BCE
Fed attenta sull’inflazione, quadro per ora favorevole agli attivi a rischio
Il Bond Bulletin settimanale del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management vede meno spazio per inflazione galoppante e margini limitati agli aumenti dei tassi
30 Giugno 2021 19:30
Il nuovo orientamento della Fed ha ridotto la possibilità di un’inflazione galoppante e ha posto un freno allo spazio di aumento dei tassi nominali, nel senso che ulteriori aumenti dei rendimenti dei Treasury saranno verosimilmente determinati dalla componente di “rendimento reale”, vale a dire al netto dell’inflazione. Questi potrebbero salire se la crescita accelererà più del previsto e se la Fed sarà costretta a intervenire in anticipo, in una dinamica che potrebbe anche ripercuotersi sull’economia generando pressioni inflazionistiche sostenute. In uno scenario di riprezzamento dei rendimenti reali, gli attivi a rischio potrebbero subire pressioni. Ma per il momento, con la ripresa saldamente in atto e una Fed molto attenta ai dati sull’inflazione, continuano a esserci condizioni favorevoli agli attivi di rischio.
Sono le conclusioni cui giunge il Bond Bulletin settimanale a cura dal team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, che esamina le prospettive dei rendimenti obbligazionari sulla scia dei segnali di probabili rialzi dei tassi arrivati dalla riunione di metà giugno del FOMC, in cui si è preso atto che il sostegno fiscale ha mandato a monte le consuete dinamiche disinflazionistiche che seguono una recessione, ma anche che i possibili scenari inflazionistici sono molteplici e variegati. La maggior parte dei membri del FOMC prevede un aumento dei tassi entro il 2023. Questo perché si potrebbe innescare un aumento dei rendimenti a breve termine qualora l’inflazione continuasse a sorprendere al rialzo.
Il Bond Bullettin osserva che i segnali più espliciti inviati dalla Fed hanno ridotto la capacità del mercato di sfuggire alla realtà ricorrendo alla narrativa della reflazione, come era accaduto a inizio d’anno. Guardando fuori degli Stati Uniti, il team di J.P. Morgan Asset Management rileva che altre Banche Centrali dovranno tener conto dell’orientamento della Fed, non fosse altro che per le dinamiche valutarie, e di conseguenza il mercato può scontare più facilmente rialzi dei tassi nelle economie sviluppate che possono generare inflazione, come Regno Unito, Canada e Australia.
L’inflazione strutturalmente bassa del Giappone indica invece che lì i tassi potrebbero restare immutati, mentre l’Eurozona si trova in un’area intermedia, con prospettive inflazionistiche che non giustificano un riorientamento duraturo verso un ciclo restrittivo, ma con la possibilità che il mercato possa scontare in chiave tattica una politica di inasprimento monetario da parte della BCE, secondo il team di J.P. Morgan Asset Management probabilmente verso la fine dell’estate. Secondo il Bond Bullettin pare comunque chiaro che la retorica della Fed potrebbe dettare il passo di misure restrittive in gran parte del mondo.
Alla luce della ripresa in atto, i rendimenti americani potrebbero ulteriormente salire nei prossimi mesi, anche se un aumento dovrà essere trainato da maggiori rendimenti reali anziché dalla componente che riflette le aspettative d’inflazione. Il tasso di inflazione implicito per i Treasury decennali statunitensi è aumentato costantemente nell’ultimo anno, scendendo però nelle ultime settimane, con minori possibilità di risalita in virtù dell'ultimo comunicato della Fed. Pertanto, secondo il Bond Bullettin, saranno necessari rendimenti reali più alti per far salire i tassi, il che potrebbe incidere sugli attivi a rischio in caso di un brusco riprezzamento.
Nei prossimi mesi, il team di J.P. Morgan Asset Management vede tassi determinati prevalentemente dai dati su inflazione e occupazione, per cui probabilmente i fattori tecnici avranno un ruolo secondario, ma va fatta attenzione al posizionamento. Gli indicatori del team di J.P. Morgan Asset Management suggeriscono che il consenso di mercato è sostanzialmente propenso a un posizionamento corto sui tassi. In particolare, guardando ai dati della Commodity Futures Trading Commission, gli investitori sembrano avere posizioni corte nel segmento lungo della curva, ma c’è meno rischio che questa esposizione sia eccessiva.
I SEGNALI INVIATI DAL FOMC
Sono le conclusioni cui giunge il Bond Bulletin settimanale a cura dal team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, che esamina le prospettive dei rendimenti obbligazionari sulla scia dei segnali di probabili rialzi dei tassi arrivati dalla riunione di metà giugno del FOMC, in cui si è preso atto che il sostegno fiscale ha mandato a monte le consuete dinamiche disinflazionistiche che seguono una recessione, ma anche che i possibili scenari inflazionistici sono molteplici e variegati. La maggior parte dei membri del FOMC prevede un aumento dei tassi entro il 2023. Questo perché si potrebbe innescare un aumento dei rendimenti a breve termine qualora l’inflazione continuasse a sorprendere al rialzo.
ALTRE BANCHE CENTRALI SEGUIRANNO LA FED
Il Bond Bullettin osserva che i segnali più espliciti inviati dalla Fed hanno ridotto la capacità del mercato di sfuggire alla realtà ricorrendo alla narrativa della reflazione, come era accaduto a inizio d’anno. Guardando fuori degli Stati Uniti, il team di J.P. Morgan Asset Management rileva che altre Banche Centrali dovranno tener conto dell’orientamento della Fed, non fosse altro che per le dinamiche valutarie, e di conseguenza il mercato può scontare più facilmente rialzi dei tassi nelle economie sviluppate che possono generare inflazione, come Regno Unito, Canada e Australia.
EUROZONA IN AREA INTERMEDIA
L’inflazione strutturalmente bassa del Giappone indica invece che lì i tassi potrebbero restare immutati, mentre l’Eurozona si trova in un’area intermedia, con prospettive inflazionistiche che non giustificano un riorientamento duraturo verso un ciclo restrittivo, ma con la possibilità che il mercato possa scontare in chiave tattica una politica di inasprimento monetario da parte della BCE, secondo il team di J.P. Morgan Asset Management probabilmente verso la fine dell’estate. Secondo il Bond Bullettin pare comunque chiaro che la retorica della Fed potrebbe dettare il passo di misure restrittive in gran parte del mondo.
ATTENZIONE AI RENDIMENTI REALI
Alla luce della ripresa in atto, i rendimenti americani potrebbero ulteriormente salire nei prossimi mesi, anche se un aumento dovrà essere trainato da maggiori rendimenti reali anziché dalla componente che riflette le aspettative d’inflazione. Il tasso di inflazione implicito per i Treasury decennali statunitensi è aumentato costantemente nell’ultimo anno, scendendo però nelle ultime settimane, con minori possibilità di risalita in virtù dell'ultimo comunicato della Fed. Pertanto, secondo il Bond Bullettin, saranno necessari rendimenti reali più alti per far salire i tassi, il che potrebbe incidere sugli attivi a rischio in caso di un brusco riprezzamento.
MERCATO GUIDATO DAI DATI
Nei prossimi mesi, il team di J.P. Morgan Asset Management vede tassi determinati prevalentemente dai dati su inflazione e occupazione, per cui probabilmente i fattori tecnici avranno un ruolo secondario, ma va fatta attenzione al posizionamento. Gli indicatori del team di J.P. Morgan Asset Management suggeriscono che il consenso di mercato è sostanzialmente propenso a un posizionamento corto sui tassi. In particolare, guardando ai dati della Commodity Futures Trading Commission, gli investitori sembrano avere posizioni corte nel segmento lungo della curva, ma c’è meno rischio che questa esposizione sia eccessiva.