disoccupazione
Effetto lavoro precario: il 50% degli under 35 vive ancora con i genitori
Lo dice un report realizzato dal Consiglio nazionale dei giovani insieme a Eures: il 33,5% dei ragazzi non può permettersi una famiglia
17 Maggio 2021 16:27
Autonomia: questa sconosciuta, almeno per gli under 35 italiani. La strada per la piena indipendenza economica è ancora lunga per loro, stando a un report realizzato dal Consiglio nazionale dei giovani in collaborazione con Eures, il portale europeo della mobilità professionale.
Lo studio indaga condizioni e prospettive occupazionali, retributive e contributive di ragazze e ragazzi con meno di 35 anni e offre un quadro molto poco confortante: il 50,3% di loro vive ancora con i propri genitori, mentre circa quattro giovani su dieci (37,9%) abitano da soli o convivono insieme al partner.
Tra coloro che possono contare su un lavoro stabile, il 56,3% ha creato un nucleo familiare, scenario ancora lontano per il 33,5% dei coetanei. Colpa della discontinuità lavorativa e delle basse retribuzioni, che impediscono a troppi ragazzi di affrancarsi da mamma e papà.
Il loro percorso post universitario è a dir poco impervio, secondo quanto emerge dal report. Nei cinque anni successivi al completamento degli studi, poco più di un giovane su tre (il 37,2%) può contare su un lavoro stabile. Il 26% è un precario con contratto a termine e un quarto degli under 35 (il 23,7%) risulta disoccupato. Il 13,1%, infine, è uno studente-lavoratore.
Un quadro allarmante su cui l’emergenza sanitaria non può non aver influito: “Nel nostro Paese la discontinuità lavorativa è arrivata a rappresentare una condizione strutturale del mercato del lavoro e il fenomeno della precarizzazione, destinato ad aumentare alla luce della crisi post pandemica, investe inevitabilmente la qualità della vita”, sostiene Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani. “Le conseguenze sulla dimensione retributiva dei nostri ragazzi sono significative, anche a causa di un sistema pensionistico messo a rischio dalle passate generazioni”.
LA METÀ VIVE ANCORA CON MAMMA E PAPÀ
Lo studio indaga condizioni e prospettive occupazionali, retributive e contributive di ragazze e ragazzi con meno di 35 anni e offre un quadro molto poco confortante: il 50,3% di loro vive ancora con i propri genitori, mentre circa quattro giovani su dieci (37,9%) abitano da soli o convivono insieme al partner.
DISCONTINUITÀ E STIPENDI BASSI
Tra coloro che possono contare su un lavoro stabile, il 56,3% ha creato un nucleo familiare, scenario ancora lontano per il 33,5% dei coetanei. Colpa della discontinuità lavorativa e delle basse retribuzioni, che impediscono a troppi ragazzi di affrancarsi da mamma e papà.
IL PRECARIATO POST UNIVERSITARIO
Il loro percorso post universitario è a dir poco impervio, secondo quanto emerge dal report. Nei cinque anni successivi al completamento degli studi, poco più di un giovane su tre (il 37,2%) può contare su un lavoro stabile. Il 26% è un precario con contratto a termine e un quarto degli under 35 (il 23,7%) risulta disoccupato. Il 13,1%, infine, è uno studente-lavoratore.
IL COLPO DI GRAZIA DATO DALLA PANDEMIA
Un quadro allarmante su cui l’emergenza sanitaria non può non aver influito: “Nel nostro Paese la discontinuità lavorativa è arrivata a rappresentare una condizione strutturale del mercato del lavoro e il fenomeno della precarizzazione, destinato ad aumentare alla luce della crisi post pandemica, investe inevitabilmente la qualità della vita”, sostiene Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani. “Le conseguenze sulla dimensione retributiva dei nostri ragazzi sono significative, anche a causa di un sistema pensionistico messo a rischio dalle passate generazioni”.
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