Moneta della discordia
L'autore del ''Cigno Nero'' stronca il Bitcoin: ''Non è una valuta e vale zero''
Per Nassim Taleb la cripto ''ha fallito come riparo dall'inflazione e come rifugio per gli investitori''. Paga una volatilità eccessiva
di Gaia Terzulli 14 Luglio 2021 16:39
“Vale letteralmente zero”. È categorico Nassim Taleb – autore del saggio “The black swan” (2010), citato dal Sunday Times tra i libri che hanno cambiato il mondo – nello stroncare la criptovaluta che da mesi tiene gli investitori col fiato sospeso, oscillando tra quotazioni stellari e improvvisi picchi al ribasso: il bitcoin.
In un suo articolo apparso di recente, dal titolo “Bitcoin, currencies and fragility”, Taleb non fa sconti alla moneta digitale: “Pochi asset nella storia finanziaria sono stati più fragili”. Un giudizio secco, in totale antitesi rispetto a quello che lo stesso saggista libanese aveva espresso inizialmente. “L’unica vera valuta organica”, “una policy assicurativa” contro il controllo dei Governi: così lo definiva non più tardi del 2018, quando ne apprezzava l’utilità nell’eludere i controlli di capitali.
Ora il dietrofront. Per Taleb la cripto ha fallito “come riparo dall’inflazione e come rifugio per gli investitori”. Non solo. Per mantenerne il valore, l’investitore deve sobbarcarsi un’enorme quantità d’interessi, “mentre l’oro e gli altri metalli preziosi non si degradano nell’orizzonte storico e non richiedono una manutenzione per mantenere intatte nel tempo le loro caratteristiche fisiche”, spiega Taleb.
Il vero vulnus del bitcoin è la volatilità, come dimostra il tonfo dei volumi di trading rilevato da CryptoCompare nel mese di giugno, a sua volta innescato dai continui alti e bassi che hanno interessato le valutazioni. Non è una novità che le monete digitali siano soggette ai saliscendi delle quotazioni, ma è certo che il bitcoin non aveva mai sperimentato una volatilità così forte come nell’anno della pandemia.
Nel suo articolo Taleb osserva che, a marzo 2020, la valuta è scesa addirittura più in basso della Borsa, per poi “riprendersi con la massiccia iniezione di liquidità”. È la prova – sostiene l’esperto – “che non può essere utilizzata da remoto come copertura dai rischi sistemici”. Infatti, “tende a rispondere agli stimoli liquidi e non si sa cosa accadrebbe se internet subisse un’interruzione, in particolare durante un collasso finanziario”.
E volatile il bitcoin lo è da sempre: “Tra il 60% e il 100% da quando esiste” – fa notare Taleb – “e per di più non supportato da una materia prima come l’oro. Le persone confondono il successo del bitcoin come valuta digitale con quello che la moneta ha in quanto investimento speculativo”, conclude Taleb. “Per essere una vera moneta dovrebbe essere più stabile e fruibile”.
"POCHI ASSET FINANZIARI SONO STATI PIÙ FRAGILI"
In un suo articolo apparso di recente, dal titolo “Bitcoin, currencies and fragility”, Taleb non fa sconti alla moneta digitale: “Pochi asset nella storia finanziaria sono stati più fragili”. Un giudizio secco, in totale antitesi rispetto a quello che lo stesso saggista libanese aveva espresso inizialmente. “L’unica vera valuta organica”, “una policy assicurativa” contro il controllo dei Governi: così lo definiva non più tardi del 2018, quando ne apprezzava l’utilità nell’eludere i controlli di capitali.
UN FALLIMENTO SU TUTTA LA LINEA
Ora il dietrofront. Per Taleb la cripto ha fallito “come riparo dall’inflazione e come rifugio per gli investitori”. Non solo. Per mantenerne il valore, l’investitore deve sobbarcarsi un’enorme quantità d’interessi, “mentre l’oro e gli altri metalli preziosi non si degradano nell’orizzonte storico e non richiedono una manutenzione per mantenere intatte nel tempo le loro caratteristiche fisiche”, spiega Taleb.
MAI VOLATILE COME NEL 2020
Il vero vulnus del bitcoin è la volatilità, come dimostra il tonfo dei volumi di trading rilevato da CryptoCompare nel mese di giugno, a sua volta innescato dai continui alti e bassi che hanno interessato le valutazioni. Non è una novità che le monete digitali siano soggette ai saliscendi delle quotazioni, ma è certo che il bitcoin non aveva mai sperimentato una volatilità così forte come nell’anno della pandemia.
UN'INSTABILITÀ SISTEMICA
Nel suo articolo Taleb osserva che, a marzo 2020, la valuta è scesa addirittura più in basso della Borsa, per poi “riprendersi con la massiccia iniezione di liquidità”. È la prova – sostiene l’esperto – “che non può essere utilizzata da remoto come copertura dai rischi sistemici”. Infatti, “tende a rispondere agli stimoli liquidi e non si sa cosa accadrebbe se internet subisse un’interruzione, in particolare durante un collasso finanziario”.
"PER ESSERE UNA VERA MONETA DEVE ESSERE STABILE"
E volatile il bitcoin lo è da sempre: “Tra il 60% e il 100% da quando esiste” – fa notare Taleb – “e per di più non supportato da una materia prima come l’oro. Le persone confondono il successo del bitcoin come valuta digitale con quello che la moneta ha in quanto investimento speculativo”, conclude Taleb. “Per essere una vera moneta dovrebbe essere più stabile e fruibile”.
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