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Schroders vede l'inizio di un nuovo super ciclo per le materie prime
Secondo gli esperti di Schroders emergono somiglianze strutturali tra la fase attuale e i primi anni 2000 (l’ultima volta in cui le materie prime si sono spinte su livelli record) con 5 fattori chiave capaci di spingere le quotazioni
9 Marzo 2021 07:50
Gli impegni dei governi per garantire il sostegno economico fiscale, la maggiore disciplina dell’offerta nel settore petrolifero e l'aumento della domanda di materie prime da parte della Cina, sono i principali fattori che hanno permesso alle commodity di registrare performance superiori agli indici azionari per la prima volta dopo molti anni.
Siamo nella fase iniziale di un nuovo super ciclo per le commodity? A questa domanda James Luke, Fund Manager - Metals, Malcolm Melville, Fund Manager - Energy e Dravasp Jhabvala, Fund Manager – Agriculture di Schroders, rispondono segnalando diverse somiglianze strutturali tra la fase attuale e i primi anni 2000, ovvero l’ultima volta in cui le materie prime si sono spinte su livelli record. Sono cinque, secondo loro, i motivi chiave che potrebbero spingere le quotazioni delle commodity nel prossimo periodo.
“Le valutazioni delle commodity sono convenienti, non solo rispetto ad altri asset come l’azionario, ma anche su base storica”, dicono i tre esperti secondo i quali i governi in tutto il mondo continuano a garantire politiche fiscali e monetarie senza precedenti che saranno molto positive per le commodity. I tre manager, ritengono inoltre che la combinazione di politiche fiscali e monetarie aggressive favoriranno l’inflazione, creando un ambiente positivo per i prezzi delle commodity.
“La domanda di metalli è destinata a crescere nei prossimi anni sulla scia della transizione energetica, a cominciare dal rame, utilizzato per le batterie dei veicoli elettrici e per le relative infrastrutture di ricarica”, riferiscono Luke, Melville e Jhabvala. Vista in aumento anche la domanda per le commodity agricole, come mais, carne di maiale e soia, guidata in gran parte dalla Cina. Le restrizioni e i lockdown introdotti con la pandemia hanno provocato la disruption delle catene di approvvigionamento e spinto diversi Paesi a inaugurare piani di lungo termine per la costruzione di riserve alimentari strategiche, volte a ridurre la dipendenza dalle importazioni.
Un altro aspetto di rilievo sono gli investimenti in forte contrazione negli ultimi anni. Per esempio, tra il 2013 e il 2020 quelli effettuati dalle principali società di petrolio e gas si sono ridotti del 52% e quelli dell’industria del rame del 44% tra il 2012 e il 2020.
Il trend di indebolimento del dollaro, alimentato dalle preoccupazioni riguardo al ‘doppio deficit’ degli USA (fiscale e delle partite correnti) dovrebbe, secondo i tre esperti di Schroders, continuare nei prossimi anni. Un biglietto verde più debole supporta le commodity dal momento che, sebbene siano prodotte in gran parte nei mercati emergenti, sono generalmente quotate in dollari.
Per quanto riguarda infine le preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale, va sottolineato che in diversi casi (soprattutto nei metalli) si tratta di elementi essenziali per garantire la transizione energetica. Per esempio se l’offerta di nickel o rame fosse insufficiente causerebbe problemi per lo sviluppo delle batterie per i veicoli elettrici o per la connessione dei parchi solari e delle turbine eoliche alla rete elettrica. “Gli investitori possono inoltre adottare un approccio attivo e attento ai criteri ESG, propiziando l’engagement con le aziende nel settore al fine di contribuire a guidare il cambiamento” concludono i tre manager di Schroders.
SOMIGLIANZE STRUTTURALI CON I PRIMI ANNI 2000
Siamo nella fase iniziale di un nuovo super ciclo per le commodity? A questa domanda James Luke, Fund Manager - Metals, Malcolm Melville, Fund Manager - Energy e Dravasp Jhabvala, Fund Manager – Agriculture di Schroders, rispondono segnalando diverse somiglianze strutturali tra la fase attuale e i primi anni 2000, ovvero l’ultima volta in cui le materie prime si sono spinte su livelli record. Sono cinque, secondo loro, i motivi chiave che potrebbero spingere le quotazioni delle commodity nel prossimo periodo.
VALUTAZIONI CONVENIENTI E INFLAZIONE IN ARRIVO
“Le valutazioni delle commodity sono convenienti, non solo rispetto ad altri asset come l’azionario, ma anche su base storica”, dicono i tre esperti secondo i quali i governi in tutto il mondo continuano a garantire politiche fiscali e monetarie senza precedenti che saranno molto positive per le commodity. I tre manager, ritengono inoltre che la combinazione di politiche fiscali e monetarie aggressive favoriranno l’inflazione, creando un ambiente positivo per i prezzi delle commodity.
DOMANDA DESTINATA A CRESCERE
“La domanda di metalli è destinata a crescere nei prossimi anni sulla scia della transizione energetica, a cominciare dal rame, utilizzato per le batterie dei veicoli elettrici e per le relative infrastrutture di ricarica”, riferiscono Luke, Melville e Jhabvala. Vista in aumento anche la domanda per le commodity agricole, come mais, carne di maiale e soia, guidata in gran parte dalla Cina. Le restrizioni e i lockdown introdotti con la pandemia hanno provocato la disruption delle catene di approvvigionamento e spinto diversi Paesi a inaugurare piani di lungo termine per la costruzione di riserve alimentari strategiche, volte a ridurre la dipendenza dalle importazioni.
INVESTIMENTI IN FORTE CALO SIA NEL PETROLIO E GAS CHE NEL RAME
Un altro aspetto di rilievo sono gli investimenti in forte contrazione negli ultimi anni. Per esempio, tra il 2013 e il 2020 quelli effettuati dalle principali società di petrolio e gas si sono ridotti del 52% e quelli dell’industria del rame del 44% tra il 2012 e il 2020.
DOLLARO TENDENTE AL RIBASSO
Il trend di indebolimento del dollaro, alimentato dalle preoccupazioni riguardo al ‘doppio deficit’ degli USA (fiscale e delle partite correnti) dovrebbe, secondo i tre esperti di Schroders, continuare nei prossimi anni. Un biglietto verde più debole supporta le commodity dal momento che, sebbene siano prodotte in gran parte nei mercati emergenti, sono generalmente quotate in dollari.
FATTORI ESG
Per quanto riguarda infine le preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale, va sottolineato che in diversi casi (soprattutto nei metalli) si tratta di elementi essenziali per garantire la transizione energetica. Per esempio se l’offerta di nickel o rame fosse insufficiente causerebbe problemi per lo sviluppo delle batterie per i veicoli elettrici o per la connessione dei parchi solari e delle turbine eoliche alla rete elettrica. “Gli investitori possono inoltre adottare un approccio attivo e attento ai criteri ESG, propiziando l’engagement con le aziende nel settore al fine di contribuire a guidare il cambiamento” concludono i tre manager di Schroders.