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I corporate bond nuovo possibile bene rifugio per la liquidità posteggiata
Una valida scelta che combina rendimento e sicurezza grazie alle banche centrali, per navigare un 2021 che richiederà di bilanciare scelte strategiche e tattiche sui mercati azionari
7 Dicembre 2020 08:13
Con mercati e economie che navigano verso un 2021 che sarà molto probabilmente più ‘normale’ del 2020 che sta per finire, il compito per l’investitore diventa paradossalmente più difficile. L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle alla fine ha proposto scelte secche, bianco o nero, tipo lasciarsi prendere dal panico a marzo-aprile e poi nella seconda ondata del virus dopo l’estate, oppure approfittare delle cadute per raccogliere a sconto asset di valore duraturo? I prossimi 12 mesi proporranno invece scelte più articolate, tipo su quali asset mantenere un posizionamento strategico di lungo termine e quali approcciare invece tatticamente per cogliere trend di breve periodo? Oppure quali strumenti scegliere per proteggere il capitale, disporre di liquidità da utilizzare se si presentano opportunità e magari godere anche di un rendimento un po’ più gratificante dello zero o anche meno che ti danno ormai anche in Italia i titoli di Stato e i depositi sui conti correnti, dove in Italia giacciono qualcosa come 1.600 miliardi che famiglie e imprese preferiscono non impiegare?
Tra i titoli di Stato, gli unici che sembrano rispondere a questo requisito almeno in parte sono i bond del Tesoro americano sulle scadenze lunghe a 10-30 anni, che rendono tra poco meno dell’1% e l’1,6%, decisamente più dei corrispondenti Btp, ma c’è un rischio di cambio con l’euro che continua a apprezzarsi e anche poca dimestichezza dell’investitore italiano. In un mondo di tassi bassissimi per ancora molto, molto tempo, alcune certezze che sembravano acquisite e granitiche forse vanno riconsiderate. Come ad esempio quella secondo cui i rating assegnati agli emittenti dalle grandi agenzie specializzate riflettano effettivamente il rischio che si assume l’investitore. La tripla B è il gradino più basso dell’Investment Grade, quello a minor rischio, mentre con la doppia B siamo già in territorio ‘speculativo’. Ma sono rating calcolati sulla base dei fondamentali societari tradizionali, sul rischio-paese e settoriale, mentre tengono poco conto dei tempi eccezionali in cui viviamo, con una banca centrale pronta a comprare bond in quantità praticamente illimitate per sostenere il credito e dare tutto l’ossigeno necessario alla ripartenza dell’economia per tutto il tempo necessario.
A differenza delle agenzie, il mercato non misura l’affidabilità del debito sovrano e corporate con le A o con le B, ma con un prezzo, rispetto al quale il rendimento si muove in direzione opposta, per cui titoli di Stato italiani emessi prima del grande allentamento monetario iniziato nel 2008 e con diversi anni di vita davanti hanno ancora attaccata una cedola del 5 o 6%, ma li paghi il 50% e più del prezzo di emissione. Invece le emissioni corporate di oggi si possono comprare alla pari con una cedola che può andare tra il 3,5% e anche il 4%. Nonostante i rating assegnati incorporino un rischio abbastanza elevato, in realtà, in una prospettiva di qualche anno, sono il nuovo ‘bene rifugio’, a condizione di saper scegliere bene l’emittente.
Lo ha sostenuto, nel recente ‘Winter Outlook 2020’ digitale di Vontobel, Mondher Bettaieb, secondo cui le emissioni con rating BBB e BB stanno diventando il nuovo ‘safe asset’ capaci di combinare le caratteristiche di porto sicuro per la liquidità con rendimenti di tutto rispetto. Nella nuova normalità fatta di crescita moderata e tassi molto bassi e molto a lungo, i corporate bond potrebbero giocare nel portafoglio dei risparmiatori il ruolo che svolgevano una volta i vecchi Bot, il posto ideale dove parcheggiare la liquidità senza rinunciare al rendimento. Gli emittenti validi non mancano in diversi settori, dalle utility, agli industriali, magari puntando sui campioni nazionali, fino alle banche, mai state da anni così ben capitalizzate e mai così protette dall’ombrello della banca centrale. A differenza dei vecchi Bot, però, che bastava prenotarli allo sportello, nel caso delle obbligazioni societarie il fai da te non è consigliabile, e anche per la gestione della liquidità è meglio affidarsi a mani esperte. L’alternativa è lasciarla parcheggiata sui depositi non solo rinunciando al ritorno, ma sostenendo un costo.
Ci aspetta un anno da giocarsi tra strategia e tattica, vale a dire tra posizionamento di lungo termine sull’azionario che combina qualità e crescita e posizionamento di breve-medio sui segmenti più ciclici, destinati soprattutto in Europa a beneficiare di un recupero dell’economia che dovrebbe essere più veloce che in America e in Asia, proprio perché è rimasta più indietro. In questo partita la liquidità è un fattore importante, ma limitarsi a parcheggiarla forse non è la scelta migliore.
I RATING NON DICONO TUTTA LA VERITÀ
Tra i titoli di Stato, gli unici che sembrano rispondere a questo requisito almeno in parte sono i bond del Tesoro americano sulle scadenze lunghe a 10-30 anni, che rendono tra poco meno dell’1% e l’1,6%, decisamente più dei corrispondenti Btp, ma c’è un rischio di cambio con l’euro che continua a apprezzarsi e anche poca dimestichezza dell’investitore italiano. In un mondo di tassi bassissimi per ancora molto, molto tempo, alcune certezze che sembravano acquisite e granitiche forse vanno riconsiderate. Come ad esempio quella secondo cui i rating assegnati agli emittenti dalle grandi agenzie specializzate riflettano effettivamente il rischio che si assume l’investitore. La tripla B è il gradino più basso dell’Investment Grade, quello a minor rischio, mentre con la doppia B siamo già in territorio ‘speculativo’. Ma sono rating calcolati sulla base dei fondamentali societari tradizionali, sul rischio-paese e settoriale, mentre tengono poco conto dei tempi eccezionali in cui viviamo, con una banca centrale pronta a comprare bond in quantità praticamente illimitate per sostenere il credito e dare tutto l’ossigeno necessario alla ripartenza dell’economia per tutto il tempo necessario.
IL NUOVO BENE RIFUGIO
A differenza delle agenzie, il mercato non misura l’affidabilità del debito sovrano e corporate con le A o con le B, ma con un prezzo, rispetto al quale il rendimento si muove in direzione opposta, per cui titoli di Stato italiani emessi prima del grande allentamento monetario iniziato nel 2008 e con diversi anni di vita davanti hanno ancora attaccata una cedola del 5 o 6%, ma li paghi il 50% e più del prezzo di emissione. Invece le emissioni corporate di oggi si possono comprare alla pari con una cedola che può andare tra il 3,5% e anche il 4%. Nonostante i rating assegnati incorporino un rischio abbastanza elevato, in realtà, in una prospettiva di qualche anno, sono il nuovo ‘bene rifugio’, a condizione di saper scegliere bene l’emittente.
NAVIGARE NELLA NUOVA NORMALITÀ
Lo ha sostenuto, nel recente ‘Winter Outlook 2020’ digitale di Vontobel, Mondher Bettaieb, secondo cui le emissioni con rating BBB e BB stanno diventando il nuovo ‘safe asset’ capaci di combinare le caratteristiche di porto sicuro per la liquidità con rendimenti di tutto rispetto. Nella nuova normalità fatta di crescita moderata e tassi molto bassi e molto a lungo, i corporate bond potrebbero giocare nel portafoglio dei risparmiatori il ruolo che svolgevano una volta i vecchi Bot, il posto ideale dove parcheggiare la liquidità senza rinunciare al rendimento. Gli emittenti validi non mancano in diversi settori, dalle utility, agli industriali, magari puntando sui campioni nazionali, fino alle banche, mai state da anni così ben capitalizzate e mai così protette dall’ombrello della banca centrale. A differenza dei vecchi Bot, però, che bastava prenotarli allo sportello, nel caso delle obbligazioni societarie il fai da te non è consigliabile, e anche per la gestione della liquidità è meglio affidarsi a mani esperte. L’alternativa è lasciarla parcheggiata sui depositi non solo rinunciando al ritorno, ma sostenendo un costo.
BOTTOM LINE
Ci aspetta un anno da giocarsi tra strategia e tattica, vale a dire tra posizionamento di lungo termine sull’azionario che combina qualità e crescita e posizionamento di breve-medio sui segmenti più ciclici, destinati soprattutto in Europa a beneficiare di un recupero dell’economia che dovrebbe essere più veloce che in America e in Asia, proprio perché è rimasta più indietro. In questo partita la liquidità è un fattore importante, ma limitarsi a parcheggiarla forse non è la scelta migliore.
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