FED
La Fed continua a sostenere i mercati azionari e buona parte degli attivi rischiosi
Joseph V. Amato (CIO Equities di Neuberger Berman) ritiene che la conferma dell’orientamento di politica monetaria da parte della banca centrale USA risulti favorevole ai mercati
24 Marzo 2021 16:58
A dicembre, il "dot plot" della Fed, l’illustrazione dei puntini relativi alle stime future che fornisce una visione generale del trend, indicava che i tassi sarebbero rimasti invariati fino alla fine del 2023. Da quel momento, i mercati si sono mossi pensando che l'iniezione di 1.900 miliardi di dollari promossa dall’amministrazione Biden per stimolare la riapertura dell'economia, sia in grado di far salire i tassi di crescita e di inflazione, costringendo la banca centrale a rivedere le proprie posizioni. Il rendimento decennale statunitense ha infatti superato l'1,7% mentre i mercati dei future contemplano diversi rialzi nel 2023.
“La scorsa settimana, la Fed ha incrementato le previsioni di crescita del PIL statunitense nel 2021 dal 4,2% al 6,5% con un calo della disoccupazione al 3,5%. Tuttavia, la traiettoria del suo 'dot plot' non è affatto cambiata, continuando ad indicare tassi invariati per i prossimi tre anni”, fa sapere Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer – Equities di Neuberger Berman. L’atteggiamento della banca centrale statunitense si spiega con la svolta di Powell dello scorso agosto, quando annunciò che la Fed non avrebbe più perseguito un obiettivo di inflazione del 2%, bensì una media del 2% nel lungo periodo. A questo proposito, l’istituto centrale USA prevede che l'inflazione negli Stati Uniti raggiunga il 2,4% quest'anno per poi rallentare al 2% nel 2022
“La Fed può proseguire con il suo approccio vista la natura particolare di questa ripresa, soprattutto se le impennate dell'inflazione riguarderanno i settori dove il rialzo dei prezzi è considerato temporaneo. Basti pensare che, a fronte di molti settori dell'economia ancora in difficoltà, alcuni segmenti del settore tecnologico hanno beneficiato di una crescita straordinaria”, spiega Amato che, inoltre, ricorda come i rendimenti oltre l'1,7% si attestano sui livelli dell'estate del 2019 quando la crescita annuale statunitense sarebbe stata pari al +2,2% mentre quella attesa per quest’anno è stata portata dalla stessa Fed al 6,5%. Secondo lui, ci sarebbe da essere preoccupati se i tassi a lungo termine si mantenessero su livelli storicamente bassi, perché potrebbe significare che il mercato guarda con molto scetticismo alla ripresa economica.
Il manager di Neuberger Berman ritiene infatti che l'attuale quadro di riferimento dei tassi sostenga i mercati azionari. “L’accelerazione del PIL dovrebbe essere accompagnata da un rialzo di oltre il 40% degli utili dell’S&P 500 rispetto al 2020. Ciò implica un total return positivo su base annua, anche se i multipli si riducono sensibilmente”, specifica Amato. Nel frattempo, inoltre, malgrado il continuo rialzo dei rendimenti a lunga scadenza, le azioni growth delle grandi società tecnologiche, che nelle ultime settimane avevano subito qualche pressione, si sono stabilizzate e sono tornate attraenti.
Ma attenzione ai rischi che livelli sostenuti di inflazione superiori al 3% potrebbero creare: i tassi d'inflazione di breakeven a 5 anni degli Stati Uniti, che indicano la proiezione del mercato di quello che sarà il tasso medio annuo di inflazione nei prossimi cinque anni, sembrano muoversi rapidamente in quella direzione. ”Restiamo comunque convinti che la combinazione di politiche monetarie e fiscali continuerà a sostenere i mercati azionari e la maggior parte degli attivi rischiosi”, conclude il CIO Equities di Neuberger Berman.
CRESCITA DEL PIL USA AL 6,5% E LA DISOCCUPAZIONE AL 3,5%
“La scorsa settimana, la Fed ha incrementato le previsioni di crescita del PIL statunitense nel 2021 dal 4,2% al 6,5% con un calo della disoccupazione al 3,5%. Tuttavia, la traiettoria del suo 'dot plot' non è affatto cambiata, continuando ad indicare tassi invariati per i prossimi tre anni”, fa sapere Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer – Equities di Neuberger Berman. L’atteggiamento della banca centrale statunitense si spiega con la svolta di Powell dello scorso agosto, quando annunciò che la Fed non avrebbe più perseguito un obiettivo di inflazione del 2%, bensì una media del 2% nel lungo periodo. A questo proposito, l’istituto centrale USA prevede che l'inflazione negli Stati Uniti raggiunga il 2,4% quest'anno per poi rallentare al 2% nel 2022
I TASSI USA A 10 ANNI ALL’1,7% NON PREOCCUPANO
“La Fed può proseguire con il suo approccio vista la natura particolare di questa ripresa, soprattutto se le impennate dell'inflazione riguarderanno i settori dove il rialzo dei prezzi è considerato temporaneo. Basti pensare che, a fronte di molti settori dell'economia ancora in difficoltà, alcuni segmenti del settore tecnologico hanno beneficiato di una crescita straordinaria”, spiega Amato che, inoltre, ricorda come i rendimenti oltre l'1,7% si attestano sui livelli dell'estate del 2019 quando la crescita annuale statunitense sarebbe stata pari al +2,2% mentre quella attesa per quest’anno è stata portata dalla stessa Fed al 6,5%. Secondo lui, ci sarebbe da essere preoccupati se i tassi a lungo termine si mantenessero su livelli storicamente bassi, perché potrebbe significare che il mercato guarda con molto scetticismo alla ripresa economica.
ATTESO UN RIALZO DEGLI UTILI DELL’S&P 500 DI OLTRE IL 40%
Il manager di Neuberger Berman ritiene infatti che l'attuale quadro di riferimento dei tassi sostenga i mercati azionari. “L’accelerazione del PIL dovrebbe essere accompagnata da un rialzo di oltre il 40% degli utili dell’S&P 500 rispetto al 2020. Ciò implica un total return positivo su base annua, anche se i multipli si riducono sensibilmente”, specifica Amato. Nel frattempo, inoltre, malgrado il continuo rialzo dei rendimenti a lunga scadenza, le azioni growth delle grandi società tecnologiche, che nelle ultime settimane avevano subito qualche pressione, si sono stabilizzate e sono tornate attraenti.
ATTENZIONE AI RISCHI
Ma attenzione ai rischi che livelli sostenuti di inflazione superiori al 3% potrebbero creare: i tassi d'inflazione di breakeven a 5 anni degli Stati Uniti, che indicano la proiezione del mercato di quello che sarà il tasso medio annuo di inflazione nei prossimi cinque anni, sembrano muoversi rapidamente in quella direzione. ”Restiamo comunque convinti che la combinazione di politiche monetarie e fiscali continuerà a sostenere i mercati azionari e la maggior parte degli attivi rischiosi”, conclude il CIO Equities di Neuberger Berman.