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"C’è ancora valore in azioni e credito"
Seeyond, affiliata Natixis, è invece cauta sui titoli di Stato. La volatilità dovrebbe restare elevata ma lascerà spazio sufficiente all’azionario per registrare ulteriori guadagni mentre l’inflazione non è un rischio immediato
9 Febbraio 2021 20:00
Dopo lo shock storico della prima metà del 2020 le economie hanno iniziato a riprendersi e segnano ora ulteriori miglioramenti dei fondamentali macro e micro globali. Per questo c’è ancora valore nelle azioni e nel credito, ma anche sui temi ciclici, anche se la volatilità dovrebbe restare elevata, pur consentendo alle azioni di registrare ulteriori guadagni. L’inflazione non è invece un rischio immediato. Lo afferma Stephanie Bigou, Global Macro Portfolio Manager di Seeyond, affiliata di Natixis IM, il cui scenario base è positivo per le azioni, tenendo in conto possibili rischi di ribassi improvvisi, e cauto sui governativi.
L’esperta dell’affiliata Natixis segnala tre preoccupazioni degli investitori nel 2021. La prima è un ritorno dell’inflazione, possibile perché a differenza del ciclo passato, lo stimolo monetario e fiscale è stato massiccio e soprattutto sincronizzato su scala globale, mentre nel 2008 proprio la mancanza di sincronizzazione aveva inibito una ripresa sostenibile. Ciò aveva causato una successione di shock sistemici deflazionistici, indebolito la crescita potenziale e ridotto drasticamente l'efficacia del sostegno, un errore non ripetuto nel 2020.
La seconda preoccupazione è che i mercati azionari siano diventati troppo cari, a cui l’esperta dell’affiliata Natixis risponde che se la valutazione delle azioni americane appare elevata in termini assoluti e storici, le azioni europee e giapponesi sono meno costose, soprattutto se si guarda al P/E di Shiller. Le azioni, inoltre, sottolinea Bigou, rimangono interessanti rispetto alle obbligazioni governative e societarie.
Infine gli investitori sono preoccupati anche dall’esposizione sull’azionario, già al di sopra dei livelli storici. La risposta dell’esperta dell’affiliata Natixis è che l’allocazione sulle azioni è un po' elevata, ma non ha ancora raggiunto livelli estremi, e sottolinea che stiamo vivendo due transizioni in termini di cicli economici: la prima riguarda il grande ciclo tradizionale che in media dura 5/11 anni, ma soprattutto stiamo iniziando un nuovo super-ciclo schumpeteriano di innovazione, dal nome del grande economista austriaco teorico della distruzione creativa, che in media dura 20/30 anni.
Secondo Bigou, dopo la quinta ondata di innovazione distruttiva della fine degli anni ‘90, oggi si sta dispiegando l'inizio della sesta ondata schumpeteriana basata su nanotecnologie, digitalizzazione delle economie e investimenti Esg, che probabilmente provocherà la stessa frenesia da parte degli investitori vista venti anni fa, soprattutto perché la crisi sanitaria ha amplificato le tendenze tra gli investitori.
TRE PREOCCUPAZIONI DEGLI INVESTITORI
L’esperta dell’affiliata Natixis segnala tre preoccupazioni degli investitori nel 2021. La prima è un ritorno dell’inflazione, possibile perché a differenza del ciclo passato, lo stimolo monetario e fiscale è stato massiccio e soprattutto sincronizzato su scala globale, mentre nel 2008 proprio la mancanza di sincronizzazione aveva inibito una ripresa sostenibile. Ciò aveva causato una successione di shock sistemici deflazionistici, indebolito la crescita potenziale e ridotto drasticamente l'efficacia del sostegno, un errore non ripetuto nel 2020.
AZIONI CARE MA SEMPRE ATTRAENTI
La seconda preoccupazione è che i mercati azionari siano diventati troppo cari, a cui l’esperta dell’affiliata Natixis risponde che se la valutazione delle azioni americane appare elevata in termini assoluti e storici, le azioni europee e giapponesi sono meno costose, soprattutto se si guarda al P/E di Shiller. Le azioni, inoltre, sottolinea Bigou, rimangono interessanti rispetto alle obbligazioni governative e societarie.
CICLO DI DISTRUZIONE CREATIVA
Infine gli investitori sono preoccupati anche dall’esposizione sull’azionario, già al di sopra dei livelli storici. La risposta dell’esperta dell’affiliata Natixis è che l’allocazione sulle azioni è un po' elevata, ma non ha ancora raggiunto livelli estremi, e sottolinea che stiamo vivendo due transizioni in termini di cicli economici: la prima riguarda il grande ciclo tradizionale che in media dura 5/11 anni, ma soprattutto stiamo iniziando un nuovo super-ciclo schumpeteriano di innovazione, dal nome del grande economista austriaco teorico della distruzione creativa, che in media dura 20/30 anni.
LA SESTA ONDATA DELL’INNOVAZIONE
Secondo Bigou, dopo la quinta ondata di innovazione distruttiva della fine degli anni ‘90, oggi si sta dispiegando l'inizio della sesta ondata schumpeteriana basata su nanotecnologie, digitalizzazione delle economie e investimenti Esg, che probabilmente provocherà la stessa frenesia da parte degli investitori vista venti anni fa, soprattutto perché la crisi sanitaria ha amplificato le tendenze tra gli investitori.