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Se i tassi risalgono è un problema per i piccoli risparmiatori
GAM SGR analizza le possibili conseguenze di una normalizzazione anticipata delle politiche monetarie che potrebbe causare perdite in conto capitale agli investitori obbligazionari, soprattutto nel segmento retail
27 Novembre 2020 12:15
Il 2021 potrebbe segnare una svolta per il mercato obbligazionario: i tassi dei bond governativi dei Paesi Sviluppati sono ai minimi storici e una ripresa globale potrebbe far scattare una ‘normalizzazione’ dei rendimenti, nonostante politiche monetarie ancora molto espansive delle principali Banche Centrali. Ma per i risparmiatori, un aumento dei tassi della parte medio-lunga della curva potrebbe costituire un problema. Se il rendimento del decennale USA, per esempio, salisse fino all’1,5% entro il 2021, l’impatto negativo sui prezzi sarebbe di circa il 6%, solo parzialmente mitigato dalle cedole.
Lo rileva in un commento Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, osservando che i tassi a breve estremamente bassi o negativi al momento non costituiscono certo una buona alternativa d’investimento, e un rialzo della parte intermedia porterebbe a discese dei prezzi non trascurabili. Perdite difficili da tollerare per un cliente conservativo, abituato alle performance positive del più lungo mercato toro obbligazionario della storia.
L’esperto di GAM SGR fa notare che le contromisure, in particolare per una clientela poco sofisticata, come un piccolo risparmiatore retail, non sono molte, mentre un investitore istituzionale ha un ampio spettro di possibilità, come aprire tatticamente posizioni ribassiste via futures o opzioni, per approfittare del rialzo dei rendimenti e cercare nel contempo opportunità d’investimento in altre aree in un’ottica di diversificazione. Mauri Brusa ricorda che nelle prime due settimane di novembre si sono verificati flussi record di acquisto sulle azioni a livello globale, i più alti di sempre, sull’onda delle notizie positive sui vaccini che hanno spinto a riposizionarsi sui settori ciclici, in previsione di un miglioramento della crescita nel 2021.
Allo stesso tempo, prosegue l’analisi di Mauri Brusa, i rendimenti dei Treasury americani si sono mossi al rialzo, con il decennale che è prima passato dallo 0,7% a quasi l’1%, per poi ritracciare in area 0,85%. Molte Case d’investimento hanno adeguato le stime per il prossimo anno, prevedendo un rendimento all’1,5% fra dodici mesi, malgrado la Fed abbia confermato che non vi saranno ritocchi ai tassi prima del 2023. La Fed potrebbe riproporre l’Operation Twist 2.0, ovvero acquisti selettivi della parte lunghissima della curva, per ridurre lo spread 10-30 anni, lasciando invece che la parte medio-lunga si irripidisca un poco, con un ampliamento dello spread 2-10 anni.
Uno scenario di questo tipo, osserva l’esperto di GAM SGR, porterebbe di sicuro dei benefici a tutto il settore finanziario, in particolare alle banche tradizionali, per le quali un aumento dei margini d’intermediazione si tradurrebbe ovviamente in un miglioramento della loro redditività.
PERDITE DIFFICILI DA TOLLERARE
Lo rileva in un commento Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, osservando che i tassi a breve estremamente bassi o negativi al momento non costituiscono certo una buona alternativa d’investimento, e un rialzo della parte intermedia porterebbe a discese dei prezzi non trascurabili. Perdite difficili da tollerare per un cliente conservativo, abituato alle performance positive del più lungo mercato toro obbligazionario della storia.
GLI ISTITUZIONALI HANNO PIÙ DIFESE
L’esperto di GAM SGR fa notare che le contromisure, in particolare per una clientela poco sofisticata, come un piccolo risparmiatore retail, non sono molte, mentre un investitore istituzionale ha un ampio spettro di possibilità, come aprire tatticamente posizioni ribassiste via futures o opzioni, per approfittare del rialzo dei rendimenti e cercare nel contempo opportunità d’investimento in altre aree in un’ottica di diversificazione. Mauri Brusa ricorda che nelle prime due settimane di novembre si sono verificati flussi record di acquisto sulle azioni a livello globale, i più alti di sempre, sull’onda delle notizie positive sui vaccini che hanno spinto a riposizionarsi sui settori ciclici, in previsione di un miglioramento della crescita nel 2021.
POSSIBILE MOSSA DELLA FED
Allo stesso tempo, prosegue l’analisi di Mauri Brusa, i rendimenti dei Treasury americani si sono mossi al rialzo, con il decennale che è prima passato dallo 0,7% a quasi l’1%, per poi ritracciare in area 0,85%. Molte Case d’investimento hanno adeguato le stime per il prossimo anno, prevedendo un rendimento all’1,5% fra dodici mesi, malgrado la Fed abbia confermato che non vi saranno ritocchi ai tassi prima del 2023. La Fed potrebbe riproporre l’Operation Twist 2.0, ovvero acquisti selettivi della parte lunghissima della curva, per ridurre lo spread 10-30 anni, lasciando invece che la parte medio-lunga si irripidisca un poco, con un ampliamento dello spread 2-10 anni.
SCENARIO POSITIVO PER LE BANCHE
Uno scenario di questo tipo, osserva l’esperto di GAM SGR, porterebbe di sicuro dei benefici a tutto il settore finanziario, in particolare alle banche tradizionali, per le quali un aumento dei margini d’intermediazione si tradurrebbe ovviamente in un miglioramento della loro redditività.