ABI
La corsa degli italiani a risparmiare
Secondo i dati ABI i depositi bancari degli italiani sono arrivati a 1.682 miliardi di euro, una somma che sfiora il valore del Pil del 2019. Ma per l'economia non è una buona notizia
22 Ottobre 2020 10:14
Storicamente gli italiani sono un popolo di grandi risparmiatori, e l’emergenza Covid-19 ha dato ulteriore spinta a questa tendenza. Secondo i dati mensili Abi (Associazione Bancaria Italiana) a settembre sui conti correnti di famiglie e imprese ci sono 1.681,9 miliardi euro, 125 miliardi in più rispetto allo stesso mese del 2019 (+8%). Una cifra complessiva molto importante, se si pensa che il Pil italiano del 2019 è stato di 1.787 miliardi di euro.
Negli ultimi mesi la crescita del denaro fermo sui conti correnti è stata costante, con 10 miliardi in più da agosto e ben 24 miliardi depositati nel mese di luglio. I motivi alla base di questa crescita sono diversi, a partire dall’aumento del denaro sui conti correnti delle imprese. Un incremento di 56,5 miliardi di euro rispetto a febbraio (quindi al pre-pandemia) dovuto principalmente ai prestiti ricevuti dalle aziende durante la fase di emergenza.
L’altro aspetto riguarda le famiglie, la cui ricchezza depositata sui conti correnti è cresciuta, tra febbraio e agosto, di 22,7 miliardi di euro oltre altri 8 miliardi di euro riconducibili alle piccole imprese familiari. In questo caso, l’aumento è spiegabile con una riduzione dei consumi nel secondo trimestre 2020 e con la crescita dei timori per il futuro. In periodi di incertezza, si sa, i consumi e gli investimenti si riducono e gli italiani hanno preferito lasciare i propri soldi sui conti correnti. Non a caso, nei giorni, scorsi il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha invocato una maggiore velocità da parte del governo “per ottenerne pieni benefici”.
Tuttavia, per il sistema Paese avere troppi soldi “fermi” sui conti correnti non è la soluzione migliore per favorire il rilancio dell’economia: “Il risparmio non è di per sé negativo – ha detto Gianfranco Torriero, vice direttore generale dell’Abi - è chiaro che si sono comportamenti cautelativi che inducano a creare dei buffer di risorse per fare fronte a eventuali criticità. Per questo bisogna ricreare condizioni di certezza e proseguire con le politiche economiche di governi e Unione europea, perché se la crescita dei depositi a causa dell'incertezza diventa un comportamento strutturale, fa venire meno delle risorse aggregate per l'economia”.
AUMENTO COSTANTE
Negli ultimi mesi la crescita del denaro fermo sui conti correnti è stata costante, con 10 miliardi in più da agosto e ben 24 miliardi depositati nel mese di luglio. I motivi alla base di questa crescita sono diversi, a partire dall’aumento del denaro sui conti correnti delle imprese. Un incremento di 56,5 miliardi di euro rispetto a febbraio (quindi al pre-pandemia) dovuto principalmente ai prestiti ricevuti dalle aziende durante la fase di emergenza.
CRESCE IL RISPARMIO DELLE FAMIGLIE
L’altro aspetto riguarda le famiglie, la cui ricchezza depositata sui conti correnti è cresciuta, tra febbraio e agosto, di 22,7 miliardi di euro oltre altri 8 miliardi di euro riconducibili alle piccole imprese familiari. In questo caso, l’aumento è spiegabile con una riduzione dei consumi nel secondo trimestre 2020 e con la crescita dei timori per il futuro. In periodi di incertezza, si sa, i consumi e gli investimenti si riducono e gli italiani hanno preferito lasciare i propri soldi sui conti correnti. Non a caso, nei giorni, scorsi il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha invocato una maggiore velocità da parte del governo “per ottenerne pieni benefici”.
TORRIERO (ABI): SERVONO CERTEZZE
Tuttavia, per il sistema Paese avere troppi soldi “fermi” sui conti correnti non è la soluzione migliore per favorire il rilancio dell’economia: “Il risparmio non è di per sé negativo – ha detto Gianfranco Torriero, vice direttore generale dell’Abi - è chiaro che si sono comportamenti cautelativi che inducano a creare dei buffer di risorse per fare fronte a eventuali criticità. Per questo bisogna ricreare condizioni di certezza e proseguire con le politiche economiche di governi e Unione europea, perché se la crescita dei depositi a causa dell'incertezza diventa un comportamento strutturale, fa venire meno delle risorse aggregate per l'economia”.
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