mercati emergenti
Pictet: perché tornare a puntare sui mercati emergenti
Paolo Paschetta, Country Head Italia di Pictet Asset Management, passa in rassegna le possibilità di investimento racchiuse nelle diverse aree, suggerendo un approccio diversificato e multi-asset
8 Giugno 2021 07:50
Al 2030 i Paesi Emergenti rappresenteranno più della metà dei consumi globali, con i trattati commerciali di libero scambio firmati in Asia e in Africa a fare da volano a economie già incamminate su un sentiero di crescita elevata. L’America Latina può sfruttare la digitalizzazione per meglio valorizzare le proprie eccellenze e dare slancio alla diffusione dei servizi, mentre l’Est Europa può riprendere velocità con la ripresa economica e gli investimenti del Recovery Plan. Ma gli investimenti negli Emergenti sono volatili e soggetti a correzioni, e per coglierne le opportunità serve un approccio multi-asset, globale e diversificato, improntato a un rigido controllo del rischio può risultare vincente.
Lo sottolinea Paolo Paschetta, Country Head Italia di Pictet Asset Management, in un commento in cui approfondisce i tratti salienti dell’universo emergente, evitando i luoghi comuni che potrebbero far perdere occasioni di rendimento interessanti o sottovalutare eventuali rischi. Le economie emergenti, dall’Asia all’America Latina, passando per Africa, Est Europa e Medio Oriente, sono in alcuni casi caratterizzate da instabilità politica ed economica, mentre alcuni sono stati duramente colpiti dallo shock esogeno della pandemia, ma campagne vaccinali e ripresa globale dalla seconda parte dell’anno permetteranno agli emergenti di tornare velocemente ai trend di fondo che li vedevano come i protagonisti del futuro.
Già prima della pandemia, i Mercati Emergenti davano la sensazione di essere sulla via di uno sviluppo particolarmente rilevante. Secondo McKinsey i Paesi in via di sviluppo entro il 2030 rappresenteranno più della metà di tutti i consumi globali, mentre stime della Commissione Europea dicono che per allora la classe media di Cina e India rappresenteranno il 66% del totale mondiale. Inoltre, la graduale ripresa del commercio internazionale alimenterà la crescita, con gli accordi di libero scambio, come la Regional Comprehensive Economic Partnership tra 15 Paesi che rappresentano il 30% della popolazione mondiale, tra cui Cina, Giappone, Corea del Sud e Stati del Sud Est Asiatico, a fare da volano.
Ma i Paesi Emergenti non sono solo Cina e India, secondo un rapporto della Brooking Institutions l’Africa ha già superato l’India per numero di famiglie classificabili come classe media e avrà un mercato i cui consumi potrebbero salire fino a 2.500 mld di dollari al 2030. Da inizio anno, inoltre, è entrato in vigore l’accordo di libero scambio più grande al mondo in termini di partecipanti, l’African Continental Free Trade Area, con ben 54 firmatari, una novità in grado di dare il via a uno sviluppo ancora più spedito, favorito anche dagli investimenti esteri che cominciano a fare capolino. Il continente africano è pronto a crescere e lo farà con un modello differente dagli altri. Chi cerca opportunità di diversificazione non potrà fare a meno di notare come in Kenya e Nigeria esistano già migliaia di società FinTech, con un ruolo degli istituti bancari tradizionali totalmente marginale.
Poi c’è l’America Latina, mondo sospeso tra problemi e grandi potenzialità, in passato troppo legato alle materie prime. Ora, l’abbattimento di molte barriere con la digitalizzazione, l’aumento della classe media e la diffusione dei servizi potrebbero dare slancio a un nuovo sviluppo. In America Latina, sottolinea Paschetta, si nasconde un serbatoio di eccellenze e innovazione, come il sistema sanitario all’avanguardia del Cile, le energie rinnovabili del Costa Rica, le materie prime della Bolivia, che ha la più grande riserva di litio per produrre localmente batterie.
L’esperto di Pictet AM allarga anche lo sguardo a Medio Oriente e Paesi dell’Est Europa pronti al rimbalzo. La prima è un’area che dà segnali di maturità, dove l’Arabia Saudita che punta alla crescente indipendenza dal petrolio con il piano Saudi Vision 2030, mentre Paesi come Oman e Qatar hanno varato riforme del mercato del lavoro favorevoli agli immigrati, con il probabile effetto di una maggiore capacità di attrarre e trattenere talenti e competenze. L’Est Europa è già un’area a crescita media più elevata, con una fetta consistente di popolazione che stava vedendo aumentare salari e capacità di spesa.
La pandemia ha momentaneamente arrestato il processo, ma con la ripresa dell’attività mondiale è assai probabile che l’economia dei Paesi dell’Est Europa riprenda il percorso, mentre paesi come la Russia, legati al mercato energetico, potrebbero riprendere slancio con la ripresa dei viaggi e del trasporto merci a livello mondiale. I Paesi sotto al cappello dell’Unione Europea potranno invece presto beneficiare degli investimenti del Recovery Fund.
Ma come investire sui Paesi Emergenti, visto che accanto al grande potenziale di rendimento presentano il rischio di repentine correzioni, che tende a tenere lontani gli investitori più prudenti? Inoltre, negli ultimi 10 anni si è verificata una grande dispersione di performance tra le asset class migliori e le peggiori, con un gap medio del 30 per cento. Secondo l’analisi di Pictet AM, questo mondo complicato può rivelarsi una fonte preziosa di rendimento, se si adotta il giusto approccio, come la strategia Pictet-EMMA, vale a dire Emerging Markets Multi Asset. Un approccio globale e diversificato, multi asset, con l’obiettivo di andare a selezionare le eccellenze locali e, al contempo, controllare il rischio.
EVITARE I LUOGHI COMUNI
Lo sottolinea Paolo Paschetta, Country Head Italia di Pictet Asset Management, in un commento in cui approfondisce i tratti salienti dell’universo emergente, evitando i luoghi comuni che potrebbero far perdere occasioni di rendimento interessanti o sottovalutare eventuali rischi. Le economie emergenti, dall’Asia all’America Latina, passando per Africa, Est Europa e Medio Oriente, sono in alcuni casi caratterizzate da instabilità politica ed economica, mentre alcuni sono stati duramente colpiti dallo shock esogeno della pandemia, ma campagne vaccinali e ripresa globale dalla seconda parte dell’anno permetteranno agli emergenti di tornare velocemente ai trend di fondo che li vedevano come i protagonisti del futuro.
ORIZZONTE AL 2030
Già prima della pandemia, i Mercati Emergenti davano la sensazione di essere sulla via di uno sviluppo particolarmente rilevante. Secondo McKinsey i Paesi in via di sviluppo entro il 2030 rappresenteranno più della metà di tutti i consumi globali, mentre stime della Commissione Europea dicono che per allora la classe media di Cina e India rappresenteranno il 66% del totale mondiale. Inoltre, la graduale ripresa del commercio internazionale alimenterà la crescita, con gli accordi di libero scambio, come la Regional Comprehensive Economic Partnership tra 15 Paesi che rappresentano il 30% della popolazione mondiale, tra cui Cina, Giappone, Corea del Sud e Stati del Sud Est Asiatico, a fare da volano.
NON SOLO CINA E INDIA, MA ANCHE AFRICA
Ma i Paesi Emergenti non sono solo Cina e India, secondo un rapporto della Brooking Institutions l’Africa ha già superato l’India per numero di famiglie classificabili come classe media e avrà un mercato i cui consumi potrebbero salire fino a 2.500 mld di dollari al 2030. Da inizio anno, inoltre, è entrato in vigore l’accordo di libero scambio più grande al mondo in termini di partecipanti, l’African Continental Free Trade Area, con ben 54 firmatari, una novità in grado di dare il via a uno sviluppo ancora più spedito, favorito anche dagli investimenti esteri che cominciano a fare capolino. Il continente africano è pronto a crescere e lo farà con un modello differente dagli altri. Chi cerca opportunità di diversificazione non potrà fare a meno di notare come in Kenya e Nigeria esistano già migliaia di società FinTech, con un ruolo degli istituti bancari tradizionali totalmente marginale.
AMERICA LATINA TRA PROBLEMI E POTENZIALITÀ
Poi c’è l’America Latina, mondo sospeso tra problemi e grandi potenzialità, in passato troppo legato alle materie prime. Ora, l’abbattimento di molte barriere con la digitalizzazione, l’aumento della classe media e la diffusione dei servizi potrebbero dare slancio a un nuovo sviluppo. In America Latina, sottolinea Paschetta, si nasconde un serbatoio di eccellenze e innovazione, come il sistema sanitario all’avanguardia del Cile, le energie rinnovabili del Costa Rica, le materie prime della Bolivia, che ha la più grande riserva di litio per produrre localmente batterie.
MEDIO ORIENTE OLTRE IL PETROLIO
L’esperto di Pictet AM allarga anche lo sguardo a Medio Oriente e Paesi dell’Est Europa pronti al rimbalzo. La prima è un’area che dà segnali di maturità, dove l’Arabia Saudita che punta alla crescente indipendenza dal petrolio con il piano Saudi Vision 2030, mentre Paesi come Oman e Qatar hanno varato riforme del mercato del lavoro favorevoli agli immigrati, con il probabile effetto di una maggiore capacità di attrarre e trattenere talenti e competenze. L’Est Europa è già un’area a crescita media più elevata, con una fetta consistente di popolazione che stava vedendo aumentare salari e capacità di spesa.
EST EUROPA PRONTA A RIPARTIRE
La pandemia ha momentaneamente arrestato il processo, ma con la ripresa dell’attività mondiale è assai probabile che l’economia dei Paesi dell’Est Europa riprenda il percorso, mentre paesi come la Russia, legati al mercato energetico, potrebbero riprendere slancio con la ripresa dei viaggi e del trasporto merci a livello mondiale. I Paesi sotto al cappello dell’Unione Europea potranno invece presto beneficiare degli investimenti del Recovery Fund.
SELEZIONARE LE ECCELLENZE E CONTROLLARE IL RISCHIO
Ma come investire sui Paesi Emergenti, visto che accanto al grande potenziale di rendimento presentano il rischio di repentine correzioni, che tende a tenere lontani gli investitori più prudenti? Inoltre, negli ultimi 10 anni si è verificata una grande dispersione di performance tra le asset class migliori e le peggiori, con un gap medio del 30 per cento. Secondo l’analisi di Pictet AM, questo mondo complicato può rivelarsi una fonte preziosa di rendimento, se si adotta il giusto approccio, come la strategia Pictet-EMMA, vale a dire Emerging Markets Multi Asset. Un approccio globale e diversificato, multi asset, con l’obiettivo di andare a selezionare le eccellenze locali e, al contempo, controllare il rischio.