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Gestire il rischio legato al cambiamento climatico

In occasione della Giornata della Terra, Chris Wagstaff di Columbia Threadneedle Investments analizza le sfide che gli investitori devono affrontare in tema di sostenibilità

22 Aprile 2021 20:00

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Il tema della Giornata della Terra di quest’anno, istituito dall’Onu nel 1970, è Restore Our Earth. Il programma prevede una tre giorni di iniziative ed eventi virtuali a sostegno del clima e della sostenibilità ambientale, a cui si potrà partecipare in streaming su piattaforme e canali social di earthday.org. Un tema, quello della salvaguardia del pianeta, che ovviamente riguarda anche il mondo della finanza.

LE DOMANDE DA PORSI


Quali sono le domande che gli investitori devono porsi per mettere in atto una politica efficace di gestione del rischio legato al cambiamento climatico? Chris Wagstaff, Responsabile pensioni ed educazione all’investimento di Columbia Threadneedle Investments, ha provato a rispondere elencando i punti principali per gestire quello che, a tutti gli effetti, è considerato un rischio sistemico. Il primo è capire a che punto del processo di costruzione del portafoglio vanno inglobate le considerazioni sulla gestione del rischio legato al cambiamento climatico, e se queste debbano costituire input primari o secondari. La seconda questione riguarda se allineare o meno i portafogli agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, come hanno cominciato a fare molti titolari di attivi, anche in vista di una probabile evoluzione in tale direzione del quadro normativo. Inoltre, secondo Wagstaff, è fondamentale stabilire che aspetto ha la virtuosità.

TRE GRANDI OSTACOLI


I proprietari di attivi, commenta l’esperto di Columbia Threadneedle Investments, devono aggirare tre grandi ostacoli per valutare l’esposizione al carbonio e alle emissioni di gas serra dei loro portafogli. Si tratta di: scarsità di analisi dei dati di qualità sulle emissioni di gas serra di Ambito 1, 2 e, soprattutto, 3; disomogeneità dei dati ESG (ambientali, sociali e di governance), nell’ambito dei quali il rischio climatico è un fattore di rischio chiave della componente “E”; infine le informative carenti delle aziende sulle emissioni di gas serra. L’ultimo punto compromette fortemente l’accuratezza sia dei dati ESG che di quelli sulle emissioni di gas serra compilati dai fornitori di dati e quindi analizzati dai gestori patrimoniali.

SCEGLIERE I VINCITORI


“Adottando idealmente target basati sulla scienza e allineati agli obiettivi di Parigi, i gestori e i proprietari di attivi potranno sostenere in maniera più efficiente i “vincitori”, ossia le imprese dotate delle tecnologie e dei vantaggi competitivi atti a prosperare grazie alla transizione verso un mondo a basse emissioni di carbonio. Potranno inoltre utilizzare queste informazioni per prendere decisioni informate sull’esclusione o l’allontanamento del portafoglio da determinati settori o titoli”, conclude Wagstaff.

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