Capital Group

L'inflazione negli Usa può spingere la Federal Reserve a ridurre gli stimoli

Capital Group fa il punto sulle prospettive inflazionistiche Usa e globali e vede aumentata la probabilità che la Fed riduca gli acquisti di asset prima del previsto, ritoccando i tassi

31 Maggio 2021 14:36

financialounge -  Capital Group daily news Eurozona FED inflazione Scenari USA
L'inflazione Usa ha sorpreso al rialzo in aprile anche a livello di indice ‘core’, che esclude alimentari ed energia ed è molto guardato dalla Fed, che nei prossimi mesi si spingerà probabilmente ben oltre il 2,25% restando a quel livello per un periodo prolungato. In pratica viene raggiunto l'obiettivo della Federal Reserve, anche se mancano ancora importanti passi avanti dell'occupazione, e cresce la probabilità che la banca centrale riduca gli acquisti di asset prima del previsto. I rendimenti nella parte centrale della curva dei Treasury, tra 5-7 anni, dovrebbe anticipare il trend, e forzare la stessa Fed a variare la tempistica di rialzo dei tassi di interesse, attualmente previsto non prima del 2023.

DATI ANCORA TROPPO VOLATILI


Lo sostiene un commento di Jared Franz, economista di Capital Group, aggiungendo però che i dati sono ancora troppo volatili e le prospettive troppo incerte perché la Fed possa procedere a importanti aggiustamenti. Ma la situazione potrebbe cambiare, e a fronte di solidi dati sull'occupazione e degli stimoli fiscali, in aggiunta a un'inflazione core che dovesse attestarsi sopra il 2,5%, secondo l’esperto di Capital Group la Fed inizierebbe il tapering e aumenterebbe i tassi prima del previsto. Qualche indicazione dovrebbe arrivare dal FOMC il 16 giugno.

LE BANCHE CENTRALI DI CANADA, REGNO UNITO E UE


Allargando lo sguardo al resto del pianeta, Franz osserva che Bank of England e Bank of Canada hanno già annunciato il tapering, con la prima che prevede una forte ripresa economica, mentre l'aumento dei prezzi delle materie prime a livello globale sta incoraggiando le società ad alzare i prezzi. Anche la Bce potrebbe ridurre gli acquisti PEPP, dato che le pressioni inflazionistiche dell'Eurozona sono aumentate, anche se non è chiaro quanto temporaneamente. In seno alla Bce ci sono posizioni favorevoli a preparare i mercati al ritiro del PEPP, ma per ora ci sembrano margini di compromesso.

IN GIAPPONE NESSUNA TENSIONE


Altrove nel mondo sviluppato, Franz sottolinea che l'inflazione è lontana dall'obiettivo principale del 2% in Giappone, sia a causa dell'output gap sia per le iniziative governative di stimolo, e di conseguenza Bank of Japan dovrebbe mantenere la politica accomodante. Attese di inflazione superiore alle previsioni sono presenti anche nei Mercati Emergenti, dove ha giocato la combinazione tra rialzo dei prezzi delle materie prime, effetti di base, e pressioni sui costi dovute alla debolezza delle valute e strozzature dell'offerta

SORPRESE AL RIALZO IN MOLTI ALTRI PAESI


Dati su prezzi al consumo superiori alle attese sono usciti in Messico, Brasile, Cile, Colombia, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, mentre l'inflazione dei prezzi alla produzione ha sorpreso al rialzo in Cina. Questo ha indotto le banche centrali di Russia e Brasile ad iniziare ad aumentare i tassi di riferimento, la prima di 25 punti base a marzo e di altri 50 ad aprile, mentre la seconda ha aumentato i tassi di riferimento di 75 punti a marzo.

Trending