inflazione
Perché i tassi d’interesse sono destinati a restare bassi ancora per parecchio tempo
Secondo Ella Hoxha e Andres Sanchez Balcazar (Pictet Asset Management) la pandemia non dovrebbe riuscire ad invertire la dinamica che ha visto negli ultimi quarant’anni i tassi d'interesse continuare a scendere
3 Febbraio 2021 19:00
La pandemia, che ha accelerato molti trend già in atto prima del Covid-19, potrebbe invece invertire la dinamica che ha visto negli ultimi quarant’anni i tassi d'interesse continuare a scendere? Secondo Ella Hoxha, Senior Investment Manager, e Andres Sanchez Balcazar, Head of Global Bonds di Pictet Asset Management, è improbabile: i tassi, è il loro parere, sono destinati a restare bassi ancora per parecchio tempo. “Le banche centrali continueranno a garantire un sostegno economico tramite il quantitative easing e a sostenere ulteriori emissioni di debito sovrano”, fanno sapere i due esperti che poi aggiungono: “È vero che nei mercati sviluppati i tassi di interesse sono bassi con livelli di stimolo monetario senza precedenti, tuttavia riteniamo improbabile un imminente aumento dell'inflazione né, tanto meno, una brusca inversione di tendenza del movimento al ribasso dei tassi”.
L'inflazione, infatti, rimane negativa in molti Paesi europei e molto bassa in altre grandi economie sviluppate, come il Giappone mentre negli Stati Uniti appare sotto controllo e in Cina sembra aver raggiunto il picco. Per quanto riguarda invece il possibile rialzo dei tassi, occorre ricordare che la Federal Reserve statunitense ha aumentato i tassi dopo l'ultima recessione verificatasi durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009 dopo parecchi anni. “Tenendo conto delle dimensioni del suo bilancio e del fatto che l'inflazione è, in media, inferiore di circa lo 0,5% rispetto ai livelli di fine 2009, riteniamo che la Fed possa prendersi ancora più tempo prima di decidere su un eventuale rialzo dei saggi”, specificano Hoxha e Sanchez Balcazar.
Allo stesso tempo, le prospettive per la crescita economica restano deboli. La de-globalizzazione era già in atto ed è stata accelerata dalla recente guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina le cui tensioni difficilmente caleranno nonostante il cambiamento ai vertici del governo statunitense. Nel frattempo crescono le spinte per la regolamentazione, soprattutto nell’ambito del cambiamento climatico, e ciò potrebbe comportare una crescita più lenta e pressioni deflazionistiche.
A tutto questo vanno ad aggiungersi alcune potenti forze strutturali che continueranno a pesare sull'inflazione e sulla crescita, a cominciare dall’invecchiamento della popolazione e dalla riduzione della forza lavoro. “La popolazione attiva è destinata a diminuire, mentre la dinamica della crescita della produttività resta fiacca: un contesto nel quale i tassi reali di crescita economica dovrebbero rimanere inferiori alla media, mantenendo bassi i tassi di interesse”, puntualizzano i due manager di Pictet AM che poi passano alla seconda forza strutturale: “Durante questa crisi il debito è aumentato a livelli che superano quelli registrati subito dopo la Seconda guerra mondiale. Sarà pertanto necessario destinare maggiori risorse per ripagare questo debito, penalizzando la crescita della produttività, sempre a spese della ripresa economica e dell'inflazione”.
I due esperti di Pictet AM, indicando la terza forza strutturale che influirà su inflazione e crescita, ricordano come questa crisi ribadisca l’importanza della interconnessione a livello globale e quanto sarà costoso e difficile tornare al protezionismo e invertire la crescente influenza internazionale dei mercati emergenti. “Soltanto se la spesa fiscale venisse finanziata direttamente dalla stampa di moneta da parte delle banche centrali, aggirando i mercati e il settore finanziario, si potrebbe delineare un cambio del paradigma “tassi bassi per lungo tempo”. Tuttavia, al momento, gli ostacoli legali sono ancora notevoli in molti Paesi e un cambiamento richiederebbe molto tempo”, concludono Hoxha e Sanchez Balcazar.
Per approfondimenti su investimenti e strategie a cura di Pictet Asset Management è possibile visitare il sito corporate e il blog di cultura finanziaria Pictet per Te.
PERCHÉ INFLAZIONE E RIALZO DEI TASSI NON SONO ALL’ORIZZONTE
L'inflazione, infatti, rimane negativa in molti Paesi europei e molto bassa in altre grandi economie sviluppate, come il Giappone mentre negli Stati Uniti appare sotto controllo e in Cina sembra aver raggiunto il picco. Per quanto riguarda invece il possibile rialzo dei tassi, occorre ricordare che la Federal Reserve statunitense ha aumentato i tassi dopo l'ultima recessione verificatasi durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009 dopo parecchi anni. “Tenendo conto delle dimensioni del suo bilancio e del fatto che l'inflazione è, in media, inferiore di circa lo 0,5% rispetto ai livelli di fine 2009, riteniamo che la Fed possa prendersi ancora più tempo prima di decidere su un eventuale rialzo dei saggi”, specificano Hoxha e Sanchez Balcazar.
LE PROSPETTIVE DI CRESCITA ECONOMICA RESTANO DEBOLI
Allo stesso tempo, le prospettive per la crescita economica restano deboli. La de-globalizzazione era già in atto ed è stata accelerata dalla recente guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina le cui tensioni difficilmente caleranno nonostante il cambiamento ai vertici del governo statunitense. Nel frattempo crescono le spinte per la regolamentazione, soprattutto nell’ambito del cambiamento climatico, e ciò potrebbe comportare una crescita più lenta e pressioni deflazionistiche.
ALCUNE POTENTI FORZE STRUTTURALI
A tutto questo vanno ad aggiungersi alcune potenti forze strutturali che continueranno a pesare sull'inflazione e sulla crescita, a cominciare dall’invecchiamento della popolazione e dalla riduzione della forza lavoro. “La popolazione attiva è destinata a diminuire, mentre la dinamica della crescita della produttività resta fiacca: un contesto nel quale i tassi reali di crescita economica dovrebbero rimanere inferiori alla media, mantenendo bassi i tassi di interesse”, puntualizzano i due manager di Pictet AM che poi passano alla seconda forza strutturale: “Durante questa crisi il debito è aumentato a livelli che superano quelli registrati subito dopo la Seconda guerra mondiale. Sarà pertanto necessario destinare maggiori risorse per ripagare questo debito, penalizzando la crescita della produttività, sempre a spese della ripresa economica e dell'inflazione”.
L’INFLUENZA INTERNAZIONALE DEI MERCATI EMERGENTI
I due esperti di Pictet AM, indicando la terza forza strutturale che influirà su inflazione e crescita, ricordano come questa crisi ribadisca l’importanza della interconnessione a livello globale e quanto sarà costoso e difficile tornare al protezionismo e invertire la crescente influenza internazionale dei mercati emergenti. “Soltanto se la spesa fiscale venisse finanziata direttamente dalla stampa di moneta da parte delle banche centrali, aggirando i mercati e il settore finanziario, si potrebbe delineare un cambio del paradigma “tassi bassi per lungo tempo”. Tuttavia, al momento, gli ostacoli legali sono ancora notevoli in molti Paesi e un cambiamento richiederebbe molto tempo”, concludono Hoxha e Sanchez Balcazar.
Per approfondimenti su investimenti e strategie a cura di Pictet Asset Management è possibile visitare il sito corporate e il blog di cultura finanziaria Pictet per Te.