cambiamenti climatici
Perché i cambiamenti climatici sono un rischio per gli investitori
Inclusa tra i 20 leader dei Principles for Responsible Investment, la casa di Manhattan ha elaborato il modello ‘Climate Value-at Risk’ che potrebbe diventare uno standard dell’intera industria
22 Ottobre 2020 12:21
Neuberger Berman è stata inclusa tra i 20 leader dei Principles for Responsible Investment, programma supportato dalle Nazioni Unite per mettere in luce società all’avanguardia nell’investimento responsabile e sottolineare i trend derivanti dalle loro azioni. Il tema di quest’anno sono gli studi sui cambiamenti climatici e, per la prima volta nella storia, l’elenco include gli investment manager. Neuberger Berman è stata selezionata tra gli oltre 2.000 candidati firmatari dei PRI e ritiene che il riconoscimento di Leader per l’analisi sui temi climatici l’aiuterà a migliorare le sue iniziative di sensibilizzazione sul concetto di “Value at Risk climatico”.
Nelle prospettive settimanali del CIO, Jonathan Bailey, Head of ESG Investing di Neuberger Berman, spiega perché il rischio climatico è importante per gli investitori e illustra le azioni intraprese per misurarlo e gestirlo, nella convinzione che i cambiamenti climatici siano una realtà e che influenzeranno le attività economiche principalmente in due modi. Il primo è l’impatto fisico, come eventi meteo estremi, incendi, inondazioni e innalzamento dei mari, che rischiano di causare interruzioni in alcune filiere produttive e minacciano la sostenibilità di alcuni asset. Il secondo è il rischio di transizione, perché le misure adottate per rallentare il cambiamento climatico determineranno la comparsa di nuovi vincitori e vinti tra le aziende, insieme a nuovi rischi e opportunità per gli investitori.
Da tempo Neuberger Berman include queste valutazioni nelle decisioni di investimento, ma di recente ha elaborato il modello “Climate Value-at-Risk”, che valuta sia il rischio fisico che di transizione. L’industria assicurativa ricorre alla modellazione del rischio fisico da decenni, e gli esperti delle strategie insurance-linked di Neuberger Berman hanno dato il loro contributo per mettere a punto i modelli più adatti per applicare questa analisi sulla scala richiesta. Il rischio di transizione è più complesso, richiede input che vanno dalla variazione delle temperature, alla quantificazione delle emissioni e della capacità di adattamento futuro di ciascuna società dell’universo di investimento.
I due modelli generano un output che stima la variazione del valore attualmente previsto per ciascuna società a causa dei fattori climatici nell’arco di 15 anni. La transizione presenta un ampio ventaglio di esiti possibili, dal rischio di ribasso estremo, ad esempio per compagnie aeree e grandi società petrolifere, al potenziale di rialzo estremo, ad esempio per i produttori di turbine eoliche e di impianti fotovoltaici: più alto è il valore dell’aumento di temperatura ammesso, più si riduce il potenziale di rialzo o ribasso, perché tutti i soggetti coinvolti avrebbero più tempo a disposizione per adattare i rispettivi modelli di business.
A fine 2019, Neuberger Berman ha calcolato il CVaR stimato per tutte le azioni quotate detenute in base al limite dei 2°C dell’Accordo di Parigi, evidenziando un calo del valore a rischio del 5,1% nei prossimi 15 anni rispetto al valore attuale, mentre per l’MSCI All Country World Index il calo è risultato del 6,1%. L’utilità di questa analisi è divenuta ben presto evidente e ha portato Neuberger Berman a una decisione piuttosto radicale riguardante il debito emergente, di solito non considerato terreno fertile per l’innovazione ESG, in quanto spesso serve a finanziare infrastrutture inquinanti e obsolete, ma anche la costruzione di nuove centrali termoelettriche in economie dove la domanda di energia è in rapida crescita.
Neuberger Berman è giunta alla conclusione che nel lungo termine il carbone a uso termico non è sostenibile, e che finanziare lo sviluppo di nuovi asset in questo settore equivale letteralmente a bruciare il denaro dei clienti, per questo ha deciso di vietare nuovi investimenti in questo campo. Ne è nato un ampio dibattito con gli altri gestori di portafoglio che ha condotto all’adozione di una policy che vieta a quasi tutti fondi comuni statunitensi, fondi aperti e OICVM internazionali di Neuberger Berman di investire in società che generano oltre il 25% del fatturato dall’estrazione di carbone per uso termico o che stanno espandendo l’infrastruttura termoelettrica.
Il caso dimostra, sottolinea Bailey, che affrontare il rischio climatico significa intraprendere azioni decise e anche agire in modo positivo per la società, il mercato e i competitor, nonché per Neuberger Berman e i suoi clienti. E spiega anche perché l’analisi CVaR sta diventando un elemento sempre più importante, visto che alcune lungimiranti multinazionali stanno già sottoponendo il proprio business ad analisi simili, mentre per le numerose società che non dispongono di risorse altrettanto adeguate, i dati di Neuberger Berman possono mettere in luce costi e rischi nascosti, o addirittura potenziali opportunità, spronando all’azione.
Neuberger Berman è anche tra i cinque gestori, unico proveniente dagli Stati Uniti, ad aver aderito come Research Funding Partner alla Transition Pathway Iniziative, che offre agli investitori ricerche indipendenti per valutare più efficacemente l’allineamento dei rispettivi portafogli agli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi e promuovere la riduzione delle emissioni. L’approccio di Neuberger Berman guadagna sempre più consenso tra i clienti: diversi fondi australiani, britannici e società assicurative statunitensi hanno confermato che funzionalità come l’analisi CVaR si vedono raramente nel settore, incoraggiando l’opera di sensibilizzazione di altri asset manager sull’importanza e sull’efficacia di questo tipo di analisi, con l’auspicio che diventi uno standard dell’intera industria.
L’IMPORTANZA DEL RISCHIO CLIMATICO
Nelle prospettive settimanali del CIO, Jonathan Bailey, Head of ESG Investing di Neuberger Berman, spiega perché il rischio climatico è importante per gli investitori e illustra le azioni intraprese per misurarlo e gestirlo, nella convinzione che i cambiamenti climatici siano una realtà e che influenzeranno le attività economiche principalmente in due modi. Il primo è l’impatto fisico, come eventi meteo estremi, incendi, inondazioni e innalzamento dei mari, che rischiano di causare interruzioni in alcune filiere produttive e minacciano la sostenibilità di alcuni asset. Il secondo è il rischio di transizione, perché le misure adottate per rallentare il cambiamento climatico determineranno la comparsa di nuovi vincitori e vinti tra le aziende, insieme a nuovi rischi e opportunità per gli investitori.
IL RISCHIO FISICO E QUELLO DI TRANSIZIONE
Da tempo Neuberger Berman include queste valutazioni nelle decisioni di investimento, ma di recente ha elaborato il modello “Climate Value-at-Risk”, che valuta sia il rischio fisico che di transizione. L’industria assicurativa ricorre alla modellazione del rischio fisico da decenni, e gli esperti delle strategie insurance-linked di Neuberger Berman hanno dato il loro contributo per mettere a punto i modelli più adatti per applicare questa analisi sulla scala richiesta. Il rischio di transizione è più complesso, richiede input che vanno dalla variazione delle temperature, alla quantificazione delle emissioni e della capacità di adattamento futuro di ciascuna società dell’universo di investimento.
VALUTAZIONE DEL VALORE SULL’ARCO DI 15 ANNI
I due modelli generano un output che stima la variazione del valore attualmente previsto per ciascuna società a causa dei fattori climatici nell’arco di 15 anni. La transizione presenta un ampio ventaglio di esiti possibili, dal rischio di ribasso estremo, ad esempio per compagnie aeree e grandi società petrolifere, al potenziale di rialzo estremo, ad esempio per i produttori di turbine eoliche e di impianti fotovoltaici: più alto è il valore dell’aumento di temperatura ammesso, più si riduce il potenziale di rialzo o ribasso, perché tutti i soggetti coinvolti avrebbero più tempo a disposizione per adattare i rispettivi modelli di business.
IL PARAMETRO DEGLI ACCORDI DI PARIGI
A fine 2019, Neuberger Berman ha calcolato il CVaR stimato per tutte le azioni quotate detenute in base al limite dei 2°C dell’Accordo di Parigi, evidenziando un calo del valore a rischio del 5,1% nei prossimi 15 anni rispetto al valore attuale, mentre per l’MSCI All Country World Index il calo è risultato del 6,1%. L’utilità di questa analisi è divenuta ben presto evidente e ha portato Neuberger Berman a una decisione piuttosto radicale riguardante il debito emergente, di solito non considerato terreno fertile per l’innovazione ESG, in quanto spesso serve a finanziare infrastrutture inquinanti e obsolete, ma anche la costruzione di nuove centrali termoelettriche in economie dove la domanda di energia è in rapida crescita.
NON BRUCIARE IL DENARO DEI CLIENTI
Neuberger Berman è giunta alla conclusione che nel lungo termine il carbone a uso termico non è sostenibile, e che finanziare lo sviluppo di nuovi asset in questo settore equivale letteralmente a bruciare il denaro dei clienti, per questo ha deciso di vietare nuovi investimenti in questo campo. Ne è nato un ampio dibattito con gli altri gestori di portafoglio che ha condotto all’adozione di una policy che vieta a quasi tutti fondi comuni statunitensi, fondi aperti e OICVM internazionali di Neuberger Berman di investire in società che generano oltre il 25% del fatturato dall’estrazione di carbone per uso termico o che stanno espandendo l’infrastruttura termoelettrica.
INTRAPRENDERE AZIONI DECISE
Il caso dimostra, sottolinea Bailey, che affrontare il rischio climatico significa intraprendere azioni decise e anche agire in modo positivo per la società, il mercato e i competitor, nonché per Neuberger Berman e i suoi clienti. E spiega anche perché l’analisi CVaR sta diventando un elemento sempre più importante, visto che alcune lungimiranti multinazionali stanno già sottoponendo il proprio business ad analisi simili, mentre per le numerose società che non dispongono di risorse altrettanto adeguate, i dati di Neuberger Berman possono mettere in luce costi e rischi nascosti, o addirittura potenziali opportunità, spronando all’azione.
VERSO UNO STANDARD PER TUTTA L’INDUSTRIA
Neuberger Berman è anche tra i cinque gestori, unico proveniente dagli Stati Uniti, ad aver aderito come Research Funding Partner alla Transition Pathway Iniziative, che offre agli investitori ricerche indipendenti per valutare più efficacemente l’allineamento dei rispettivi portafogli agli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi e promuovere la riduzione delle emissioni. L’approccio di Neuberger Berman guadagna sempre più consenso tra i clienti: diversi fondi australiani, britannici e società assicurative statunitensi hanno confermato che funzionalità come l’analisi CVaR si vedono raramente nel settore, incoraggiando l’opera di sensibilizzazione di altri asset manager sull’importanza e sull’efficacia di questo tipo di analisi, con l’auspicio che diventi uno standard dell’intera industria.