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Amundi: "Banche resilienti ma trascurate dagli investitori"
Hanno retto bene lo shock da Covid, ma in Europa continuano a viaggiare a multipli bassi per modelli di business stanchi, ritardo dell’Unione Bancaria e frammentazioni regolatorie. Ma c’è comunque valore
5 Luglio 2021 18:00
Come già nella crisi finanziaria del 2007-2008, il Covid-19 ha prodotto cambiamenti nel settore bancario, che hanno dovuto mettere il turbo alla migrazione verso il digitale riuscendo rapidamente a soddisfare le esigenze dei clienti nonostante le forti limitazioni dei lockdown. In Europa in particolare, le banche hanno rappresentato uno dei canali principali di trasmissione dei sostegni dei governi a famiglie e imprese. Gli utili riportati finora mostrano che in generale le banche sono state in grado di affrontare lo shock con perdite limitate.
Vincent Mortier, Deputy Group Chief Investment Officer e Pierre Blanchet, Head of Investment Intelligence, Global Views, Global Research, entrambi di Amundi, sottolineano in un commento che nonostante questa resilienza, le azioni delle banche europee sono negoziate a bassi multipli sia assoluti che relativi. Dopo i minimi i minimi storici toccati nel 2020, i titoli delle principali banche dell'Eurozona sono oggi scambiati a 0,7 del loro valore contabile tangibile solo 9 volte gli utili attesi. Basse valutazioni che presuppongono che i rendimenti rimarranno strutturalmente al di sotto del costo del capitale e che, nel complesso, i rischi e i costi di gestione saranno superiori ai profitti futuri.
I due esperti di Amundi rilevano che ci sono tuttavia considerevoli dispersioni di valutazione, con società di fintech negoziate con multipli alti, mentre il tradizionale business bancario è penalizzato da mancanza di interesse degli investitori. Ma c'è un premio “de facto” per chi guida il cambiamento rispetto a chi lo subisce, che dimostra chiaramente che c'è valore nel settore. Mortier e Blanchet vedono i modelli di business delle banche sotto attacco in ogni dimensione: servizi alla clientela, erogazione di finanziamenti, raccolta del risparmio o pagamenti.
Inoltre, regole più severe hanno aumentato i costi e limitato la flessibilità, inducendo spesso a paragonare i grandi istituti a dinosauri che non sopravviveranno alla rivoluzione digitale in un contesto di rendimenti più bassi che durerà a lungo. A volte si discute persino sul fatto che le banche non sono più necessarie in un’era digitale, prevedendo che il prestito tra privati diventerà la norma non l'eccezione, mentre le valute digitali non richiederanno più conti bancari per i pagamenti e il risparmio potrà essere gestito direttamente tramite app mobili. In questo scenario, ‘banche zombie’ vagherebbero in un mondo completamente disintermediato.
Gli esperti di Amundi pensano che sia necessaria una visione più equilibrata, in quanto molte banche stanno reinventando i modelli di business e migliorando i servizi grazie al digitale, e osservano che servizi digitali, automazione e intelligenza artificiale sono grandi tecnologie, ma sono solo strumenti e sistemi, per cui la tecnologia non è il problema ma parte della soluzione. Inoltre, ritengono che i sistemi finanziari abbiano bisogno di banche funzionanti correttamente con lo scopo di salvaguardare il patrimonio dei clienti, raccogliere e proteggere le informazioni e creare liquidità che resteranno prerogativa esclusiva delle banche anche in futuro.
Secondo l’analisi di Amundi, nell'Unione Europea il principale ostacolo per le banche non è la digitalizzazione, ma un'Unione Bancaria ancora incompiuta e la competizione tra i diversi tipi di istituzioni. La mancanza di flessibilità e adattabilità, in un contesto in cui una regolamentazione più rigorosa non è stata compensata da maggiori opportunità di ricavi, giustifica la mancanza di attrattiva del segmento per gli investitori. Ma secondo gli esperti di Amundi non fa venir meno la ragion d’essere del settore bancario in quanto tale, che, nonostante sfide evidenti, offre interessanti opportunità di investimento, da valutare caso per caso in maniera selettiva.
BASSE VALUTAZIONI SCONTANO BASSI RENDIMENTI
Vincent Mortier, Deputy Group Chief Investment Officer e Pierre Blanchet, Head of Investment Intelligence, Global Views, Global Research, entrambi di Amundi, sottolineano in un commento che nonostante questa resilienza, le azioni delle banche europee sono negoziate a bassi multipli sia assoluti che relativi. Dopo i minimi i minimi storici toccati nel 2020, i titoli delle principali banche dell'Eurozona sono oggi scambiati a 0,7 del loro valore contabile tangibile solo 9 volte gli utili attesi. Basse valutazioni che presuppongono che i rendimenti rimarranno strutturalmente al di sotto del costo del capitale e che, nel complesso, i rischi e i costi di gestione saranno superiori ai profitti futuri.
PREMIO PER CHI GUIDA IL CAMBIAMENTO
I due esperti di Amundi rilevano che ci sono tuttavia considerevoli dispersioni di valutazione, con società di fintech negoziate con multipli alti, mentre il tradizionale business bancario è penalizzato da mancanza di interesse degli investitori. Ma c'è un premio “de facto” per chi guida il cambiamento rispetto a chi lo subisce, che dimostra chiaramente che c'è valore nel settore. Mortier e Blanchet vedono i modelli di business delle banche sotto attacco in ogni dimensione: servizi alla clientela, erogazione di finanziamenti, raccolta del risparmio o pagamenti.
REGOLE PIU’ SEVERE HANNO AUMENTATO I COSTI
Inoltre, regole più severe hanno aumentato i costi e limitato la flessibilità, inducendo spesso a paragonare i grandi istituti a dinosauri che non sopravviveranno alla rivoluzione digitale in un contesto di rendimenti più bassi che durerà a lungo. A volte si discute persino sul fatto che le banche non sono più necessarie in un’era digitale, prevedendo che il prestito tra privati diventerà la norma non l'eccezione, mentre le valute digitali non richiederanno più conti bancari per i pagamenti e il risparmio potrà essere gestito direttamente tramite app mobili. In questo scenario, ‘banche zombie’ vagherebbero in un mondo completamente disintermediato.
MOLTE BANCHE SI STANNO REINVENTANDO
Gli esperti di Amundi pensano che sia necessaria una visione più equilibrata, in quanto molte banche stanno reinventando i modelli di business e migliorando i servizi grazie al digitale, e osservano che servizi digitali, automazione e intelligenza artificiale sono grandi tecnologie, ma sono solo strumenti e sistemi, per cui la tecnologia non è il problema ma parte della soluzione. Inoltre, ritengono che i sistemi finanziari abbiano bisogno di banche funzionanti correttamente con lo scopo di salvaguardare il patrimonio dei clienti, raccogliere e proteggere le informazioni e creare liquidità che resteranno prerogativa esclusiva delle banche anche in futuro.
RESTANO INTERESSANTI OPPORTUNITA’ DI INVESTIMENTO
Secondo l’analisi di Amundi, nell'Unione Europea il principale ostacolo per le banche non è la digitalizzazione, ma un'Unione Bancaria ancora incompiuta e la competizione tra i diversi tipi di istituzioni. La mancanza di flessibilità e adattabilità, in un contesto in cui una regolamentazione più rigorosa non è stata compensata da maggiori opportunità di ricavi, giustifica la mancanza di attrattiva del segmento per gli investitori. Ma secondo gli esperti di Amundi non fa venir meno la ragion d’essere del settore bancario in quanto tale, che, nonostante sfide evidenti, offre interessanti opportunità di investimento, da valutare caso per caso in maniera selettiva.