coronavirus
Il 40% dei disoccupati non cerca lavoro "per paura di prendere il coronavirus"
Tra le cause dell'aumento del numero di inattivi ci sono soprattutto il timore di contrarre il Covid e l'attesa di riavere il proprio posto
11 Dicembre 2020 15:37
La crisi scatenata dalla pandemia continua a colpire il mercato del lavoro. Aumenta infatti il tasso di inattività nel terzo trimestre del 2020: +2% rispetto allo stesso periodo del 2019, per un totale di 13 milioni e 582mila persone che non stanno cercando un’occupazione. Tra questi, il 40% è in attesa di tornare al proprio posto di lavoro, mentre un altro 40% è preoccupato dalla possibilità di contrarre il virus.
Lo rivela l’ultima indagine sul mercato del lavoro condotta dall’Istat, che sottolinea come la crisi dovuta all’emergenza sanitaria abbia colpito soprattutto i lavoratori “contrattualmente più fragili e svantaggiati”. Nell’arco di un anno sono aumentati i dipendenti a termine che hanno perso l’occupazione, passati dal 16,9% del terzo trimestre del 2019 al 23,3% dello stesso periodo del 2020, e si è ridotta la transizione verso il lavoro stabile: dal 23,9% al 22,4%.
Più in generale, l’analisi dell’Istat rivela che in un anno il numero degli occupati è sceso di 622mila unità (-2,6% in 12 mesi). Calano soprattutto i dipendenti a termine (-449mila) e gli indipendenti (-218mila), mentre crescono timidamente i lavoratori a tempo indeterminato. Rispetto al terzo trimestre del 2019, nel periodo luglio-settembre si sono registrati oltre 200mila disoccupati in più.
A soffrire di più la crisi occupazionale è il cosiddetto “gentil sesso”: l’Istat mette in evidenza come al Sud una donna su cinque non trovi lavoro, con un tasso di disoccupazione di genere pari al 19,9%. Un dato in aumento del 1,5% rispetto al terzo trimestre del 2019. Numeri che riflettono più in generale la situazione del mercato del lavoro nel Mezzogiorno: se la disoccupazione nazionale è al 10%, nelle regioni meridionali sale al 16,6%, mentre si abbassa al Nord (6,5%) e al Centro (9,2%).
COLPITI SOPRATTUTTO I DIPENDENTI A TERMINE
Lo rivela l’ultima indagine sul mercato del lavoro condotta dall’Istat, che sottolinea come la crisi dovuta all’emergenza sanitaria abbia colpito soprattutto i lavoratori “contrattualmente più fragili e svantaggiati”. Nell’arco di un anno sono aumentati i dipendenti a termine che hanno perso l’occupazione, passati dal 16,9% del terzo trimestre del 2019 al 23,3% dello stesso periodo del 2020, e si è ridotta la transizione verso il lavoro stabile: dal 23,9% al 22,4%.
QUADRO GENERALE
Più in generale, l’analisi dell’Istat rivela che in un anno il numero degli occupati è sceso di 622mila unità (-2,6% in 12 mesi). Calano soprattutto i dipendenti a termine (-449mila) e gli indipendenti (-218mila), mentre crescono timidamente i lavoratori a tempo indeterminato. Rispetto al terzo trimestre del 2019, nel periodo luglio-settembre si sono registrati oltre 200mila disoccupati in più.
AL SUD UNA DONNA SU CINQUE SENZA LAVORO
A soffrire di più la crisi occupazionale è il cosiddetto “gentil sesso”: l’Istat mette in evidenza come al Sud una donna su cinque non trovi lavoro, con un tasso di disoccupazione di genere pari al 19,9%. Un dato in aumento del 1,5% rispetto al terzo trimestre del 2019. Numeri che riflettono più in generale la situazione del mercato del lavoro nel Mezzogiorno: se la disoccupazione nazionale è al 10%, nelle regioni meridionali sale al 16,6%, mentre si abbassa al Nord (6,5%) e al Centro (9,2%).
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