BCE
Perché può essere a rischio l’indipendenza delle banche centrali
La vittoria, faticosamente ottenuta, sul controllo della volatilità dei prezzi al consumo è frutto del ruolo da 40 anni delle banche centrali la cui credibilità per Neuberger Berman potrebbe però essere messa a dura prova
26 Maggio 2021 19:00
Le banche centrali potrebbero perdere la propria credibilità. E questo non farebbe che aumentare le possibilità di un’interferenza da parte del mondo politico con una conseguente minaccia alla vittoria, ottenuta dopo 40 anni, sul controllo della volatilità dei prezzi al consumo. Lo segnala Brad Tank, Chief Investment Officer – Fixed Income di Neuberger Berman, alla luce della reazione accomodante e coordinata delle principali banche centrali rispetto al recente incremento dell'inflazione.
Secondo il manager, un solido indizio va ricercato nell'atteggiamento della Fed che, sottintende la necessità di tassi d'interesse prossimi allo zero. “L’inflazione può diventare un problema se la banca centrale USA lascia surriscaldare l'economia mentre se il carovita inaspettato viene stroncato sul nascere, vengono smentite le dichiarazioni rassicuranti di questi giorni della Fed, spingendo i mercati nel dubbio” specifica Tank.
Per spiegare un secondo motivo per cui le banche centrali potrebbero perdere la propria credibilità, Tank ricorre a Mervyn King. Secondo l’ex governatore della Banca d’Inghilterra, è vero che le banche centrali sono in prima fila per stabilizzare i mercati nei momenti di massima emergenza, ma il loro ruolo nell'attuale crisi appare tutt’altro che definito. Questa recessione non è stata ciclica, ma una battuta d’arresto temporanea conseguente a decisioni governative volte a contenere la pandemia da coronavirus. “Tagliare i tassi non convincerà le persone a tornare a teatro o nei ristoranti durante una pandemia. Tocca ai governi gestire questo aspetto” puntualizza Tank.
Per non parlare dei cambiamenti climatici. “Il rischio climatico come uno dei fattori presenti nelle considerazioni macroprudenziali della Banca d'Inghilterra ha senso ma inserire i criteri per la salvaguardia del clima nelle decisioni in tema di quantitative easing, come annunciato nei piani della BCE e della Riksbank sembra oltrepassare la soglia politica” riferisce il manager di Neuberger Berman. Tank, inoltre, cita la nuova policy della Fed secondo la quale la piena occupazione è un obiettivo ampio e inclusivo. L’attuale presidente della banca centrale USA, Jerome Powell, intende infatti riottenere gli otto milioni di posti di lavoro persi con la pandemia.
Il quadro d’insieme denota come le pressioni inflazionistiche siano entrate in conflitto con l'impegno formale della Fed, risalente agli anni 40, di rispondere alle esigenze belliche fissando un tetto ai rendimenti Treasury nel lungo termine. “Il braccio di ferro tra governo e banca centrale ha portato alla separazione dei poteri con il Treasury-Federal Reserve Accord, che ha infine permesso al presidente della Fed, Paul Volcker, all’inizio degli anni 80 di battere l'inflazione con vigorosi rialzi dei tassi. Il suo successore Alan Greenspan, ha proseguito il lavoro puntando però su un mandato della Fed, definito in modo chiaro, fortemente regolamentato e comunicato in modo trasparente. Un approccio più in linea con le aspettative di mercato e che, soprattutto, ha impedito ai governi di trovare scuse per ribadire un'influenza eccessiva” sottolinea Tank.
Oggi sembra emergere il pericolo che le banche centrali stiano interpretando il proprio mandato oltre l’obiettivo iniziale. “Spesso non dispongono degli strumenti adeguati per mettere in pratica aspetti rilevanti di questi nuovi obiettivi. Questo implica un potenziale non raggiungimento dei traguardi che inciderebbe in modo negativo sulla loro credibilità. Un motivo sufficiente per mettere in discussione la loro indipendenza” conclude il CIO Fixed Income di Neuberger Berman
L’ATTEGGIAMENTO DELLA FED
Secondo il manager, un solido indizio va ricercato nell'atteggiamento della Fed che, sottintende la necessità di tassi d'interesse prossimi allo zero. “L’inflazione può diventare un problema se la banca centrale USA lascia surriscaldare l'economia mentre se il carovita inaspettato viene stroncato sul nascere, vengono smentite le dichiarazioni rassicuranti di questi giorni della Fed, spingendo i mercati nel dubbio” specifica Tank.
MERVYN KING, L’EX GOVERNATORE DELLA BANCA D’INGHILTERRA
Per spiegare un secondo motivo per cui le banche centrali potrebbero perdere la propria credibilità, Tank ricorre a Mervyn King. Secondo l’ex governatore della Banca d’Inghilterra, è vero che le banche centrali sono in prima fila per stabilizzare i mercati nei momenti di massima emergenza, ma il loro ruolo nell'attuale crisi appare tutt’altro che definito. Questa recessione non è stata ciclica, ma una battuta d’arresto temporanea conseguente a decisioni governative volte a contenere la pandemia da coronavirus. “Tagliare i tassi non convincerà le persone a tornare a teatro o nei ristoranti durante una pandemia. Tocca ai governi gestire questo aspetto” puntualizza Tank.
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Per non parlare dei cambiamenti climatici. “Il rischio climatico come uno dei fattori presenti nelle considerazioni macroprudenziali della Banca d'Inghilterra ha senso ma inserire i criteri per la salvaguardia del clima nelle decisioni in tema di quantitative easing, come annunciato nei piani della BCE e della Riksbank sembra oltrepassare la soglia politica” riferisce il manager di Neuberger Berman. Tank, inoltre, cita la nuova policy della Fed secondo la quale la piena occupazione è un obiettivo ampio e inclusivo. L’attuale presidente della banca centrale USA, Jerome Powell, intende infatti riottenere gli otto milioni di posti di lavoro persi con la pandemia.
DA PAUL VOLCKER A ALAN GREENSPAN
Il quadro d’insieme denota come le pressioni inflazionistiche siano entrate in conflitto con l'impegno formale della Fed, risalente agli anni 40, di rispondere alle esigenze belliche fissando un tetto ai rendimenti Treasury nel lungo termine. “Il braccio di ferro tra governo e banca centrale ha portato alla separazione dei poteri con il Treasury-Federal Reserve Accord, che ha infine permesso al presidente della Fed, Paul Volcker, all’inizio degli anni 80 di battere l'inflazione con vigorosi rialzi dei tassi. Il suo successore Alan Greenspan, ha proseguito il lavoro puntando però su un mandato della Fed, definito in modo chiaro, fortemente regolamentato e comunicato in modo trasparente. Un approccio più in linea con le aspettative di mercato e che, soprattutto, ha impedito ai governi di trovare scuse per ribadire un'influenza eccessiva” sottolinea Tank.
IN DISCUSSIONE L’INDIPENDENZA DELLE BANCHE CENTRALI
Oggi sembra emergere il pericolo che le banche centrali stiano interpretando il proprio mandato oltre l’obiettivo iniziale. “Spesso non dispongono degli strumenti adeguati per mettere in pratica aspetti rilevanti di questi nuovi obiettivi. Questo implica un potenziale non raggiungimento dei traguardi che inciderebbe in modo negativo sulla loro credibilità. Un motivo sufficiente per mettere in discussione la loro indipendenza” conclude il CIO Fixed Income di Neuberger Berman