Energia green
La vittoria di Biden avrà un impatto sulla transizione energetica degli USA?
Biden è pronto a sostenere l'energia pulita, ma gli esperti di Schroders ricordano che il viaggio verso la transizione globale sarà decennale
1 Dicembre 2020 08:00
La vittoria del candidato democratico Joe Biden alle elezioni presidenziali americane è un risultato che genera ulteriore slancio positivo per la transizione energetica e apre la strada a un approccio più coordinato a livello globale. Infatti, dopo l'Unione Europea che intende raggiungere zero emissioni nette di carbonio entro il 2050, anche gli Stati Uniti di Biden puntano allo stesso obiettivo, con l'elettricità senza emissioni di CO2 già entro il 2035. Inoltre, di recente, la Cina ha annunciato il suo primo impegno per le emissioni nette a zero entro il 2060.
“Si tratta di un contesto favorevole per gli investitori interessati alla transizione energetica. Tuttavia vorremmo sottolineare che c'è stato uno sviluppo evidente della capacità eolica e solare negli ultimi anni negli Stati Uniti, nonostante la mancanza di sostegno politico a livello federale”, fanno sapere Mark Lacey, Head of Commodities, Alexander Monk, Global Renewables Analyst, e Felix Odey, Global Renewables Analyst di Schroders.
Questa crescita si è materializzata grazie al fatto che molti stati americani hanno fissato i propri obiettivi di energia pulita, senza aspettare che il governo federale facesse da apripista. Ad esempio, poco prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre, le autorità dell'Arizona hanno votato per unirsi al lungo elenco di stati che si erano già impegnati a raggiungere il 100% di energia senza emissioni di carbonio entro il 2050. “Molti stati e aziende hanno assunto la guida della transizione energetica non solo per considerazioni climatiche ma anche per semplici aspetti economici”, puntualizzano i tre esperti di Schroders. Le fonti energetiche rinnovabili hanno infatti già raggiunto la parità di costo totale con i combustibili fossili. In particolare, l'energia solare e quella eolica onshore sono competitive con petrolio e gas mentre l'eolico offshore lo è con il carbone. Ciò significa che l'energia rinnovabile non è soltanto la scelta giusta per l'ambiente: rappresenta anche una opzione economica sensata.
Biden, che ha promesso 2.000 miliardi di dollari di investimenti federali nell'energia pulita e nell'ambiente nei prossimi quattro anni, ha messo al centro dell’attenzione i veicoli elettrici, con piani per la realizzazione di almeno 500.000 stazioni di ricarica pubbliche in tutto il paese. Si prevede inoltre che estenderà i crediti d'imposta, oltre che per gli impianti solari ed eolici, anche per gli acquisti di veicoli elettrici. Senza il controllo dei democratici al Senato, il margine di manovra di Biden in termini di spesa federale dipenderà da ciò che può essere concordato con i repubblicani e da ciò che può essere fatto per ordine esecutivo, bypassando il Congresso. È però vero che sia gli stati ‘rossi’ che quelli ‘blu’ stanno già prendendo l'iniziativa sulla transizione energetica.
“Abbiamo a lungo sostenuto che ci sono tre diversi fattori che insieme creano il punto di svolta per la transizione energetica: volontà politica, economia e domanda dei consumatori”, spiegano Lacey, Monk e Odey. Un approccio più solidale da parte della Casa Bianca è certamente una componente importante in termini di maggiore volontà politica, a livello internazionale così come all'interno degli Stati Uniti. Tuttavia la transizione energetica è un cambiamento strutturale a lungo termine che dipende da molto più di una persona. “Siamo solo all'inizio di un viaggio decennale che trasformerà il modo in cui l'energia viene prodotta e consumata a livello globale: per gli investitori, questa è un'opportunità a lungo termine e non è legata ai cambiamenti nel panorama politico statunitense”, concludono i tre esperti di Schroders.
UNO SVILUPPO EVIDENTE DELLA CAPACITÀ EOLICA E SOLARE
“Si tratta di un contesto favorevole per gli investitori interessati alla transizione energetica. Tuttavia vorremmo sottolineare che c'è stato uno sviluppo evidente della capacità eolica e solare negli ultimi anni negli Stati Uniti, nonostante la mancanza di sostegno politico a livello federale”, fanno sapere Mark Lacey, Head of Commodities, Alexander Monk, Global Renewables Analyst, e Felix Odey, Global Renewables Analyst di Schroders.
I COSTI COMPETITIVI DELLE ENERGIE RINNOVABILI
Questa crescita si è materializzata grazie al fatto che molti stati americani hanno fissato i propri obiettivi di energia pulita, senza aspettare che il governo federale facesse da apripista. Ad esempio, poco prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre, le autorità dell'Arizona hanno votato per unirsi al lungo elenco di stati che si erano già impegnati a raggiungere il 100% di energia senza emissioni di carbonio entro il 2050. “Molti stati e aziende hanno assunto la guida della transizione energetica non solo per considerazioni climatiche ma anche per semplici aspetti economici”, puntualizzano i tre esperti di Schroders. Le fonti energetiche rinnovabili hanno infatti già raggiunto la parità di costo totale con i combustibili fossili. In particolare, l'energia solare e quella eolica onshore sono competitive con petrolio e gas mentre l'eolico offshore lo è con il carbone. Ciò significa che l'energia rinnovabile non è soltanto la scelta giusta per l'ambiente: rappresenta anche una opzione economica sensata.
2MILA MILIARDI DI DOLLARI DI INVESTIMENTI FEDERALI NELL’ENERGIA PULITA
Biden, che ha promesso 2.000 miliardi di dollari di investimenti federali nell'energia pulita e nell'ambiente nei prossimi quattro anni, ha messo al centro dell’attenzione i veicoli elettrici, con piani per la realizzazione di almeno 500.000 stazioni di ricarica pubbliche in tutto il paese. Si prevede inoltre che estenderà i crediti d'imposta, oltre che per gli impianti solari ed eolici, anche per gli acquisti di veicoli elettrici. Senza il controllo dei democratici al Senato, il margine di manovra di Biden in termini di spesa federale dipenderà da ciò che può essere concordato con i repubblicani e da ciò che può essere fatto per ordine esecutivo, bypassando il Congresso. È però vero che sia gli stati ‘rossi’ che quelli ‘blu’ stanno già prendendo l'iniziativa sulla transizione energetica.
I FATTORI CHE CREANO IL PUNTO DI SVOLTA PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA
“Abbiamo a lungo sostenuto che ci sono tre diversi fattori che insieme creano il punto di svolta per la transizione energetica: volontà politica, economia e domanda dei consumatori”, spiegano Lacey, Monk e Odey. Un approccio più solidale da parte della Casa Bianca è certamente una componente importante in termini di maggiore volontà politica, a livello internazionale così come all'interno degli Stati Uniti. Tuttavia la transizione energetica è un cambiamento strutturale a lungo termine che dipende da molto più di una persona. “Siamo solo all'inizio di un viaggio decennale che trasformerà il modo in cui l'energia viene prodotta e consumata a livello globale: per gli investitori, questa è un'opportunità a lungo termine e non è legata ai cambiamenti nel panorama politico statunitense”, concludono i tre esperti di Schroders.