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JP Morgan: segnali di debolezza per il dollaro

Il Bond Bulletin del team di J.P. Morgan Asset Management sottolinea che la debolezza del biglietto verde dovrebbe creare un ambiente favorevole all’alto rendimento sul mercato obbligazionario

20 Gennaio 2021 21:00

financialounge -  dollaro JP Morgan Asset Management pandemia Scenari Valutario
Le aspettative di maggior crescita USA potrebbero spingere il dollaro al rialzo su alcune valute nel breve termine, ma i fondamentali del biglietto verde restano sotto pressione nel lungo periodo. Per gli investitori obbligazionari questo indica che siamo nelle prime fasi di una ripresa pluriennale che dovrebbe creare un contesto favorevole all’alto rendimento. Alcuni investitori stanno già lamentando un sovraffollamento e valutazioni elevate, ma con politiche favorevoli e la continua caccia al rendimento, gli spread del mercato High Yield potrebbero continuare a restringersi. È importante un approccio rigoroso focalizzato sui fondamentali, soprattutto nell’era post-Covid, perchè i cambiamenti strutturali di lungo termine, accelerati dalla pandemia, creeranno opportunità che vanno sfruttate, ma anche rischi da evitare.

ASPETTATIVE DI CRESCITA USA


Lo sottolinea il Bond Bulletin Settimanale a cura del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management titolato “Il dilemma del Dollaro”. Nelle prime settimane del 2021 le prospettive di crescita degli Stati Uniti sono cambiate in modo significativo, e dopo la vittoria dei Democratici al Senato in Georgia, le aspettative di crescita per i prossimi 12 mesi sono state riviste al rialzo di circa il 2% e sono attualmente al 6% su base annua. L’attenzione dei mercati è puntata sulla portata delle misure fiscali dell’amministrazione Biden che dovrebbero essere significative.

CURVA DEI RENDIMENTI PIÙ RIPIDA


Inoltre, nonostante le chiusure dovute ai contagi, negli Stati Uniti i livelli di attività economica sono più elevati. Secondo il Bond Bullettin del team di J.P. Morgan Asset Management questi fattori potrebbero innescare un periodo di eccezionalità statunitense, soprattutto se la campagna vaccinale continuerà a ritmi più elevati rispetto ad altri Paesi. L’irripidimento della curva e i maggiori rendimenti che ne risultano sostengono in qualche misura il dollaro, contraddicendo le previsioni negative di consenso.

FONDAMENTALI DEL DOLLARO DEBOLI


Tuttavia, prosegue l’analisi di J.P. Morgan Asset Management, i fondamentali del biglietto verde sono deboli. Lo status di valuta di riserva principale è sempre più in discussione, come si evince dalla banca dati del Currency Composition of Official Foreign Exchange Reserves del Fondo Monetario Internazionale, che evidenzia una minore allocazione al Dollaro statunitense. Inoltre, a novembre il disavanzo commerciale degli Stati Uniti ha sfiorato un nuovo record, mentre le nuove misure fiscali verosimilmente allargheranno il deficit delle partite correnti.

SOTTOPERFORMANCE RISPETTO A VALUTE CICLICHE


La crescita relativamente più forte degli Stati Uniti ha fatto salire i rendimenti e da inizio nuovo anno i Treasury decennali fruttano 19 punti base in più mentre il biglietto verde ha recuperato e ponderato per l’interscambio e ha guadagnato lo 0,4% dopo aver perso il 12% nel 2020 dal picco di marzo. Ma ha continuato a sottoperformare rispetto a valute più cicliche, e mentre anche il vantaggio di rendimento non è un elemento determinante rispetto alle valute emergenti, la redditività continua a essere allettante. Tutti fattori che secondo J.P. Morgan Asset Management rendono difficile generalizzare sulla direzione futura del dollaro.

SOTTOPESO SUL DOLLARO E SOVRAPPESO SULL’EURO


Un potenziale fattore di supporto del dollaro nel breve termine è il consenso sul posizionamento. J.P. Morgan Asset Management cita a proposito i dati della Commodity Futures Trading Commission e le proprie rilevazioni da cui emerge che il mercato sia in sottopeso sul dollaro e in sovrappeso sull’euro. Secondo l’indicatore proprietario di J.P. Morgan Asset Management, il posizionamento lungo nelle valute emergenti ha raggiunto livelli che non si vedevano dall’inizio del 2018.

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