BlueBay Asset Management
Ecco come proteggere i portafogli da un aumento dell’inflazione
BlueBay Asset Management accende il faro sulle prospettive dei prezzi al consumo e suggerisce una short duration e asset come commodity e debito emergente
8 Giugno 2021 19:00
Le prospettive sull’inflazione nel lungo periodo sono al centro del dibattito tra gli investitori, che cercano di capire se ci troviamo all’inizio di un nuovo regime inflazionistico, che si estenderà al di fuori degli USA.
“I più recenti sondaggi della University of Michigan - fa sapere David Riley, Chief Investment Strategist, BlueBay Asset Management, casa d’investimento specializzata nel reddito fisso - indicano le aspettative sull’inflazione per il prossimo anno, al 4,6%, il livello più alto dal 2011, e quelle di più lungo termine al di sopra del 3%. Riteniamo che negli Usa i prezzi al consumo saranno più vicini al 3% che non al target del 2%, sulla scia di un’economia che entro fine anno dovrebbe attestarsi al di sopra del livello di capacità con la prospettiva di una crescita superiore al trend nel 2022”.
Dalla crisi finanziaria globale è iniziata una fase di bassa crescita e inflazione con un Quantitative easing costante. Tuttavia, mentre la pandemia e le conseguenti misure fiscali e monetarie senza precedenti hanno scompaginato le aspettative sull’inflazione, alcuni dei principali trend secolari degli ultimi 40 anni (aumento dell’offerta di lavoro, globalizzazione, e crescita dei profitti) stanno venendo meno. Se l’esperienza giapponese evidenzia come l’invecchiamento della popolazione non implichi necessariamente prezzi al consumo più elevati, è anche vero che innovazione tecnologica, digitalizzazione e automazione continueranno a pesare sulla forza lavoro e sui prezzi.
Alla luce della complessità delle dinamiche delle diverse forze in campo, per la prima volta in molti anni, il rischio di inflazione sul medio termine è al rialzo. “Dal punto di vista degli investitori, nel breve termine, sarà cruciale vedere quale reazione avranno le banche centrali di fronte a un’inflazione maggiore risulterà cruciale. Nel caso della Fed, il primo step sarà il tapering del programma di acquisti da 120 miliardi di dollari. Dovrebbe essere annunciato alla fine di quest’anno e avviato all’inizio del 2022. Anche se la comunicazione dell’uscita dal QE fosse ben segnalata, non si può escludere che possa causare una certa volatilità sui mercati”, spiega il manager di BlueBay.
Al momento i prezzi del mercato incorporano il primo rialzo della Fed nel primo trimestre del 2023, seguito da un rialzo per trimestre, che potrebbe raddoppiare nel 2025. Ma il rischio di muoversi solo in modo reattivo quando l’inflazione sarà ben al di sopra del target, è che il ritmo dei rialzi possa rivelarsi più rapido nel momento in cui la Fed inizierà ad aumentare i tassi. “Ci aspettiamo tassi nominali e reali negli Usa ben superiori di quelli impliciti nei tassi forward: gli investitori farebbero bene a privilegiare una short duration nei loro portafogli”, sottolinea Riley.
Un aumento dei tassi reali USA impatterà sui titoli ‘growth’ che hanno un peso specifico rilevante nei mercati azionari USA: una situazione che potrebbe ingenerare una correzione più ampia, anche se breve, per l’azionario. Le commodity e il debito emergente, invece, di solito tendono a performare bene in contesti di rialzo dell’inflazione. “Guardando più avanti, nel momento in cui dovesse prendere forma la fine del regime di bassa inflazione, è probabile che tenderanno a calare i movimenti di risk-on risk-off sui mercati globali, innescati o da fasi di panico periodiche dovute ai timori di deflazione, o dal supporto delle politiche monetari. Uno scenario nel quale i prezzi degli asset saranno più sensibili ai fondamentali, determinando una maggiore dispersione dei rendimenti” conclude il Chief Investment Strategist, BlueBay Asset Management.
UNIVERSITY OF MICHIGAN
“I più recenti sondaggi della University of Michigan - fa sapere David Riley, Chief Investment Strategist, BlueBay Asset Management, casa d’investimento specializzata nel reddito fisso - indicano le aspettative sull’inflazione per il prossimo anno, al 4,6%, il livello più alto dal 2011, e quelle di più lungo termine al di sopra del 3%. Riteniamo che negli Usa i prezzi al consumo saranno più vicini al 3% che non al target del 2%, sulla scia di un’economia che entro fine anno dovrebbe attestarsi al di sopra del livello di capacità con la prospettiva di una crescita superiore al trend nel 2022”.
ALCUNI DEI PRINCIPALI TREND SECOLARI DEGLI ULTIMI 40 ANNI
Dalla crisi finanziaria globale è iniziata una fase di bassa crescita e inflazione con un Quantitative easing costante. Tuttavia, mentre la pandemia e le conseguenti misure fiscali e monetarie senza precedenti hanno scompaginato le aspettative sull’inflazione, alcuni dei principali trend secolari degli ultimi 40 anni (aumento dell’offerta di lavoro, globalizzazione, e crescita dei profitti) stanno venendo meno. Se l’esperienza giapponese evidenzia come l’invecchiamento della popolazione non implichi necessariamente prezzi al consumo più elevati, è anche vero che innovazione tecnologica, digitalizzazione e automazione continueranno a pesare sulla forza lavoro e sui prezzi.
NON SI PUÒ ESCLUDERE UNA CERTA VOLATILITÀ SUI MERCATI
Alla luce della complessità delle dinamiche delle diverse forze in campo, per la prima volta in molti anni, il rischio di inflazione sul medio termine è al rialzo. “Dal punto di vista degli investitori, nel breve termine, sarà cruciale vedere quale reazione avranno le banche centrali di fronte a un’inflazione maggiore risulterà cruciale. Nel caso della Fed, il primo step sarà il tapering del programma di acquisti da 120 miliardi di dollari. Dovrebbe essere annunciato alla fine di quest’anno e avviato all’inizio del 2022. Anche se la comunicazione dell’uscita dal QE fosse ben segnalata, non si può escludere che possa causare una certa volatilità sui mercati”, spiega il manager di BlueBay.
PRIVILEGIARE UNA SHORT DURATION NEI PORTAFOGLI
Al momento i prezzi del mercato incorporano il primo rialzo della Fed nel primo trimestre del 2023, seguito da un rialzo per trimestre, che potrebbe raddoppiare nel 2025. Ma il rischio di muoversi solo in modo reattivo quando l’inflazione sarà ben al di sopra del target, è che il ritmo dei rialzi possa rivelarsi più rapido nel momento in cui la Fed inizierà ad aumentare i tassi. “Ci aspettiamo tassi nominali e reali negli Usa ben superiori di quelli impliciti nei tassi forward: gli investitori farebbero bene a privilegiare una short duration nei loro portafogli”, sottolinea Riley.
COMMODITY E DEBITO EMERGENTE
Un aumento dei tassi reali USA impatterà sui titoli ‘growth’ che hanno un peso specifico rilevante nei mercati azionari USA: una situazione che potrebbe ingenerare una correzione più ampia, anche se breve, per l’azionario. Le commodity e il debito emergente, invece, di solito tendono a performare bene in contesti di rialzo dell’inflazione. “Guardando più avanti, nel momento in cui dovesse prendere forma la fine del regime di bassa inflazione, è probabile che tenderanno a calare i movimenti di risk-on risk-off sui mercati globali, innescati o da fasi di panico periodiche dovute ai timori di deflazione, o dal supporto delle politiche monetari. Uno scenario nel quale i prezzi degli asset saranno più sensibili ai fondamentali, determinando una maggiore dispersione dei rendimenti” conclude il Chief Investment Strategist, BlueBay Asset Management.