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Amundi: "La resilienza del portafoglio è la priorità dei piani pensionistici"
Il nuovo rapporto 2020 “Creating resilient pension portfolios post Covid-19” illustra come i piani pensionistici in tutto il mondo stiano reagendo alle profonde implicazioni della pandemia
30 Novembre 2020 21:00
La risposta senza precedenti in termini di politica monetaria da parte delle banche centrali e dei loro governi è stata opportuna e tempestiva. Tuttavia la solvibilità dei piani pensionistici è stata messa a dura prova dal momento che le passività si sono ampliate mentre i rendimenti degli attivi sono caduti a picco per l’azzeramento dei tassi di interesse. Insieme al crollo del mercato nel marzo 2020, questi elementi hanno danneggiato a livello mondiale di funding ratio, cioè il rapporto tra le attività e le passività, dei piani pensionistici.
Questi ultimi, alla luce del nuovo contesto, adesso privilegiano più di ogni altra cosa la resilienza del portafoglio, come viene evidenziato dal nuovo rapporto 2020 “Creating resilient pension portfolios post Covid-19”. Lo studio, frutto della collaborazione tra CREATE-Research e Amundi, si basa su un sondaggio effettuato su 158 intervistati in rappresentanza di 17 mercati pensionistici sia pubblici che privati, con 1.960 miliardi di euro complessivi in gestione. La stragrande maggioranza degli intervistati ritiene che i rendimenti degli asset saranno inferiori in questo decennio rispetto a quelli precedenti (90%).
Anche per questo il 75% dei piani pensionistici tenderà ad investire nei mercati privati al fine di conseguire una resilienza su misura, mentre tra le azioni globali la preferenza (76%) andrà alle aziende con cash flow elevati che vengono reinvestiti in azienda. Inoltre, il 58% si rivolgerà all'investimento tematico per la sua resilienza intrinseca grazie ai temi secolari. Da notare che gli strumenti di risk management dovrebbero fare affidamento su una molteplicità di opzioni. In particolare, il 61% degli intervistati indica come approccio preferenziale la pianificazione di uno scenario più ampio per gestire il rischio nei portafogli durante il prossimo decennio, mentre il 57% farà affidamento principalmente sulla gestione della liquidità. Su percentuali consistenti la diversificazione, sia che si tratti di asset class (55%) che di fattori di rischio (54%).
Per quanto riguarda le fonti di reddito i responsabili dei piani pensionistici ne indicano soprattutto cinque: obbligazioni USA Investment Grade (44%), obbligazioni Investment Grade dei mercati emergenti (41%), private debt (38%), Investment Grade europeo (36%) e, soprattutto, infrastrutture (58%). Queste ultime dovrebbero infatti beneficiare di incentivi fiscali su larga scala con una particolare attenzione alle energie rinnovabili e al miglioramento delle dinamiche di costo.
La pandemia ha fatto toccare con mano agli investitori come gli shock fisici possano devastare i portafogli. Un contesto nel quale gli investimenti ESG si sono dimostrati resilienti, fornendo al contempo dei buoni rendimenti corretti per il rischio. Infatti, in base a quanto dichiarato dalla maggior parte degli intervistati, i risultati del sondaggio di Amundi dimostrano che i loro fondi ESG hanno ottenuto risultati migliori del resto del portafoglio (52%) o di pari misura (45%).
"La pandemia ha costretto banche centrali e governi a lanciarsi in una risposta di politica monetaria ‘whatever it takes’ come in tempo di guerra, i cui impatti nel lungo periodo sui mercati finanziari saranno evidenti solo nei prossimi anni. Di fronte a una tale incertezza, la resilienza del portafoglio e l'anti-fragilità saranno la nuova stella polare per coloro che gestiscono soluzioni pensionistiche", afferma Pascal Blanqué, Group Chief Investment Officer di Amundi.
PRIVILEGIARE LA RESILIENZA DEL PORTAFOGLIO
Questi ultimi, alla luce del nuovo contesto, adesso privilegiano più di ogni altra cosa la resilienza del portafoglio, come viene evidenziato dal nuovo rapporto 2020 “Creating resilient pension portfolios post Covid-19”. Lo studio, frutto della collaborazione tra CREATE-Research e Amundi, si basa su un sondaggio effettuato su 158 intervistati in rappresentanza di 17 mercati pensionistici sia pubblici che privati, con 1.960 miliardi di euro complessivi in gestione. La stragrande maggioranza degli intervistati ritiene che i rendimenti degli asset saranno inferiori in questo decennio rispetto a quelli precedenti (90%).
FOCUS SU AZIENDE CON CASH FLOW ELEVATI
Anche per questo il 75% dei piani pensionistici tenderà ad investire nei mercati privati al fine di conseguire una resilienza su misura, mentre tra le azioni globali la preferenza (76%) andrà alle aziende con cash flow elevati che vengono reinvestiti in azienda. Inoltre, il 58% si rivolgerà all'investimento tematico per la sua resilienza intrinseca grazie ai temi secolari. Da notare che gli strumenti di risk management dovrebbero fare affidamento su una molteplicità di opzioni. In particolare, il 61% degli intervistati indica come approccio preferenziale la pianificazione di uno scenario più ampio per gestire il rischio nei portafogli durante il prossimo decennio, mentre il 57% farà affidamento principalmente sulla gestione della liquidità. Su percentuali consistenti la diversificazione, sia che si tratti di asset class (55%) che di fattori di rischio (54%).
LE PRINCIPALI FONTI DI RENDIMENTO
Per quanto riguarda le fonti di reddito i responsabili dei piani pensionistici ne indicano soprattutto cinque: obbligazioni USA Investment Grade (44%), obbligazioni Investment Grade dei mercati emergenti (41%), private debt (38%), Investment Grade europeo (36%) e, soprattutto, infrastrutture (58%). Queste ultime dovrebbero infatti beneficiare di incentivi fiscali su larga scala con una particolare attenzione alle energie rinnovabili e al miglioramento delle dinamiche di costo.
GLI INVESTIMENTI ESG
La pandemia ha fatto toccare con mano agli investitori come gli shock fisici possano devastare i portafogli. Un contesto nel quale gli investimenti ESG si sono dimostrati resilienti, fornendo al contempo dei buoni rendimenti corretti per il rischio. Infatti, in base a quanto dichiarato dalla maggior parte degli intervistati, i risultati del sondaggio di Amundi dimostrano che i loro fondi ESG hanno ottenuto risultati migliori del resto del portafoglio (52%) o di pari misura (45%).
UNA POLITICA MONETARIA COME IN TEMPO DI GUERRA
"La pandemia ha costretto banche centrali e governi a lanciarsi in una risposta di politica monetaria ‘whatever it takes’ come in tempo di guerra, i cui impatti nel lungo periodo sui mercati finanziari saranno evidenti solo nei prossimi anni. Di fronte a una tale incertezza, la resilienza del portafoglio e l'anti-fragilità saranno la nuova stella polare per coloro che gestiscono soluzioni pensionistiche", afferma Pascal Blanqué, Group Chief Investment Officer di Amundi.