L'analisi
Bank of America: rischio bolla per l'acciaio
Secondo l'analista Timna Tanners, da quando la ripresa economica ha rilanciato l'industria siderurgica, il prezzo del metallo è insostenibile, ma è un trend destinato a correggersi presto
di Gaia Terzulli 7 Maggio 2021 13:11
Nel 2020 la pandemia ha messo in ginocchio l’industria siderurgica americana arrestando la filiera produttiva e minacciando la sopravvivenza di parte del settore. Ma da quando la ripresa ha rimesso in moto il comparto, il boom dell’acciaio è inarrestabile.
Tanto che Timna Tanners, analista finanziaria di Bank of America, ha parlato a CNN Business di una “bolla di breve durata”. Una parola di norma evitata dai suoi colleghi, ma che in questo caso pare “particolarmente appropriata”. Dopo aver toccato il fondo di circa 460 dollari nel 2020, ora negli Stati Uniti le bobine d’acciaio laminato a caldo si aggirano attorno ai 1.500 dollari alla tonnellata, cifra record che quasi triplica quella dell’anno scorso, si legge su CNN.
E il riflesso sui titoli è lampante. US Steel, che lo scorso marzo ha sfiorato la bancarotta, in 12 mesi è schizzato del 200%. La società siderurgica Nucor (NUE) ha visto i prezzi delle azioni aumentare del 76% solo nel 2021.
Un fenomeno, osserva Tanners, che comunque non durerà a lungo. In un rapporto scritto di recente dall'analista, il cui titolo è “La bolla azionaria dell’acciaio”, si legge che l’impennata dei prezzi del metallo andrà verosimilmente incontro a una “correzione” e che “spesso, quando questa correzione si verifica, è eccessiva”. Dello stesso parere è Phil Gibbs, analista di KeyBanc Capital Markets per le azioni dei metalli, secondo cui il prezzo dell’acciaio ha ormai raggiunto un livello insostenibile. “È come se il petrolio costasse 170 dollari al barile: a un certo punto la gente direbbe ‘Non guido più, prendo l’autobus’”, ha riferito Gibbs a CNN Business.
La flessione a cui i titoli del comparto potrebbero andare incontro si spiegherebbe anche alla luce della lunga agonia produttiva dovuta alla pandemia. US Steel, per esempio, è particolarmente esposta al crollo delle azioni perché ha dovuto indebitarsi per aggiornare i suoi impianti e far fronte alla ripresa produttiva.
Ciò non toglie, sottolinea Tanners, che gli investitori continuino a lasciarsi attrarre dalle azioni dell’acciaio, dato che, al momento, l’industria sta generando profitti. Secondo Citigroup, il settore dell’acciaio piatto nordamericano dovrebbe registrare guadagni record nel 2021. Perciò, chi dà per certa la flessione fisiologica dei prezzi – si legge su CNN – potrebbe sottovalutare la forza della ripresa economica globale. Se il boom delle azioni perdurasse, la domanda del metallo aumenterebbe e i prezzi rimarrebbero alti.
Sull’andamento dei titoli pende, poi, il tema dei dazi. Nel 2018, per rilanciare l’industria americana, l’amministrazione Trump tassò la maggior parte dell’acciaio importato. Se Biden riducesse anche di poco tali tariffe, allevierebbe i vincoli di fornitura dell’acciaio generando ripercussioni sui prezzi. Secondo Tanners, questo scenario potrebbe concretizzarsi nei prossimi 12 mesi.
L'ANALISI DI BANK OF AMERICA
Tanto che Timna Tanners, analista finanziaria di Bank of America, ha parlato a CNN Business di una “bolla di breve durata”. Una parola di norma evitata dai suoi colleghi, ma che in questo caso pare “particolarmente appropriata”. Dopo aver toccato il fondo di circa 460 dollari nel 2020, ora negli Stati Uniti le bobine d’acciaio laminato a caldo si aggirano attorno ai 1.500 dollari alla tonnellata, cifra record che quasi triplica quella dell’anno scorso, si legge su CNN.
IL RIFLESSO DELL'AUMENTO DEI PREZZI SUI TITOLI
E il riflesso sui titoli è lampante. US Steel, che lo scorso marzo ha sfiorato la bancarotta, in 12 mesi è schizzato del 200%. La società siderurgica Nucor (NUE) ha visto i prezzi delle azioni aumentare del 76% solo nel 2021.
UN TREND DESTINATO A INVERTIRSI
Un fenomeno, osserva Tanners, che comunque non durerà a lungo. In un rapporto scritto di recente dall'analista, il cui titolo è “La bolla azionaria dell’acciaio”, si legge che l’impennata dei prezzi del metallo andrà verosimilmente incontro a una “correzione” e che “spesso, quando questa correzione si verifica, è eccessiva”. Dello stesso parere è Phil Gibbs, analista di KeyBanc Capital Markets per le azioni dei metalli, secondo cui il prezzo dell’acciaio ha ormai raggiunto un livello insostenibile. “È come se il petrolio costasse 170 dollari al barile: a un certo punto la gente direbbe ‘Non guido più, prendo l’autobus’”, ha riferito Gibbs a CNN Business.
LE RIPERCUSSIONI DELLA PANDEMIA SUI TITOLI DELL'ACCIAIO
La flessione a cui i titoli del comparto potrebbero andare incontro si spiegherebbe anche alla luce della lunga agonia produttiva dovuta alla pandemia. US Steel, per esempio, è particolarmente esposta al crollo delle azioni perché ha dovuto indebitarsi per aggiornare i suoi impianti e far fronte alla ripresa produttiva.
GUADAGNI RECORD ATTESI PER L'ACCIAIO PIATTO
Ciò non toglie, sottolinea Tanners, che gli investitori continuino a lasciarsi attrarre dalle azioni dell’acciaio, dato che, al momento, l’industria sta generando profitti. Secondo Citigroup, il settore dell’acciaio piatto nordamericano dovrebbe registrare guadagni record nel 2021. Perciò, chi dà per certa la flessione fisiologica dei prezzi – si legge su CNN – potrebbe sottovalutare la forza della ripresa economica globale. Se il boom delle azioni perdurasse, la domanda del metallo aumenterebbe e i prezzi rimarrebbero alti.
LA QUESTIONE DAZI
Sull’andamento dei titoli pende, poi, il tema dei dazi. Nel 2018, per rilanciare l’industria americana, l’amministrazione Trump tassò la maggior parte dell’acciaio importato. Se Biden riducesse anche di poco tali tariffe, allevierebbe i vincoli di fornitura dell’acciaio generando ripercussioni sui prezzi. Secondo Tanners, questo scenario potrebbe concretizzarsi nei prossimi 12 mesi.
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