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"Gli investimenti ESG sono solo agli albori"
Secondo BlueBay Asset Management, la chiave per attirare flussi sulla finanza sostenibile è la collaborazione tra gestori e consulenti per sviluppare prodotti sempre più su misura, come è stato per il successo dei fondi tradizionali
26 Novembre 2020 19:00
Il trend in ascesa degli investimenti sostenibili, che vanno sotto la sigla ESG (Environment, Social e Governance), è un fenomeno quasi unico, con una domanda estremamente ampia a fronte di acquisti effettivi ancora relativamente limitati. Ma nel tempo l’industria del risparmio si evolverà per rispondere alla nuova sfida e gli asset manager sapranno collaborare sempre di più con i consulenti per sviluppare prodotti su misura per la clientela. Proprio questa collaborazione potrebbe essere la chiave del successo, come lo è stata per i prodotti più tradizionali.
Lo sottolinea Anthony Pickering, Global Head of Sales di BlueBay Asset Management, secondo cui ci troviamo "ancora agli albori" dello sviluppo degli investimenti ESG, ma la cooperazione con il team che si interfaccia con i consulenti garantirà un maggiore successo nel creare prodotti che rispondano a esigenze così variegate da parte degli investitori, in grado di attirare anche maggiori flussi. L’esperto di BlueBay AM cita un recente studio secondo cui il numero di consulenti finanziari che parla di tematiche ESG con oltre metà dei propri clienti è nettamente aumentato negli ultimi 12 mesi, passando dal 29% al 44%.
Un incremento indubbiamente notevole, ma secondo Pickering occorre anche chiedersi se gli investitori stanno realmente investendo in prodotti legati all'ESG, perché sembra ci sia un divario tra consapevolezza e flussi effettivi. Secondo le aspettative, i fondi sostenibili e responsabili gestiranno 7.600 miliardi di dollari di asset in Europa nei prossimi cinque anni, con gli strumenti ESG che potrebbero triplicare gli asset in gestione e registrare un enorme aumento nella propria quota di mercato, passando dal 15% al 57% entro il 2025. Inoltre, prosegue Pickering, stiamo assistendo al lancio di un numero crescente di fondi UCITS di tipo ESG, ma la quota di mercato resta ancora bassa rispetto ai fondi tradizionali.
L’esperto di BlueBay AM spiega che i fondi UCITS azionari ESG rappresentano il 16% di tutti gli asset azionari in gestione, mentre la quota di mercato dei fondi ESG obbligazionari e multi-asset è inferiore al 10% e i fondi ESG alternativi sono in fondo alla classifica con solo l’1% dell’universo di investimento per questa asset class. In altre parole, gli investimenti ESG sembrano ormai a tutti gli effetti ‘mainstream’ dal punto di vista della consapevolezza e dell’accoglienza, ma sono ancora agli inizi per quanto riguarda i flussi effettivi in entrata, con un numero di prodotti offerti che cresce più rapidamente degli asset gestiti.
Una delle principali ragioni del divario, secondo l’analisi di BlueBay AM, potrebbe risiedere nella natura stessa del concetto di ‘ESG’, perché per alcuni la E della componente ambientale può essere molto più sentita rispetto alla S di sociale o alla G di governance. Questo vuol dire che si tratta di un ambito che presenta ancora una maggiore componente emotiva, se paragonato agli investimenti tradizionali. 50 anni fa, nota Pickering, per la maggior parte degli investitori un’obbligazione o un’azione non chiamavano in causa opinioni e visioni personali come invece fanno oggi, quando si considera l’aspetto aggiuntivo delle implicazioni ESG.
Gli investitori finali a cui si rivolgono i consulenti sono sicuramente interessati e spesso ben informati sulle tematiche ESG, ma costruire prodotti che rispondano a tutte le esigenze è una vera sfida, sottolinea Pickering, così come è molto difficile valutare le preferenze dei singoli clienti, soprattutto considerando che gli investitori retail hanno opinioni sempre più nette su questi temi. Ad esempio, BlueBay ha spesso riscontrato che i risparmiatori più giovani sembrano disposti a rinunciare a una parte dei rendimenti potenziali per poter investire con un impatto ESG più positivo.
IL SUCCESSO NASCE DALLA COOPERAZIONE
Lo sottolinea Anthony Pickering, Global Head of Sales di BlueBay Asset Management, secondo cui ci troviamo "ancora agli albori" dello sviluppo degli investimenti ESG, ma la cooperazione con il team che si interfaccia con i consulenti garantirà un maggiore successo nel creare prodotti che rispondano a esigenze così variegate da parte degli investitori, in grado di attirare anche maggiori flussi. L’esperto di BlueBay AM cita un recente studio secondo cui il numero di consulenti finanziari che parla di tematiche ESG con oltre metà dei propri clienti è nettamente aumentato negli ultimi 12 mesi, passando dal 29% al 44%.
DIVARIO TRA CONSAPEVOLEZZA A FLUSSI
Un incremento indubbiamente notevole, ma secondo Pickering occorre anche chiedersi se gli investitori stanno realmente investendo in prodotti legati all'ESG, perché sembra ci sia un divario tra consapevolezza e flussi effettivi. Secondo le aspettative, i fondi sostenibili e responsabili gestiranno 7.600 miliardi di dollari di asset in Europa nei prossimi cinque anni, con gli strumenti ESG che potrebbero triplicare gli asset in gestione e registrare un enorme aumento nella propria quota di mercato, passando dal 15% al 57% entro il 2025. Inoltre, prosegue Pickering, stiamo assistendo al lancio di un numero crescente di fondi UCITS di tipo ESG, ma la quota di mercato resta ancora bassa rispetto ai fondi tradizionali.
I PRODOTTI CRESCONO PIU’ VELOCEMENTE DEGLI ASSET
L’esperto di BlueBay AM spiega che i fondi UCITS azionari ESG rappresentano il 16% di tutti gli asset azionari in gestione, mentre la quota di mercato dei fondi ESG obbligazionari e multi-asset è inferiore al 10% e i fondi ESG alternativi sono in fondo alla classifica con solo l’1% dell’universo di investimento per questa asset class. In altre parole, gli investimenti ESG sembrano ormai a tutti gli effetti ‘mainstream’ dal punto di vista della consapevolezza e dell’accoglienza, ma sono ancora agli inizi per quanto riguarda i flussi effettivi in entrata, con un numero di prodotti offerti che cresce più rapidamente degli asset gestiti.
LA PERCEZIONE DIVERSA DELLE 3 COMPONENTI ESG
Una delle principali ragioni del divario, secondo l’analisi di BlueBay AM, potrebbe risiedere nella natura stessa del concetto di ‘ESG’, perché per alcuni la E della componente ambientale può essere molto più sentita rispetto alla S di sociale o alla G di governance. Questo vuol dire che si tratta di un ambito che presenta ancora una maggiore componente emotiva, se paragonato agli investimenti tradizionali. 50 anni fa, nota Pickering, per la maggior parte degli investitori un’obbligazione o un’azione non chiamavano in causa opinioni e visioni personali come invece fanno oggi, quando si considera l’aspetto aggiuntivo delle implicazioni ESG.
LA SFIDA DI OFFRIRE PRODOTTI PER TUTTE LE ESIGENZE
Gli investitori finali a cui si rivolgono i consulenti sono sicuramente interessati e spesso ben informati sulle tematiche ESG, ma costruire prodotti che rispondano a tutte le esigenze è una vera sfida, sottolinea Pickering, così come è molto difficile valutare le preferenze dei singoli clienti, soprattutto considerando che gli investitori retail hanno opinioni sempre più nette su questi temi. Ad esempio, BlueBay ha spesso riscontrato che i risparmiatori più giovani sembrano disposti a rinunciare a una parte dei rendimenti potenziali per poter investire con un impatto ESG più positivo.