un milione di posti di lavoro nel settore pubblico in aree quali i trasporti, edilizia e comunicazione. “Soltanto una parte di tanti posti di lavoro persi durante la crisi sanitaria è stata recuperata negli ultimi mesi e non alle medesime condizioni. La normalizzazione dell’occupazione dovrebbe proseguire per il resto del 2020, ma il peggioramento della situazione pesa sui salari e sulla spesa delle famiglie”, conclude l’esperto di Pictet.
Per approfondimenti su investimenti e strategie a cura di Pictet Asset Management è possibile visitare il sito corporate e il blog di cultura finanziaria Pictet per Te.