Federal Reserve
L’inflazione non preoccupa la Fed e Wall Street approva con nuovi rialzi
La banca centrale Usa migliora le previsioni sull’economia, facendo salire ancora I rendimenti dei Treasury, ma non si preoccupa per l’inflazione e mantiene l’impegno a tenere i tassi bassi
18 Marzo 2021 08:16
La Federal Reserve migliora ulteriormente le stime di crescita dell’economia USA, facendo salire ulteriormente il rendimento dei Treasury a 10 anni a oltre 1,65%, ma non segnala in alcun modo di essere preoccupata da un ritorno dell’inflazione confortando così Wall Street, che ha reagito positivamente spingendo a un certo punto della seduta il Dow Jones a un nuovo record oltre i 33.000 punti, poi confermato in chiusura, mentre l’indice della volatilità noto anche come VIX va a toccare nuovi minimi dell’era pandemica poco sopra i 19 punti, il livello più basso da un anno.
La Fed ha lasciato invariata la politica monetaria pur avendo migliorato le proprie previsioni su occupazione e inflazione nei prossimi anni, stimando una disoccupazione in calo al 4,5% per fine anno con un’inflazione al 2,4%. Solo tre mesi fa la Banca Centrale vedeva la disoccupazione al 5% mentre la crescita in termini di PIL era stimata al 4,2%, mentre ora è proiettata dalla stessa Fed al 6,5%. Un’economia che corre più forte non induce tuttavia la Fed a cambiare la politica dei tassi, destinati a restare intorno allo zero almeno fino al 2023.
Insieme ai tassi fermi ancora a lungo, la Fed ha anche segnalato che gli acquisti di asset andranno avanti al ritmo sostenuto di 120 miliardi di dollari al mese man mano che la ripresa economica si rafforza. Il segnale che la Fed ha mandato al mercato è che un’inflazione che dovesse temporaneamente rialzare la testa non porterà in nessun caso in una chiusura anticipata del rubinetto dello stimolo monetario, ipotesi che aveva tenuto in ansia gli investitori l’ultimo mese, facendo partire qualche turbolenza sui titoli tecnologici americani ed accelerando la rotazione sui ciclici come energetici e bancari.
Alla fine Jay Powell sembra aver servito al mercato una pietanza gradita, perché ha accompagnato una significativa revisione al rialzo delle stime di crescita con assoluta tranquillità sul versante dell’inflazione, su cui non ha lanciato alcun segnale di allarme, lasciando intendere che il rialzo dei tassi sui Treasury sulle scadenze più lunghe non devono destare preoccupazioni. Il segnale è che nel 2022 la crescita USA dovrebbe accelerare anche rispetto al trend pre-pandemia, ma anche che l’inflazione non darà la scusa per farla deragliare.
Infatti, nonostante l’outlook molto positivo sulla crescita economica, la Fed vede il risveglio dell’inflazione come un movimento tutto sommato modesto e soprattutto destinato solo temporaneamente a ‘bucare’ il target fissato dalla stessa Fed al 2%, in uno scenario molto più positivo di quello temuto da molti investitori. Wall Street ne esce rassicurata, mentre qualche nervosismo persiste sul mercato obbligazionario, visto che alcuni membri della banca centrale cominciano a pensare che il rialzo dei tassi potrebbe iniziare già nel 2023.
LA CRESCITA PIÙ FORTE NON MODIFICA LA POLITICA
La Fed ha lasciato invariata la politica monetaria pur avendo migliorato le proprie previsioni su occupazione e inflazione nei prossimi anni, stimando una disoccupazione in calo al 4,5% per fine anno con un’inflazione al 2,4%. Solo tre mesi fa la Banca Centrale vedeva la disoccupazione al 5% mentre la crescita in termini di PIL era stimata al 4,2%, mentre ora è proiettata dalla stessa Fed al 6,5%. Un’economia che corre più forte non induce tuttavia la Fed a cambiare la politica dei tassi, destinati a restare intorno allo zero almeno fino al 2023.
TASSI FERMI ANCORA A LUNGO
Insieme ai tassi fermi ancora a lungo, la Fed ha anche segnalato che gli acquisti di asset andranno avanti al ritmo sostenuto di 120 miliardi di dollari al mese man mano che la ripresa economica si rafforza. Il segnale che la Fed ha mandato al mercato è che un’inflazione che dovesse temporaneamente rialzare la testa non porterà in nessun caso in una chiusura anticipata del rubinetto dello stimolo monetario, ipotesi che aveva tenuto in ansia gli investitori l’ultimo mese, facendo partire qualche turbolenza sui titoli tecnologici americani ed accelerando la rotazione sui ciclici come energetici e bancari.
POWELL HA SERVITO AL MERCATO UN PIATTO GRADITO
Alla fine Jay Powell sembra aver servito al mercato una pietanza gradita, perché ha accompagnato una significativa revisione al rialzo delle stime di crescita con assoluta tranquillità sul versante dell’inflazione, su cui non ha lanciato alcun segnale di allarme, lasciando intendere che il rialzo dei tassi sui Treasury sulle scadenze più lunghe non devono destare preoccupazioni. Il segnale è che nel 2022 la crescita USA dovrebbe accelerare anche rispetto al trend pre-pandemia, ma anche che l’inflazione non darà la scusa per farla deragliare.
WALL STREET RASSICURATA, UN PO’ MENO L’OBBLIGAZIONARIO
Infatti, nonostante l’outlook molto positivo sulla crescita economica, la Fed vede il risveglio dell’inflazione come un movimento tutto sommato modesto e soprattutto destinato solo temporaneamente a ‘bucare’ il target fissato dalla stessa Fed al 2%, in uno scenario molto più positivo di quello temuto da molti investitori. Wall Street ne esce rassicurata, mentre qualche nervosismo persiste sul mercato obbligazionario, visto che alcuni membri della banca centrale cominciano a pensare che il rialzo dei tassi potrebbe iniziare già nel 2023.
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