antiriciclaggio

Il Fisco europeo aumenta controlli su contante, oro, gioielli e barche

Stretta anti furbetti in arrivo? Le autorità fiscali dei Paesi Ue dovrebbero scambiare automaticamente un numero più ampio di informazioni relative a voci di reddito non finanziario

1 Giugno 2021 13:09

financialounge -  antiriciclaggio fisco Parlamento Ue tasse
Vita sempre più dura per i furbetti del Fisco. Secondo una risoluzione approvata giovedì dalla commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo, le autorità fiscali dei Paesi Ue dovrebbero scambiare automaticamente un numero più ampio di informazioni relative a voci di reddito non finanziario. Vediamo quali sono e che tipo di beni riguardano.

ORO, GIOIELLI E YACHT


Lo scambio di dati fiscali è allargato a proprietà di yacht e jet privati. La risoluzione è una dichiarazione non vincolante su ciò che il Parlamento europeo vuole dalla revisione della direttiva sulla cooperazione amministrativa in materia fiscale (Dac, 2011/16/Ue), approvata in prima istanza il 15 febbraio 2011 e ora arrivata alla settima revisione. Secondo l’ultima risoluzione approvata dalla commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo, lo scambio di informazioni fiscali riguarderebbe anche i titolari effettivi di immobili e società, i contanti, arte, oro e gioielli custoditi in cassette di sicurezza, porti franchi o depositi doganali.

CRIPTO NEL MIRINO


La Commissione proporrà presto l’ottava revisione che interesserà lo scambio delle informazioni relative al reddito da criptovalute. Sulla tassazione che riguarda il reddito da criptovalute c’è ancora poca chiarezza. Il Bitcoin è considerato dal Fisco come una normale valuta internazionale, poco importa che sia “virtuale”. Di conseguenza è soggetto alla consueta tassazione riservata alle rendite finanziarie, con le plusvalenze che sono decurtate del 26 per cento di capital gain.

DIFFICILMENTE TRACCIABILE


Il Bitcoin non è però sempre tracciabile e, quindi, applicare la tassazione non è un processo che avviene in automatico. Si tratta, infatti, di uno strumento finanziario nuovo e non tracciabile con i soliti sistemi fiscali poiché viene scambiato tramite blockchain, più difficilmente verificabile dal Fisco. Ecco perché anche il Parlamento Ue vorrebbe ampliare la direttiva sullo scambio di informazioni finanziarie, includendo anche quelle relative al reddito da criptovalute.

“OBIETTIVO FRENARE LA FRODE”


Il quadro Dac “è stato continuamente migliorato per ampliare la portata dello scambio di informazioni al fine di frenare la frode, l’evasione e l’elusione fiscale”, stabilisce la risoluzione. “Tuttavia, alcuni tipi di reddito e di attività sono ancora esclusi dal campo di applicazione, il che presenta un rischio di elusione degli obblighi fiscali”. Nel documento, nello specifico, si sottolinea che l’efficacia del Dac1 (scambio di informazioni su reddito da lavoro, pensioni, prodotti di assicurazione sulla vita e beni immobili) è limitata: gli Stati membri hanno l’obbligo minimo di dichiarare solo due categorie di reddito, e auspica che la Commissione renda obbligatoria la dichiarazione di tutte le categorie.

POCHE INFORMAZIONI


L’obiettivo è quello di rendere i controlli del Fisco più efficaci, anche tra Paesi dell’Eurozona. Il Parlamento indica con “grande preoccupazione” che le informazioni sono sottodichiarate e che quelle che vengono comunicate sono sottoutilizzate, questo avviene perché mancano i controlli. La Commissione e gli Stati membri, quindi, dovrebbero istituire un quadro comune per misurare l’impatto e i costi-benefici della Dac.

LE NORME ANTIRICICLAGGIO


I benefici, in particolare, dipendono dalle norme antiriciclaggio che ogni governo nazionale adotta. Nel documento viene evidenziata l’insufficiente attuazione delle direttive antiriciclaggio “in in numero molto significativo di Stati membri” come “preoccupante”. Senza “un reporting coerente delle informazioni sulla proprietà effettiva richieste dalle norme antiriciclaggio”, l'efficacia della Dac “rimarrà gravemente limitata”. Servirà però ancora del tempo per ampliare lo scambio di informazioni fiscali tra i Paesi Ue. La Commissione e gli Stati membri, infatti, ad eccezione di Finlandia e Svezia, hanno deciso di rifiutare l’accesso ai dati in loro possesso.

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