conti correnti

Dare valore alla liquidità: un obiettivo che è diventato una necessità

La liquidità sui conti correnti degli italiani ha raggiunto livelli record, ma tenere i risparmi fermi significa perdere potere d'acquisto a causa dell'inflazione

3 Giugno 2021 09:44

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Secondo l’ultima ricerca pubblicata dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI), nel 2020 la liquidità depositata sui conti correnti italiani ha raggiunto il massimo storico, toccando i 2.000 miliardi di euro circa tra conti correnti e depositi. In particolare, nel solo 2020, i risparmi lasciati sui conti sono aumentati di oltre 133 miliardi di euro.

IL CONTO CORRENTE NON BASTA


Una somma imponente, che dall’anno scorso è cresciuta del 7%. Complice l’attuale contesto di crisi post Covid-19, la maggior parte delle famiglie italiane preferisce “conservare” il proprio denaro. Tuttavia mantenere i risparmi bloccati sui conti correnti non è la scelta più corretta da fare, soprattutto se diventa uno “stile” di investimento alternativo. Molti pensano che immobilizzare denaro in strumenti infruttiferi (come i conti correnti) sia l’opzione migliore per difendersi dalla volatilità dei mercati e dall’incertezza sul proprio futuro. Certo, il conto corrente è sempre stato l’emblema del “risparmio sicuro” e liquido, un po’ come un piccolo grande salvadanaio dove poter mettere anche i frutti del lavoro di una vita. Il problema è che, così facendo, i risparmi non solo non crescono, ma col tempo perdono persino valore.

L'EFFETTO DELL'INFLAZIONE


La responsabile di questo processo è l’inflazione, ossia l’aumento prolungato del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo. Un fenomeno che ha l’effetto di “erodere” il potere d'acquisto della moneta in modo costante, nel medio e lungo periodo. Inoltre, i conti correnti tradizionali costano: non solo in termini di spese fisse, come i canoni mensili, ma anche sotto il profilo delle tasse annuali, se la giacenza media annua è superiore a 5.000 euro. La “tassa occulta” dell’inflazione: anche solo sotto-stimandola all’1% annuo per la media del prossimo decennio, avremo un 10% abbondante di perdite accusate. Nel giro di 10 anni, una giacenza di 10.000 euro avrà lo stesso potere d’acquisto di 9.000 euro oggi, per via dell’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione. In pratica, nel medio periodo il correntista avrebbe “perso” 1.000 euro. Se pensiamo che lo scorso aprile la Banca Centrale Europea ha previsto un aumento dell'1,6% dell'inflazione nel 2021 (+1,3% nel 2022 e +1,5% nel 2023) è facile immaginare un calo ancora maggiore del valore reale delle somme lasciate sui conti correnti.

LA SOLUZIONE DI EUROMOBILIARE SGR


Se una volta poteva avere senso lasciare il denaro fermo sul proprio conto corrente, oggi è impensabile affrontare l’incertezza del futuro rimanendo immobili; è importante però investire in prodotti finanziari coerenti con il proprio orizzonte temporale e profilo di rischio. Un profilo di rischio contenuto, un orizzonte temporale di breve-medio termine, una strategia il cui focus è l’investimento in titoli a tasso variabile dell’area Euro che tendenzialmente si apprezzano in un contesto di crescita e rialzo dei tassi di interesse, sono gli elementi che caratterizzano Floating Rate, il prodotto della gamma Euromobiliare AM SGR pensato per l’investitore che vuole dare valore alla liquidità di conto corrente, difendendosi dalla perdita del potere di acquisto. Il team di gestione seleziona emittenti di elevato standing creditizio, potendo utilizzare anche strumenti derivati per una gestione efficiente del portafoglio. Con l’obiettivo di dare valore alle somme investite, il pricing risulta essere fortemente competitivo in ottica win-win con l’investitore.

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