Capital Group
Azionario, i megatrend cancellano il confine tra "value" e "growth"
Capital Group fa gli esempi di bancari e energetici alle prese con fintech e rinnovabili e di una digitalizzazione sempre più pervasiva e infrasettoriale per mettere in discussione lo schema della rotazione
26 Maggio 2021 18:30
I rendimenti costantemente deboli sulle azioni value nell'ultimo decennio hanno spinto molti investitori a riconsiderare le strategie. Dalla crisi finanziaria globale, per ben otto volte le azioni value hanno sovraperformato le controparti growth nell'arco di un mese o più, ma questi movimenti non sono sfociati in un ritorno in auge dei value e non si può prevedere se l'attuale ciclo durerà. Nisha Thakrar, Specialista di Capital Group, ha identificato quattro cambiamenti di lungo corso che hanno contribuito ad aumentare i rischi all'interno della dinamica value-growth, ritenendo che gli sviluppi di mercato potrebbero andare ben oltre una semplice rotazione. Invece di posizionarsi per cogliere la direzione della rotazione, l’esperta di Capital Group pensa che possa essere più conveniente spaziare nell'intero universo growth e value per identificare i titoli che possono generare reddito e apprezzamento del capitale.
Thakrar parte dalla considerazione che i settori ad alto tasso di titoli value sono in calo strutturale, come banche e energetici, i primi penalizzati da tassi bassi, regolamentazioni e irruzione del fintech, e i secondi dall'attenzione crescente degli investitori alle questioni ESG, il che potrebbe però anche fare da catalizzatore per una transizione energetica più decisa. L’esperta di Capital Group analizza poi la quarta rivoluzione industriale della digitalizzazione, che ha diviso vincitori e vinti. I Big Tech hanno aperto la strada con progressi tecnologici chiave, ma la trasformazione digitale è ancora all’inizio. Il mercato globale dell'e-commerce vale 4.000 miliardi di dollari ma è ancora solo il 18% delle vendite al dettaglio del 2020.
Il Covid ha accelerato le vendite online raddoppiandone il tasso di crescita medio storico. Anche i confini dell'industria possono diventare più sfumati e chi ha già iniziato a diversificare fuori dal settore principale ha visto i ricavi crescere del 25% in più rispetto alla media del settore, evidenziando i limiti delle etichette di value e growth. Anche il ventaglio della composizione settoriale si è ridotto e solo alcuni settori come le banche consistono quasi interamente di titoli value registrando un calo del peso sull’economia, mentre l'hardware tecnologico è salito fino al 9,0% dell'indice di crescita globale. Questo secondo Thakrar suggerisce che i cambiamenti secolari nell'industria sono diventati più influenti per i rendimenti.
Infine, la crescita dei beni immateriali ha reso sempre più complesso determinare il valore intrinseco di un’azienda. Nell’azionario statunitense la proporzione di asset intangibili rispetto a quelli tangibili è aumentata del 40%. Gli asset intangibili, come il marchio, la fedeltà dei clienti e la ricerca e sviluppo, sono valutati oggi in modo non omogeneo dalle regole contabili, ma con la tecnologia sempre più pervasiva è probabile che diventino la componente maggiore delle attività di molte aziende. Un quadro classico value-growth, che separa i titoli in base a metriche di valutazione che non catturano completamente il modo in cui un'azienda crea valore, secondo Thakrar non è utile agli investitori che cercano vincitori a lungo termine.
Secondo l’analisi di Capital Group tutti questi cambiamenti secolari fanno dubitare che si possa ancora contare su di rotazione tra value e growth in un futuro complesso in cui le banche reagiscono alla minaccia delle fintech, le società energetiche compiono la transizione verso le rinnovabili, i modelli di business sono rivoluzionati dalla digitalizzazione, la composizione settoriale cambia e l'aumento dei beni immateriali mette in discussione i parametri di valutazione.
La conclusione di Thakrar è che il confine tra investimento value e growth diventa sempre più sfumato e di conseguenza è più difficile continuare a considerare le azioni growth e value come nettamente distinte, mentre gli investitori dovrebbero cercare in entrambi gli universi per individuare i titoli che meglio si confanno ai loro obiettivi di reddito e apprezzamento del capitale.
CALO STRUTTURALE DEI SETTORI VALUE
Thakrar parte dalla considerazione che i settori ad alto tasso di titoli value sono in calo strutturale, come banche e energetici, i primi penalizzati da tassi bassi, regolamentazioni e irruzione del fintech, e i secondi dall'attenzione crescente degli investitori alle questioni ESG, il che potrebbe però anche fare da catalizzatore per una transizione energetica più decisa. L’esperta di Capital Group analizza poi la quarta rivoluzione industriale della digitalizzazione, che ha diviso vincitori e vinti. I Big Tech hanno aperto la strada con progressi tecnologici chiave, ma la trasformazione digitale è ancora all’inizio. Il mercato globale dell'e-commerce vale 4.000 miliardi di dollari ma è ancora solo il 18% delle vendite al dettaglio del 2020.
L’ACCELERAZIONE DELLA PANDEMIA
Il Covid ha accelerato le vendite online raddoppiandone il tasso di crescita medio storico. Anche i confini dell'industria possono diventare più sfumati e chi ha già iniziato a diversificare fuori dal settore principale ha visto i ricavi crescere del 25% in più rispetto alla media del settore, evidenziando i limiti delle etichette di value e growth. Anche il ventaglio della composizione settoriale si è ridotto e solo alcuni settori come le banche consistono quasi interamente di titoli value registrando un calo del peso sull’economia, mentre l'hardware tecnologico è salito fino al 9,0% dell'indice di crescita globale. Questo secondo Thakrar suggerisce che i cambiamenti secolari nell'industria sono diventati più influenti per i rendimenti.
BENI IMMATERIALI SEMPRE PIÙ "PESANTI"
Infine, la crescita dei beni immateriali ha reso sempre più complesso determinare il valore intrinseco di un’azienda. Nell’azionario statunitense la proporzione di asset intangibili rispetto a quelli tangibili è aumentata del 40%. Gli asset intangibili, come il marchio, la fedeltà dei clienti e la ricerca e sviluppo, sono valutati oggi in modo non omogeneo dalle regole contabili, ma con la tecnologia sempre più pervasiva è probabile che diventino la componente maggiore delle attività di molte aziende. Un quadro classico value-growth, che separa i titoli in base a metriche di valutazione che non catturano completamente il modo in cui un'azienda crea valore, secondo Thakrar non è utile agli investitori che cercano vincitori a lungo termine.
LA ROTAZIONE NON È PIÙ UN TEMA
Secondo l’analisi di Capital Group tutti questi cambiamenti secolari fanno dubitare che si possa ancora contare su di rotazione tra value e growth in un futuro complesso in cui le banche reagiscono alla minaccia delle fintech, le società energetiche compiono la transizione verso le rinnovabili, i modelli di business sono rivoluzionati dalla digitalizzazione, la composizione settoriale cambia e l'aumento dei beni immateriali mette in discussione i parametri di valutazione.
CERCARE IN ENTRAMBI GLI UNIVERSI
La conclusione di Thakrar è che il confine tra investimento value e growth diventa sempre più sfumato e di conseguenza è più difficile continuare a considerare le azioni growth e value come nettamente distinte, mentre gli investitori dovrebbero cercare in entrambi gli universi per individuare i titoli che meglio si confanno ai loro obiettivi di reddito e apprezzamento del capitale.