AllianceBernstein
Nuove frontiere di investimento sul mercato cinese
Secondo gli esperti di AllianceBernstein, il piano energetico di Pechino può generare opportunità interessanti per gli investitori: ecco dove trovarle e come sfruttarle
11 Giugno 2021 07:50
Il programma pluridecennale annunciato dalla Cina per raggiungere la neutralità carbonica al 2060 si inserisce in un quadro di rinnovata collaborazione globale, dopo la ri-adesione degli Stati Uniti all’accordo di Parigi, e l’interesse condiviso ad affrontare il cambiamento climatico crea un terreno comune per Washington e Pechino. Dopo le perplessità suscitate dalla globalizzazione negli anni passati, un approccio multilaterale a favore del pianeta sarà accolto con favore in tutto il mondo. Il piano cinese è ancora agli inizi e mancano molti dettagli, ma, data la sua vasta portata gli investitori dovrebbero già iniziare a monitorare come le misure saranno attuate per individuare le imprese che ne beneficeranno.
Sono le conclusioni dell’analisi di John Lin, Portfolio Manager of China Equities, e Jenny Zeng, Co-Head of Fixed Income, Asia Pacific, entrambi di AllianceBernstein. Il piano della Cina non si limita ad affrontare il cambiamento climatico, ma rivela anche come Pechino immagina il futuro economico del Paese, con una transizione verso un’economia più verde che creerà diverse nuove opportunità d’investimento. Mancano ancora dettagli sulle politiche da adottare, ma individuando il punto di arrivo e annunciando l’orizzonte temporale pluridecennale, la Cina si è unita di fatto agli sforzi internazionali per combattere il riscaldamento globale.
Per gli investitori, le implicazioni sono troppo grandi per essere ignorate, sottolineano gli esperti di AllianceBernstein, ma gli investitori dovranno prestare molta attenzione ai dettagli man mano che verranno resi noti. Un certo ottimismo è giustificato dalle esperienze passate, ma l’arma scelta questa volta è inedita, perché la campagna 2060 estende i poteri decisionali dai ministeri centrali alle amministrazioni statali e cittadine. Inoltre la neutralità carbonica coincide anche con le ambizioni cinesi di autosufficienza tecnologica, in cui l’orientamento verso un mix di produzione più verde assume una crescente importanza. Sono ambizioni che andranno a permeare tutti i settori, ridefinendo il “made in China” come sinonimo di produzione ad alto valore aggiunto e di indipendenza innovativa.
Secondo Lin e Zeng, nonostante la mancanza di dettagli, è già possibile farsi un’idea di come potrebbero essere attuate le politiche ambientali cinesi, centrate su alcuni punti fermi, come limitare le emissioni industriali, promuovere l’energia verde, facilitare trasporti meno inquinanti. Porre un freno a settori altamente inquinanti servirà anche da banco di prova iniziale, visto che il comparto industriale rappresenta il 40% delle emissioni di CO2 cinesi, per cui la riduzione della capacità produttiva legata alla lavorazione del carbone, dell’alluminio o dell’acciaio forniranno indicazioni preliminari.
Il successo della transizione a scapito delle industrie più inquinanti dipenderà anche dalla disponibilità di valide fonti di energia alternativa, il che favorire gli investimenti nella rete elettrica, per costruire una base green abbastanza robusta da resistere ai picchi ciclici della domanda. Un incentivo alla transizione è rappresentato dal fatto che in molte province cinesi i costi del solare sono già allineati a quelli della generazione di elettricità da carbone, mentre la Cina controlla circa tre quarti della filiera globale della produzione di energia solare, che appare capace di sostenere anche altre economie nei propri programmi di neutralità carbonica.
Infrastrutture verdi si aggiungeranno allo sviluppo di trasporti più puliti. La Cina è il più grande mercato di veicoli elettrici al mondo e aspira ad avere un quarto delle nuove automobili costituito da modelli ad alta efficienza energetica entro il 2025. Con un’infinità di nuovi modelli in arrivo nei prossimi anni, l’adozione di veicoli elettrici in Cina e nel mondo sta accelerando, con le case automobilistiche investite da una concorrenza intensa e da un assottigliamento dei margini di profitto, per cui si possono trovare, secondo gli esperti di Alliance Bernstein, opportunità di investimento nella catena di produzione dei veicoli elettrici.
Anche l’idrogeno, osservano in conclusione della loro panoramica Lin e Zeng, diventerà col tempo parte del mix di produzione di energia verde. L’alimentazione a idrogeno è una potenziale soluzione per i trasporti commerciali, poiché il peso e la densità di energia delle batterie al litio sono attualmente subottimali, ma molte aziende cinesi stanno già sperimentando l’idrogeno, e alcune grandi imprese statali stanno installando stazioni di rifornimento di questo combustibile.
CHIAVE PER LO SVILUPPO ECONOMICO
Sono le conclusioni dell’analisi di John Lin, Portfolio Manager of China Equities, e Jenny Zeng, Co-Head of Fixed Income, Asia Pacific, entrambi di AllianceBernstein. Il piano della Cina non si limita ad affrontare il cambiamento climatico, ma rivela anche come Pechino immagina il futuro economico del Paese, con una transizione verso un’economia più verde che creerà diverse nuove opportunità d’investimento. Mancano ancora dettagli sulle politiche da adottare, ma individuando il punto di arrivo e annunciando l’orizzonte temporale pluridecennale, la Cina si è unita di fatto agli sforzi internazionali per combattere il riscaldamento globale.
GRANDI IMPLICAZIONI PER GLI INVESTITORI
Per gli investitori, le implicazioni sono troppo grandi per essere ignorate, sottolineano gli esperti di AllianceBernstein, ma gli investitori dovranno prestare molta attenzione ai dettagli man mano che verranno resi noti. Un certo ottimismo è giustificato dalle esperienze passate, ma l’arma scelta questa volta è inedita, perché la campagna 2060 estende i poteri decisionali dai ministeri centrali alle amministrazioni statali e cittadine. Inoltre la neutralità carbonica coincide anche con le ambizioni cinesi di autosufficienza tecnologica, in cui l’orientamento verso un mix di produzione più verde assume una crescente importanza. Sono ambizioni che andranno a permeare tutti i settori, ridefinendo il “made in China” come sinonimo di produzione ad alto valore aggiunto e di indipendenza innovativa.
SI PARTIRÀ DALL’INDUSTRIA
Secondo Lin e Zeng, nonostante la mancanza di dettagli, è già possibile farsi un’idea di come potrebbero essere attuate le politiche ambientali cinesi, centrate su alcuni punti fermi, come limitare le emissioni industriali, promuovere l’energia verde, facilitare trasporti meno inquinanti. Porre un freno a settori altamente inquinanti servirà anche da banco di prova iniziale, visto che il comparto industriale rappresenta il 40% delle emissioni di CO2 cinesi, per cui la riduzione della capacità produttiva legata alla lavorazione del carbone, dell’alluminio o dell’acciaio forniranno indicazioni preliminari.
INVESTIMENTI NELLA RETE ELETTRICA
Il successo della transizione a scapito delle industrie più inquinanti dipenderà anche dalla disponibilità di valide fonti di energia alternativa, il che favorire gli investimenti nella rete elettrica, per costruire una base green abbastanza robusta da resistere ai picchi ciclici della domanda. Un incentivo alla transizione è rappresentato dal fatto che in molte province cinesi i costi del solare sono già allineati a quelli della generazione di elettricità da carbone, mentre la Cina controlla circa tre quarti della filiera globale della produzione di energia solare, che appare capace di sostenere anche altre economie nei propri programmi di neutralità carbonica.
TRASPORTI PIÙ PULITI
Infrastrutture verdi si aggiungeranno allo sviluppo di trasporti più puliti. La Cina è il più grande mercato di veicoli elettrici al mondo e aspira ad avere un quarto delle nuove automobili costituito da modelli ad alta efficienza energetica entro il 2025. Con un’infinità di nuovi modelli in arrivo nei prossimi anni, l’adozione di veicoli elettrici in Cina e nel mondo sta accelerando, con le case automobilistiche investite da una concorrenza intensa e da un assottigliamento dei margini di profitto, per cui si possono trovare, secondo gli esperti di Alliance Bernstein, opportunità di investimento nella catena di produzione dei veicoli elettrici.
LA FRONTIERE DELL’IDROGENO
Anche l’idrogeno, osservano in conclusione della loro panoramica Lin e Zeng, diventerà col tempo parte del mix di produzione di energia verde. L’alimentazione a idrogeno è una potenziale soluzione per i trasporti commerciali, poiché il peso e la densità di energia delle batterie al litio sono attualmente subottimali, ma molte aziende cinesi stanno già sperimentando l’idrogeno, e alcune grandi imprese statali stanno installando stazioni di rifornimento di questo combustibile.