Automobili
Ecco perché se scarseggiano i microchip circolano meno auto
Componenti fondamentali di molti prodotti, i microchip stanno attraversando una crisi senza precedenti che si riflette nel settore automobilistico
8 Aprile 2021 09:00
L'allarme è scattato nel dicembre 2020 quando Volkswagen aveva fatto sapere che la produzione di auto sarebbe diminuita di circa 100mila unità a causa delle difficoltà nel reperire i microchip necessari alla realizzazione del prodotto finito. In poco tempo anche altre case automobilistiche come Nissan, Fiat Crysler, Honda, Ford, General Motors, hanno sospeso o tagliato la realizzazione di diverse vetture sottolineando così quanto ormai il settore automotive sia dipendente dai semiconduttori utili per la realizzazione di sistemi di sicurezza, sistemi operativi e monitoraggio, sistemi di controllo remoto, sistemi di comunicazione e di tutti gli apparati elettronici.
Con l'inizio della pandemia e i conseguenti lockdown generalizzati, la produzione di vetture è diminuita in tutto il mondo soprattutto nella prima metà del 2020. Con le riaperture estive e la fiducia riposta nell'arrivo del vaccino, le fabbriche hanno ripreso i lavori ad un ritmo molto più sostenuto anche in vista degli stimoli economici da parte dei governi centrali. Ma anche il settore dei semiconduttori aveva rallentato la sua produzione durante i mesi più caldi della pandemia, e quando la richiesta di microchip è aumentata velocemente nel giro di pochi mesi, le aziende produttrici non sono riuscite a soddisfare la domanda delle case automobilistiche che di colpo si sono trovate con un inventario insufficiente.
Molto spesso per mantenere i costi bassi le case automobilistiche ordinano i materiale in base alle necessità di produzione, per cui si ritrovano a non avere un numero adeguato di scorte in caso di emergenza, come la mancanza di componenti così importanti come i chip. Questo modello di business, vantaggioso in tempi normali, ha generato una crisi senza precedenti in cui ad essere realmente in crisi è il rapporto tra domanda e offerta. In questo caso la domanda supera nettamente l'offerta che non fa in tempo ad adeguarsi alle richieste di mercato. La domanda non parte soltanto dal settore automobilistico perché a dipendere dai semiconduttori c'è anche la produzione di elettrodomestici, dei computer, smartphone, tablet, tv di nuova generazione ed ogni apparecchio elettronico in genere.
Tra i fattori che pesano su questa crisi dei microchip c'è da tenere in considerazione anche la guerra commerciale tra Usa e Cina. Dopo i dazi imposti dall'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, per tagliare i costi ed evitare sanzioni le case automobilistiche non hanno più acquistato prodotti dai fornitori cinesi concentrando tutta la richiesta verso gli altri produttori che, con l'avvento della crisi, non sono riusciti a tenere il passo.
A peggiorare la situazione già grave, anche la crisi che ha colpito i consumatori. Con la perdita di quasi un milione di posti di lavoro, in Italia, in un anno è sceso anche il numero delle immatricolazioni: nel 2020 infatti sono state 1.381.496, il 27,93% in meno rispetto all'anno precedente. Numeri, questi, che danno un'ulteriore misura di quanto questo settore stia soffrendo una crisi senza precedenti.
CORTO CIRCUITO
Con l'inizio della pandemia e i conseguenti lockdown generalizzati, la produzione di vetture è diminuita in tutto il mondo soprattutto nella prima metà del 2020. Con le riaperture estive e la fiducia riposta nell'arrivo del vaccino, le fabbriche hanno ripreso i lavori ad un ritmo molto più sostenuto anche in vista degli stimoli economici da parte dei governi centrali. Ma anche il settore dei semiconduttori aveva rallentato la sua produzione durante i mesi più caldi della pandemia, e quando la richiesta di microchip è aumentata velocemente nel giro di pochi mesi, le aziende produttrici non sono riuscite a soddisfare la domanda delle case automobilistiche che di colpo si sono trovate con un inventario insufficiente.
MAGAZZINO VUOTO
Molto spesso per mantenere i costi bassi le case automobilistiche ordinano i materiale in base alle necessità di produzione, per cui si ritrovano a non avere un numero adeguato di scorte in caso di emergenza, come la mancanza di componenti così importanti come i chip. Questo modello di business, vantaggioso in tempi normali, ha generato una crisi senza precedenti in cui ad essere realmente in crisi è il rapporto tra domanda e offerta. In questo caso la domanda supera nettamente l'offerta che non fa in tempo ad adeguarsi alle richieste di mercato. La domanda non parte soltanto dal settore automobilistico perché a dipendere dai semiconduttori c'è anche la produzione di elettrodomestici, dei computer, smartphone, tablet, tv di nuova generazione ed ogni apparecchio elettronico in genere.
DAZI LETALI
Tra i fattori che pesano su questa crisi dei microchip c'è da tenere in considerazione anche la guerra commerciale tra Usa e Cina. Dopo i dazi imposti dall'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, per tagliare i costi ed evitare sanzioni le case automobilistiche non hanno più acquistato prodotti dai fornitori cinesi concentrando tutta la richiesta verso gli altri produttori che, con l'avvento della crisi, non sono riusciti a tenere il passo.
DATI REALI
A peggiorare la situazione già grave, anche la crisi che ha colpito i consumatori. Con la perdita di quasi un milione di posti di lavoro, in Italia, in un anno è sceso anche il numero delle immatricolazioni: nel 2020 infatti sono state 1.381.496, il 27,93% in meno rispetto all'anno precedente. Numeri, questi, che danno un'ulteriore misura di quanto questo settore stia soffrendo una crisi senza precedenti.
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