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Benzina ai massimi da due anni: a quanto è arrivato il prezzo
Non si ferma la corsa dei carburanti che rischia di pesare sul portafoglio degli italiani in viaggio per le vacanze estive. Le associazioni di consumatori chiedono una minore tassazione. Ecco quanto pesa su un litro di benzina
17 Giugno 2021 13:04
Il prezzo della benzina continua a salire e tocca il massimo da due anni. Per un litro di benzina bisogna pagare 1,6 euro. Rincari che rischiano di pesare sensibilmente sul portafoglio delle famiglie, proprio alla vigilia delle vacanze estive, con milioni di italiani pronti a mettersi in auto per raggiungere le località di villeggiatura.
Il ministero dello Sviluppo economico ha stimato che il costo dei carburanti nella rete di distribuzione sul territorio nazionale in 1,599 euro al litro per la benzina in modalità self e di 1,458 euro per il gasolio. Per la verde si tratta del record da luglio 2019, mentre per il diesel è il prezzo più alto raggiunto da febbraio del 2020.
L’aumento di prezzo del greggio si traduce con 259 euro di spesa in più a famiglia. “Da due anni e mezzo l’inflazione non raggiungeva certi livelli, ma sulla forte ripresa dei prezzi al dettaglio pesa come un macigno la corsa dei beni energetici, con i carburanti che alla pompa costano il 16% in più rispetto allo scorso anno – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Non a caso il comparto ‘Trasporti’ segna a maggio una crescita record del +4,8%, che si traduce in una maggiore spesa solo per gli spostamenti pari in media a +166 euro annui per la famiglia tipo, +259 euro per un nucleo con due figli”.
Le quotazioni del petrolio sui mercati fanno registrare da settimane continui rialzi, con gli investitori che scommettono su un aumento della domanda, con la ripresa della circolazione e delle attività. Il Brent, ossia il petrolio europeo che viene estratto nel mare del Nord, supera i 74 dollari al barile; mentre il Wti (West Texas Intermediate), ovvero il petrolio che viene estratto nel Sud degli Stati Uniti, viaggia stabilmente sopra i 72 dollari al barile. Erano pochi gli analisti che avevano previsto una risalita così decisa delle quotazioni del petrolio in questa prima metà del 2021. E le prospettive per il secondo semestre del 2021 restano positive.
L’aumento del costo al distributore, però, non dipende solo dalle quotazioni del greggio. A pesare sul prezzo, e anche molto in Italia, sono le accise: il 10% in più della media europea. Bisogna sborsare di più per un pieno di benzina solo in Olanda, Danimarca e Finlandia. Ma quanto pesano le tasse sul prezzo finale? Il 66% se si tratta della benzina, il 62,4% se si tratta del diesel. Periodicamente il governo in carica propone l’abolizione o la riduzione delle accise, per alleggerire il prezzo della sosta alla pompa di benzina, ma mai nessuno mette mano ad imposte e balzelli che gravano sul greggio da praticamente un secolo. Ogni volta che mettiamo un litro di benzina nel serbatoio, paghiamo, tra le tante, una tassa per il finanziamento della guerra in Etiopia del 1935, per la ricostruzione del Vajont nel 1963, per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli nel 1976 fino al terremoto in Emilia del 2012. Come se non bastasse, all’importo ottenuto bisogna aggiungere anche il 22% dell’Iva.
Facciamo un esempio pratico per capire quanto paghiamo di tasse per un litro di carburante al distributore. Su 1,60 euro al litro di benzina, oltre 72 centesimi sono di accisa, 28 centesimi servono per l’Iva. Imposta che viene applicata anche sull’accisa: tassando, di fatto, quella che è già una tassa. “È urgente che il governo agisca per dare un taglio a questi costi, monitorando attentamente sovrapprezzi e speculazioni, specialmente in vista delle partenze estive, ma anche ricorrendo ad un sistema di tassazione più sostenibile”, commenta Emilio Viafora, presidente Federconsumatori.
PREZZI AI MASSIMI DA DUE ANNI
Il ministero dello Sviluppo economico ha stimato che il costo dei carburanti nella rete di distribuzione sul territorio nazionale in 1,599 euro al litro per la benzina in modalità self e di 1,458 euro per il gasolio. Per la verde si tratta del record da luglio 2019, mentre per il diesel è il prezzo più alto raggiunto da febbraio del 2020.
UNA FAMIGLIA SPENDE 259 EURO IN PIÙ
L’aumento di prezzo del greggio si traduce con 259 euro di spesa in più a famiglia. “Da due anni e mezzo l’inflazione non raggiungeva certi livelli, ma sulla forte ripresa dei prezzi al dettaglio pesa come un macigno la corsa dei beni energetici, con i carburanti che alla pompa costano il 16% in più rispetto allo scorso anno – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Non a caso il comparto ‘Trasporti’ segna a maggio una crescita record del +4,8%, che si traduce in una maggiore spesa solo per gli spostamenti pari in media a +166 euro annui per la famiglia tipo, +259 euro per un nucleo con due figli”.
I DUE TIPI DI PETROLIO
Le quotazioni del petrolio sui mercati fanno registrare da settimane continui rialzi, con gli investitori che scommettono su un aumento della domanda, con la ripresa della circolazione e delle attività. Il Brent, ossia il petrolio europeo che viene estratto nel mare del Nord, supera i 74 dollari al barile; mentre il Wti (West Texas Intermediate), ovvero il petrolio che viene estratto nel Sud degli Stati Uniti, viaggia stabilmente sopra i 72 dollari al barile. Erano pochi gli analisti che avevano previsto una risalita così decisa delle quotazioni del petrolio in questa prima metà del 2021. E le prospettive per il secondo semestre del 2021 restano positive.
IL PESO DELLE ACCISE
L’aumento del costo al distributore, però, non dipende solo dalle quotazioni del greggio. A pesare sul prezzo, e anche molto in Italia, sono le accise: il 10% in più della media europea. Bisogna sborsare di più per un pieno di benzina solo in Olanda, Danimarca e Finlandia. Ma quanto pesano le tasse sul prezzo finale? Il 66% se si tratta della benzina, il 62,4% se si tratta del diesel. Periodicamente il governo in carica propone l’abolizione o la riduzione delle accise, per alleggerire il prezzo della sosta alla pompa di benzina, ma mai nessuno mette mano ad imposte e balzelli che gravano sul greggio da praticamente un secolo. Ogni volta che mettiamo un litro di benzina nel serbatoio, paghiamo, tra le tante, una tassa per il finanziamento della guerra in Etiopia del 1935, per la ricostruzione del Vajont nel 1963, per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli nel 1976 fino al terremoto in Emilia del 2012. Come se non bastasse, all’importo ottenuto bisogna aggiungere anche il 22% dell’Iva.
“TASSE TROPPO ALTE”
Facciamo un esempio pratico per capire quanto paghiamo di tasse per un litro di carburante al distributore. Su 1,60 euro al litro di benzina, oltre 72 centesimi sono di accisa, 28 centesimi servono per l’Iva. Imposta che viene applicata anche sull’accisa: tassando, di fatto, quella che è già una tassa. “È urgente che il governo agisca per dare un taglio a questi costi, monitorando attentamente sovrapprezzi e speculazioni, specialmente in vista delle partenze estive, ma anche ricorrendo ad un sistema di tassazione più sostenibile”, commenta Emilio Viafora, presidente Federconsumatori.
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