Aberdeen Standard Investments
In Europa parametri più precisi per i fondi Esg
Per Aberdeen Standard Investments, il Vecchio Continente ha contribuito a dare slancio allo sviluppo dello screening, elemento fondamentale degli investimenti responsabili
23 Ottobre 2020 11:11
L’Europa ha contribuito allo slancio Esg, grazie all’utilizzo dello screening. Questa fase ancora oggi è il fulcro dell’approccio Esg, anche nei prodotti e nei fondi più sofisticati. E come avviene? “Specifici settori, come quello del tabacco o delle armi, e società che violano i diritti umani e dei lavoratori vengono inseriti in una lista nera”, commenta Rosie French, ESG Analyst, European Equities di Aberdeen Standard Investments. In Europa sono diffusi screening che garantiscono che le aziende oggetto di investimenti rispettino i principi di sostenibilità.
Tra i gestori più influenti in Europa, c’è Norges Bank Investment Management che esclude società che non seguono le linee guida del Norway’s Government Pension Fund Global. Queste decisioni sono spesso applicate anche dagli altri fondi pensione pubblici scandinavi. Il fondo sovrano norvegese è cresciuto molto anche grazie al contributo delle riserve di gas e petrolio nel Mare del Nord. “Nell’ultimo periodo, però, questo fatto ha suscitato anche una serie di interrogativi, tanto che i gestori del fondo pensione pubblico hanno annunciato di avere in programma la liquidazione del asset petroliferi”, continua l’analisi dell’esperta di Aberdeen Standard Investments.
Restando con l’attenzione rivolta alla regione scandinava, le pratiche di screening adottate sono da tempo la base degli investimenti responsabili. Il rispetto del Global Compact dell’ONU e l’esclusione delle società con pratiche di investimento poco limpide restano un punto di partenza per gli investitori scandinavi. Più a sud, in Francia, gli investimenti sostenibili si sono concentrati sull’aspetto sociale. “Ad esempio, la legge francese relativa agli obblighi di vigilanza promulgata nel 2017 (Loi relative au devoir de vigilance) impone alle società un discreto livello di vigilanza sulle proprie attività e filiere - precisa Rosie French -. Le società devono aderire a obblighi sanitari, di sicurezza, ambientali e di rispetto dei diritti umani”.
La Francia, di recente, ha adottato nuove leggi che tentano di contrastare il cambiamento climatico. Il paese ha approvato, cinque anni fa, la legge sulla transizione energetica che impone agli investitori istituzionali di informare circa i rischi fisici e di transizione a cui sono esposti gli asset di investimento. Si tratta di una novità a livello normativo. Sempre nel 2015 si è tenuta la Conferenza di Parigi sul clima, il cui obiettivo era trovare un accordo vincolante per limitare le emissioni e ridurre il riscaldamento globale entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali.
Se facessimo un confronto con altri Paesi Ue, si vedrebbe come Germania e Italia sono state più lente nell’integrazione delle tematiche Esg. “Nonostante l’istituzione di alcuni organi regionali, come lo Swiss Sustainable Finance, che promuovono il ruolo dell’Esg nel settore degli investimenti, nel complesso non si è registrato particolare interesse fra gli investitori rispetto all’integrazione dei parametri Esg nei processi di investimento (salvo per il mantenimento dello screening) o rispetto a problematiche come i cambiamenti climatici”, commenta l’esperta di ASI. Da queste parti l’integrazione dell’Esg è in ritardo rispetto a Norvegia e Francia.
L’Unione europea sta sviluppando una legislazione che possa promuovere i processi di investimento Esg. “Gli investitori devono dare informazioni circa il modo in cui questi temi, come il cambiamento climatico e i rischi sociali, influenzano le decisioni di investimento, nonché i rendimenti potenziali”, sottolinea l’analista di Aberdeen Standard Investments. Questo implica maggiore cautela da parte dei gestori nell’attribuzione di etichette di sostenibilità ai propri fondi. Ne consegue che i fondi di investimento sostenibili dovranno soddisfare criteri e parametri ben precisi per poter essere approvati dall’Ue.
L’ESEMPIO DI NORGES BANK INVESTMENT MANAGEMENT
Tra i gestori più influenti in Europa, c’è Norges Bank Investment Management che esclude società che non seguono le linee guida del Norway’s Government Pension Fund Global. Queste decisioni sono spesso applicate anche dagli altri fondi pensione pubblici scandinavi. Il fondo sovrano norvegese è cresciuto molto anche grazie al contributo delle riserve di gas e petrolio nel Mare del Nord. “Nell’ultimo periodo, però, questo fatto ha suscitato anche una serie di interrogativi, tanto che i gestori del fondo pensione pubblico hanno annunciato di avere in programma la liquidazione del asset petroliferi”, continua l’analisi dell’esperta di Aberdeen Standard Investments.
LE PRATICHE DI SCREENING
Restando con l’attenzione rivolta alla regione scandinava, le pratiche di screening adottate sono da tempo la base degli investimenti responsabili. Il rispetto del Global Compact dell’ONU e l’esclusione delle società con pratiche di investimento poco limpide restano un punto di partenza per gli investitori scandinavi. Più a sud, in Francia, gli investimenti sostenibili si sono concentrati sull’aspetto sociale. “Ad esempio, la legge francese relativa agli obblighi di vigilanza promulgata nel 2017 (Loi relative au devoir de vigilance) impone alle società un discreto livello di vigilanza sulle proprie attività e filiere - precisa Rosie French -. Le società devono aderire a obblighi sanitari, di sicurezza, ambientali e di rispetto dei diritti umani”.
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
La Francia, di recente, ha adottato nuove leggi che tentano di contrastare il cambiamento climatico. Il paese ha approvato, cinque anni fa, la legge sulla transizione energetica che impone agli investitori istituzionali di informare circa i rischi fisici e di transizione a cui sono esposti gli asset di investimento. Si tratta di una novità a livello normativo. Sempre nel 2015 si è tenuta la Conferenza di Parigi sul clima, il cui obiettivo era trovare un accordo vincolante per limitare le emissioni e ridurre il riscaldamento globale entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali.
GERMANIA E ITALIA PIÙ LENTE
Se facessimo un confronto con altri Paesi Ue, si vedrebbe come Germania e Italia sono state più lente nell’integrazione delle tematiche Esg. “Nonostante l’istituzione di alcuni organi regionali, come lo Swiss Sustainable Finance, che promuovono il ruolo dell’Esg nel settore degli investimenti, nel complesso non si è registrato particolare interesse fra gli investitori rispetto all’integrazione dei parametri Esg nei processi di investimento (salvo per il mantenimento dello screening) o rispetto a problematiche come i cambiamenti climatici”, commenta l’esperta di ASI. Da queste parti l’integrazione dell’Esg è in ritardo rispetto a Norvegia e Francia.
L’ESG NELL’UNIONE EUROPEA
L’Unione europea sta sviluppando una legislazione che possa promuovere i processi di investimento Esg. “Gli investitori devono dare informazioni circa il modo in cui questi temi, come il cambiamento climatico e i rischi sociali, influenzano le decisioni di investimento, nonché i rendimenti potenziali”, sottolinea l’analista di Aberdeen Standard Investments. Questo implica maggiore cautela da parte dei gestori nell’attribuzione di etichette di sostenibilità ai propri fondi. Ne consegue che i fondi di investimento sostenibili dovranno soddisfare criteri e parametri ben precisi per poter essere approvati dall’Ue.