Covid-19
Un’aliquota del 5% sullo stipendio per chi lavora in smart working
Deutsche Bank propone una tassa per chi sceglierà di lavorare da casa anche dopo la pandemia: “Aiuterebbe le vittime della crisi”
13 Novembre 2020 10:52
Una tassa del 5% sullo stipendio per chi deciderà di lavorare da casa anche dopo la pandemia. È la proposta avanzata da Deutsche Bank, secondo cui l’imposta servirebbe ad aiutare i lavoratori con redditi bassi o coloro che hanno perso il lavoro durante la crisi provocata dal coronavirus. “Una tassa per i lavoratori da remoto era necessaria da anni - ha dichiarato lo strategist della banca tedesca Luke Templeman - ma il Covid l’ha ora resa evidente”.
La proposta avanzata da Deutsche Bank si basa due considerazioni: la prima è che chi lavora da casa risparmia denaro, non usufruendo dei mezzi pubblici, non consumando benzina e non spendendo soldi per il pranzo; la seconda è che, come riscontrato da un sondaggio promosso dall’istituto bancario, più di metà dei lavoratori in tutto il mondo desidererebbe continuare a lavorare da casa almeno due o tre giorni alla settimana anche dopo la fine della pandemia.
Negli Stati Uniti, sulla base di uno stipendio medio di 55mila dollari all’anno, un’imposta del 5% costerebbe al lavoratore poco più di 10 dollari al giorno, all’incirca quanto, secondo Templeman, spenderebbe per andare a lavoro, mangiare e lavare i vestiti che dovrebbe indossare. Secondo i calcoli dello strategist di Deutsche Bank, basati sul sondaggio della banca, l’aliquota fiscale aiuterebbe lo Stato a recuperare 48 miliardi di dollari all’anno. Con quella cifra si potrebbero pagare sovvenzioni pari a 1.500 dollari al mese per 29 milioni di lavoratori che non possono lavorare da casa o per chi guadagna meno di 30mila dollari all’anno. Facendo altri esempi, nel Regno Unito, sulla base di uno stipendio medio di 35mila sterline all’anno, la Corona potrebbe recuperare quasi 7 miliardi di sterline; in Germania la tassa consentirebbe alle casse dello Stato di incassare poco meno di 16 miliardi di euro, considerando un reddito medio di 40mila euro.
Nelle intenzioni di Templeman l’imposta si applicherebbe solo quando lavorare da casa non sia obbligatorio e ne sarebbero esenti i lavoratori autonomi o quelli a basso reddito. “Il virus ha avvantaggiato coloro che possono svolgere il proprio lavoro virtualmente, come gli analisti bancari, e ha minacciato i mezzi di sussistenza o la salute di coloro che non possono”, ha dichiarato lo strategist. “Un’aliquota del 5% sullo stipendio non provocherà ai lavoratori da remoto conseguenze peggiori di quelle che avrebbero se si recassero in ufficio”.
LE BASI DELLA PROPOSTA
La proposta avanzata da Deutsche Bank si basa due considerazioni: la prima è che chi lavora da casa risparmia denaro, non usufruendo dei mezzi pubblici, non consumando benzina e non spendendo soldi per il pranzo; la seconda è che, come riscontrato da un sondaggio promosso dall’istituto bancario, più di metà dei lavoratori in tutto il mondo desidererebbe continuare a lavorare da casa almeno due o tre giorni alla settimana anche dopo la fine della pandemia.
DIECI DOLLARI AL GIORNO
Negli Stati Uniti, sulla base di uno stipendio medio di 55mila dollari all’anno, un’imposta del 5% costerebbe al lavoratore poco più di 10 dollari al giorno, all’incirca quanto, secondo Templeman, spenderebbe per andare a lavoro, mangiare e lavare i vestiti che dovrebbe indossare. Secondo i calcoli dello strategist di Deutsche Bank, basati sul sondaggio della banca, l’aliquota fiscale aiuterebbe lo Stato a recuperare 48 miliardi di dollari all’anno. Con quella cifra si potrebbero pagare sovvenzioni pari a 1.500 dollari al mese per 29 milioni di lavoratori che non possono lavorare da casa o per chi guadagna meno di 30mila dollari all’anno. Facendo altri esempi, nel Regno Unito, sulla base di uno stipendio medio di 35mila sterline all’anno, la Corona potrebbe recuperare quasi 7 miliardi di sterline; in Germania la tassa consentirebbe alle casse dello Stato di incassare poco meno di 16 miliardi di euro, considerando un reddito medio di 40mila euro.
ESENTI I LAVORATORI AUTONOMI E I REDDITI BASSI
Nelle intenzioni di Templeman l’imposta si applicherebbe solo quando lavorare da casa non sia obbligatorio e ne sarebbero esenti i lavoratori autonomi o quelli a basso reddito. “Il virus ha avvantaggiato coloro che possono svolgere il proprio lavoro virtualmente, come gli analisti bancari, e ha minacciato i mezzi di sussistenza o la salute di coloro che non possono”, ha dichiarato lo strategist. “Un’aliquota del 5% sullo stipendio non provocherà ai lavoratori da remoto conseguenze peggiori di quelle che avrebbero se si recassero in ufficio”.
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