2020
Come la pandemia ha stravolto il mondo del lavoro che conoscevamo
A pagare il prezzo della crisi sono soprattutto le donne: il 70% delle persone che hanno perso l'occupazione nel 2020 è di sesso femminile
9 Febbraio 2021 13:43
Non si può ancora sapere come uscirà l’Italia dalla pandemia. Tuttavia è già possibile immaginare come si presenterà ad affrontare la ripartenza, quando sarà. A offrire una prima immagine del tessuto economico e sociale del Paese ci hanno pensato diverse ricerche sul mercato del lavoro, che sono tutte d’accordo su un elemento: le donne sono la categoria più duramente colpita dalla crisi.
L’Istat ha certificato come solo a dicembre, mese di solito frizzante per il mercato del lavoro, tra il Natale e le vacanze di fine anno, gli occupati siano diminuiti di 101mila unità, di cui 98mila sono donne. Un fenomeno che assume prospettive più chiare se applicato a tutto lo scorso anno: dei 444mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è di sesso femminile.
Un fattore determinante è rappresentato dalla natura stessa del lavoro: le donne infatti sono impiegate soprattutto nel settore dei servizi e in quello domestico, che più di tutti hanno subito e stanno subendo la crisi. Stando ai dati raccolti dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro, l’occupazione femminile rappresenta il 50,6% del totale del sistema ricettivo e ristorativo e addirittura l’88,1% dei lavoratori impiegati nell’assistenza domestica.
Questi settori sono caratterizzati da contratti poco stabili, che offrono scarse prospettive. E se il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione con causale Covid sono riusciti ad arginare l’emorragia di lavoratori dipendenti, liberi professionisti e precari sono stati i primi a pagare il prezzo della crisi, allargando la disparità tra garantiti e non garantiti. Un’emergenza sociale messa in evidenza dall’ultimo Rapporto sul mercato del lavoro redatto dal Cnel, che ha evidenziato come “la riduzione dell’occupazione si sia concentrata nel lavoro a termine e in quello indipendente”.
Per questo motivo un’altra categoria a pagare pesantemente il prezzo della crisi è quella degli under 35, anch’essa caratterizzata da contratti a tempo o stagionali. “I più giovani rappresentano la classe di età che maggiormente ha subito i contraccolpi del virus e delle conseguenti misure di contenimento”, si legge sul rapporto del Cnel. Anche loro infatti pagano la crisi dei settori più colpiti dalla pandemia, dove alla fine del 2019 si contavano 1 milione e 430mila lavoratori, dei quali il 41,3% aveva meno di 35 anni. In generale, secondo i dati Istat, a dicembre 2020 la disoccupazione giovanile è tornata a sfiorare il 30%. Peggio dell’Italia hanno fatto solo Spagna e Grecia.
Se ancora non si vede la fine della pandemia, già adesso è comunque possibile immaginare come cambierà il mercato del lavoro dopo la crisi. Il virus ha incentivato la pratica dello smart working, ormai sdoganata e adottata da numerose aziende: secondo un rapporto della Banca d’Italia, se nel 2019 le imprese che ne facevano uso erano il 28,7%, nel 2020 sono cresciute fino all’82%.
La pandemia ha dato inoltre una forte accelerazione al digitale, creando nuove opportunità occupazionali. Secondo il World Economic Forum, nei prossimi tre anni si creeranno 133 milioni di posti di lavoro a livello globale, a fronte di una perdita di 75 milioni. Solo in Italia, Unioncamere stima che ci saranno 2,5 milioni di occupati in più.
IL BILANCIO ANNUALE
L’Istat ha certificato come solo a dicembre, mese di solito frizzante per il mercato del lavoro, tra il Natale e le vacanze di fine anno, gli occupati siano diminuiti di 101mila unità, di cui 98mila sono donne. Un fenomeno che assume prospettive più chiare se applicato a tutto lo scorso anno: dei 444mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è di sesso femminile.
LA NATURA DEL LAVORO
Un fattore determinante è rappresentato dalla natura stessa del lavoro: le donne infatti sono impiegate soprattutto nel settore dei servizi e in quello domestico, che più di tutti hanno subito e stanno subendo la crisi. Stando ai dati raccolti dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro, l’occupazione femminile rappresenta il 50,6% del totale del sistema ricettivo e ristorativo e addirittura l’88,1% dei lavoratori impiegati nell’assistenza domestica.
I RAPPORTI DI LAVORO
Questi settori sono caratterizzati da contratti poco stabili, che offrono scarse prospettive. E se il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione con causale Covid sono riusciti ad arginare l’emorragia di lavoratori dipendenti, liberi professionisti e precari sono stati i primi a pagare il prezzo della crisi, allargando la disparità tra garantiti e non garantiti. Un’emergenza sociale messa in evidenza dall’ultimo Rapporto sul mercato del lavoro redatto dal Cnel, che ha evidenziato come “la riduzione dell’occupazione si sia concentrata nel lavoro a termine e in quello indipendente”.
LA CRISI DEI GIOVANI
Per questo motivo un’altra categoria a pagare pesantemente il prezzo della crisi è quella degli under 35, anch’essa caratterizzata da contratti a tempo o stagionali. “I più giovani rappresentano la classe di età che maggiormente ha subito i contraccolpi del virus e delle conseguenti misure di contenimento”, si legge sul rapporto del Cnel. Anche loro infatti pagano la crisi dei settori più colpiti dalla pandemia, dove alla fine del 2019 si contavano 1 milione e 430mila lavoratori, dei quali il 41,3% aveva meno di 35 anni. In generale, secondo i dati Istat, a dicembre 2020 la disoccupazione giovanile è tornata a sfiorare il 30%. Peggio dell’Italia hanno fatto solo Spagna e Grecia.
LO SMART WORKING
Se ancora non si vede la fine della pandemia, già adesso è comunque possibile immaginare come cambierà il mercato del lavoro dopo la crisi. Il virus ha incentivato la pratica dello smart working, ormai sdoganata e adottata da numerose aziende: secondo un rapporto della Banca d’Italia, se nel 2019 le imprese che ne facevano uso erano il 28,7%, nel 2020 sono cresciute fino all’82%.
I NUOVI LAVORI
La pandemia ha dato inoltre una forte accelerazione al digitale, creando nuove opportunità occupazionali. Secondo il World Economic Forum, nei prossimi tre anni si creeranno 133 milioni di posti di lavoro a livello globale, a fronte di una perdita di 75 milioni. Solo in Italia, Unioncamere stima che ci saranno 2,5 milioni di occupati in più.
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