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Azionario, per gli investitori ventaglio più ampio di opportunità
Fineco Asset Management analizza la svolta in atto da novembre che ha favorito portafogli più diversificati e aumentato la fiducia nei settori rimasti indietro. Un mutamento che porta con sé anche alcuni rischi
18 Marzo 2021 18:00
Dai minimi toccati a marzo 2020 fino allo scorso novembre, gli investitori si sono riversati sui titoli "growth", in settori come i beni di consumo non essenziali e la tecnologia, con il risultato di un rialzo eccessivo delle valutazioni. Poi però hanno iniziato ad emergere fattori a favore di portafogli azionari più diversificati con il mercato che ha mostrato più fiducia nei settori sottovalutati. Un'allocazione azionaria più ampia porta con sé anche alcuni rischi: non c'è garanzia che la ripresa terrà il passo nel 2021 e nel 2022, nonostante gli stimoli, mentre le aspettative di inflazione potrebbero risultare gonfiate o invece aumentare inaspettatamente.
Sono le valutazioni del Team Investimenti di Fineco Asset Management che ha passato in esame i punti interrogativi aperti su valutazioni e settori del mercato azionario, primo tra tutti i livelli di prezzo toccati in alcuni segmenti, che ha spinto parecchi investitori a chiedersi se sia arrivato il momento di investire in maniera diversa, in un quadro ormai mutato rispetto alla situazione che si era creata nel 2020. Gli investitori si erano infatti riversati sui titoli "growth" in settori come i beni di consumo non essenziali e la tecnologia, come Tesla o Apple negli USA, Infineon in Europa o le cinesi Nio o Meituan che hanno guidato il mercato. La logica era chiara: in un ambiente di bassi tassi d'interesse e con il Covid-19, a essere premiate sono aziende con alte prospettive di crescita futura.
Il risultato è stato però un rialzo eccessivo delle valutazioni di titoli che anche prima della crisi sembravano essere sovracquistati, in una situazione esasperata dalle azioni di supporto di governi e banche centrali, che hanno creato un appetito ancora maggiore per i titoli growth. Già a inizio 2020, osserva il Team di Fineco Asset Management, i tecnologici erano già trattati a premio e a novembre 2020 i multipli erano ancora più alti, soprattutto se raffrontati con i segmenti ritardatari, come i finanziari. Poi però hanno iniziato a prendere corpo fattori a favore di portafogli azionari più diversificati, a partire dai rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni saliti costantemente da agosto in poi, come i prezzi dei metalli di base, con le attese di ripresa rafforzate dalle vaccinazioni in arrivo.
In generale, osserva il Team di Fineco Asset Management, è vero che i titoli "growth" vengono solitamente scambiati a multipli più elevati, ma lo spostamento delle aspettative su crescita economica, tassi d'interesse e inflazione ha reso la prospettiva di lungo termine di minor importanza. Quindi da novembre il mercato ha mostrato più fiducia nei settori sottovalutati, come energia e finanziari, che hanno recuperato superando il resto del mercato, compresi i tecnologici. Entrambi i settori erano stati pesantemente colpiti dalle vendite a marzo 2020, mentre oggi scambiano a un rapporto prezzo/utili di 12,1 volte contro una media decennale di 11,2.
I settori “growth” continuano però a sembrare costosi, con i beni di consumo non necessari trattati a un rapporto prezzo/utili di 22,2 volte rispetto alla media decennale di 15,2, mentre altri settori come i materiali, l'assistenza sanitaria e i beni di consumo essenziali, sembrano invece relativamente a buon mercato rispetto alla tecnologia e ai beni di consumo discrezionali. A livello geografico, secondo il Team di Fineco Asset Management, Stati Uniti e Europa seguono un modello paragonabile, con quest’ultima in generale più economica a eccezione dei tecnologici, mentre l'immobiliare statunitense sembra più caro. Anche nei mercati emergenti ci sono alcune eccezioni, come il settore sanitario che viene scambiato a multipli più elevati, probabilmente perché è ancora in fase di crescita rispetto ai mercati sviluppati.
L’analisi del Team di Fineco Asset Management conclude osservando che un'allocazione azionaria più ampia porta con sé alcuni rischi, perché non c'è garanzia che la ripresa economica terrà il passo nel 2021 e nel 2022, nonostante gli stimoli, mentre le aspettative di inflazione potrebbero essere gonfiate, oppure potrebbero aumentare inaspettatamente. In quest’ultimo caso, i movimenti nel mercato obbligazionario potrebbero portare a una dinamica di flussi tra asset class piuttosto che a una riallocazione all’interno del comparto azionario.
LA CORSA AI TITOLI GROWTH DEL 2020
Sono le valutazioni del Team Investimenti di Fineco Asset Management che ha passato in esame i punti interrogativi aperti su valutazioni e settori del mercato azionario, primo tra tutti i livelli di prezzo toccati in alcuni segmenti, che ha spinto parecchi investitori a chiedersi se sia arrivato il momento di investire in maniera diversa, in un quadro ormai mutato rispetto alla situazione che si era creata nel 2020. Gli investitori si erano infatti riversati sui titoli "growth" in settori come i beni di consumo non essenziali e la tecnologia, come Tesla o Apple negli USA, Infineon in Europa o le cinesi Nio o Meituan che hanno guidato il mercato. La logica era chiara: in un ambiente di bassi tassi d'interesse e con il Covid-19, a essere premiate sono aziende con alte prospettive di crescita futura.
VERSO PORTAFOGLI PIÙ DIVERSIFICATI
Il risultato è stato però un rialzo eccessivo delle valutazioni di titoli che anche prima della crisi sembravano essere sovracquistati, in una situazione esasperata dalle azioni di supporto di governi e banche centrali, che hanno creato un appetito ancora maggiore per i titoli growth. Già a inizio 2020, osserva il Team di Fineco Asset Management, i tecnologici erano già trattati a premio e a novembre 2020 i multipli erano ancora più alti, soprattutto se raffrontati con i segmenti ritardatari, come i finanziari. Poi però hanno iniziato a prendere corpo fattori a favore di portafogli azionari più diversificati, a partire dai rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni saliti costantemente da agosto in poi, come i prezzi dei metalli di base, con le attese di ripresa rafforzate dalle vaccinazioni in arrivo.
IL RECUPERO DI ENERGETICI E FINANZIARI
In generale, osserva il Team di Fineco Asset Management, è vero che i titoli "growth" vengono solitamente scambiati a multipli più elevati, ma lo spostamento delle aspettative su crescita economica, tassi d'interesse e inflazione ha reso la prospettiva di lungo termine di minor importanza. Quindi da novembre il mercato ha mostrato più fiducia nei settori sottovalutati, come energia e finanziari, che hanno recuperato superando il resto del mercato, compresi i tecnologici. Entrambi i settori erano stati pesantemente colpiti dalle vendite a marzo 2020, mentre oggi scambiano a un rapporto prezzo/utili di 12,1 volte contro una media decennale di 11,2.
MULTIPLI ANCORA ELEVATI
I settori “growth” continuano però a sembrare costosi, con i beni di consumo non necessari trattati a un rapporto prezzo/utili di 22,2 volte rispetto alla media decennale di 15,2, mentre altri settori come i materiali, l'assistenza sanitaria e i beni di consumo essenziali, sembrano invece relativamente a buon mercato rispetto alla tecnologia e ai beni di consumo discrezionali. A livello geografico, secondo il Team di Fineco Asset Management, Stati Uniti e Europa seguono un modello paragonabile, con quest’ultima in generale più economica a eccezione dei tecnologici, mentre l'immobiliare statunitense sembra più caro. Anche nei mercati emergenti ci sono alcune eccezioni, come il settore sanitario che viene scambiato a multipli più elevati, probabilmente perché è ancora in fase di crescita rispetto ai mercati sviluppati.
ALCUNI RISCHI PERSISTONO
L’analisi del Team di Fineco Asset Management conclude osservando che un'allocazione azionaria più ampia porta con sé alcuni rischi, perché non c'è garanzia che la ripresa economica terrà il passo nel 2021 e nel 2022, nonostante gli stimoli, mentre le aspettative di inflazione potrebbero essere gonfiate, oppure potrebbero aumentare inaspettatamente. In quest’ultimo caso, i movimenti nel mercato obbligazionario potrebbero portare a una dinamica di flussi tra asset class piuttosto che a una riallocazione all’interno del comparto azionario.
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