Erik Knutzen
Neuberger Berman: correzione esagerata, potenziale di rialzo nella ripresa
Erik Knutzen, Chief Investment Officer – Multi-Asset Class di Neuberger Berman, vede alta volatilità nei prossimi mesi, ma la view più forte resta quella di un potenziale di rialzo dei temi ripresa e reflazione
21 Luglio 2021 07:50
Neuberger Berman conferma la view dell’ultimo Asset Allocation Committee Outlook, di una moderata ripresa del rally ciclico una volta che il mercato avrà metabolizzato il messaggio della Fed, vale a dire che non devono temere né un’inflazione fuori controllo, né una stretta prematura. La sovra performance delle azioni cicliche rispetto alle difensive nella ripresa post-crisi finanziaria 2008-2009 ricorda quella di questa fase post-coronavirus e i primi 15 mesi di entrambi i periodi seguono un andamento molto simile. Anche 11 anni fa c’erano stati alcuni mesi di volatilità altalenanti, prima che le azioni cicliche iniziassero una sovra performance finale che sarebbe durata sette mesi.
Nonostante gli eventi passati non siano garanzia di risultati futuri, la view più forte espressa nella sua nota settimanale da Erik Knutzen, Chief Investment Officer – Multi-Asset Class di Neuberger Berman, è che nei prossimi mesi assisteremo con ogni probabilità a una certa volatilità e che le tesi della ripresa e della reflazione presentino ancora un potenziale di rialzo. Un mercato molto dibattuto potrebbe metterci tempo prima di ritrovare un nuovo equilibrio, ma Knutzen ritiene che questo potrebbe creare opportunità per rafforzare le posizioni in asset sensibili alla ripresa e alla reflazione.
Il problema, sottolinea l’analisi di Neuberger Berman, è riconciliare dati e mercati: l’inflazione sale, i rendimenti dei Treasury scendono e la ripresa è alle corde, tutte prove che confermano l’esistenza di un controverso mercato bidirezionale. Per le obbligazioni, osserva Knutzen, l’inflazione è come la kryptonite, ma da quando a fine marzo i rendimenti dei Treasury hanno toccato il picco, il tasso d’inflazione primaria statunitense ha toccato il 4,2% ad aprile, il 5% a maggio e il 5,4% a giugno, mentre i rendimenti a 10 anni scendevano all’1,3% e sotto. Anche l’inflazione breakeven, vale a dire la differenza fra i rendimenti nominali e quelli indicizzati e che riflettono le aspettative, sono scesi.
I dati dicono che l’economia sta andando forte, corroborando la tesi a favore degli asset rischiosi? Oppure è imminente un rallentamento, come sembrano indicare i rendimenti, sostenendo la tesi a favore dei Treasury? Knutzen ritiene opportuno soffermarsi sull’attuale livello degli indicatori d’inflazione, per capire se sia davvero alta e quanto. La tesi che gli elevati livelli attuali sarebbero dovuti alla bassa base di partenza dell’anno scorso sembra essere ora presa di mira, ma anche la tesi, che l’inflazione sarebbe causata dalla ripresa dei prezzi energetici sembra poco convincente, visto che l’indice core, che esclude i prezzi volatili dell’energia, è salito per ora del 4,5%.
Secondo il consenso degli economisti, l’inflazione aumenterà non solo quest’anno, ma anche il prossimo, mentre anche i prezzi alla produzione negli Stati Uniti, che possono generare un’inflazione più diffusa, stanno crescendo a un ritmo di molto superiore alle attese. Non sono solo i Treasury a reagire in modo controintuitivo, anche i temi della ripresa e della reflazione, che hanno sostenuto i mercati azionari tra novembre e marzo, si sono interrotti o invertiti, mentre il dollaro si è leggermente rafforzato e l’aumento del prezzo dell’oro pare rispecchiare maggiormente il calo dei rendimenti che non i timori di inflazione.
Una possibile spiegazione offerta da Knutzen è che molti investitori credono che l’inflazione si rivelerà persistente e sta già scontando un irrigidimento monetario, con le banche centrali che dovranno iniziare a ridurre gradualmente i programmi di acquisto e aumentare i tassi prima del previsto, con la possibilità addirittura di un ritorno della stagnazione secolare. Una spiegazione tecnica è invece che gli investitori fossero semplicemente sovra-esposti in posizioni corte sulla duration e lunghe su reflazione e ripresa, per cui la svolta leggermente restrittiva nei toni della Fed è stata sufficiente a trasformare i loro ripensamenti in “ri-ripensamenti” se non addirittura “ri-ri-ripensamenti”.
Secondo l’esperto di Neuberger Berman c’è un po’ di verità in entrambe le tesi e gli eventi segnalano quanto la stessa casa ha già battezzato come un ‘ritorno dei mercati bidirezionali’. Sicuramente l’anno prossimo la crescita e l’inflazione rallenteranno rispetto ai livelli attuali e, sicuramente, a marzo c’è stato un affollamento nelle posizioni basate sulla tesi della crescita e dell’inflazione. Ma, osserva Knutzen in conclusione, “se prima i mercati sono stati precipitosi in un senso, adesso potrebbero aver esagerato anche con la correzione”.
VOLATILITÀ NEI PROSSIMI MESI
Nonostante gli eventi passati non siano garanzia di risultati futuri, la view più forte espressa nella sua nota settimanale da Erik Knutzen, Chief Investment Officer – Multi-Asset Class di Neuberger Berman, è che nei prossimi mesi assisteremo con ogni probabilità a una certa volatilità e che le tesi della ripresa e della reflazione presentino ancora un potenziale di rialzo. Un mercato molto dibattuto potrebbe metterci tempo prima di ritrovare un nuovo equilibrio, ma Knutzen ritiene che questo potrebbe creare opportunità per rafforzare le posizioni in asset sensibili alla ripresa e alla reflazione.
RICONCILIARE DATI E MERCATI
Il problema, sottolinea l’analisi di Neuberger Berman, è riconciliare dati e mercati: l’inflazione sale, i rendimenti dei Treasury scendono e la ripresa è alle corde, tutte prove che confermano l’esistenza di un controverso mercato bidirezionale. Per le obbligazioni, osserva Knutzen, l’inflazione è come la kryptonite, ma da quando a fine marzo i rendimenti dei Treasury hanno toccato il picco, il tasso d’inflazione primaria statunitense ha toccato il 4,2% ad aprile, il 5% a maggio e il 5,4% a giugno, mentre i rendimenti a 10 anni scendevano all’1,3% e sotto. Anche l’inflazione breakeven, vale a dire la differenza fra i rendimenti nominali e quelli indicizzati e che riflettono le aspettative, sono scesi.
GUARDARE DENTRO I DATI DELL’INFLAZIONE
I dati dicono che l’economia sta andando forte, corroborando la tesi a favore degli asset rischiosi? Oppure è imminente un rallentamento, come sembrano indicare i rendimenti, sostenendo la tesi a favore dei Treasury? Knutzen ritiene opportuno soffermarsi sull’attuale livello degli indicatori d’inflazione, per capire se sia davvero alta e quanto. La tesi che gli elevati livelli attuali sarebbero dovuti alla bassa base di partenza dell’anno scorso sembra essere ora presa di mira, ma anche la tesi, che l’inflazione sarebbe causata dalla ripresa dei prezzi energetici sembra poco convincente, visto che l’indice core, che esclude i prezzi volatili dell’energia, è salito per ora del 4,5%.
REAZIONE CONTROINTUITIVA DI TREASURY E AZIONI
Secondo il consenso degli economisti, l’inflazione aumenterà non solo quest’anno, ma anche il prossimo, mentre anche i prezzi alla produzione negli Stati Uniti, che possono generare un’inflazione più diffusa, stanno crescendo a un ritmo di molto superiore alle attese. Non sono solo i Treasury a reagire in modo controintuitivo, anche i temi della ripresa e della reflazione, che hanno sostenuto i mercati azionari tra novembre e marzo, si sono interrotti o invertiti, mentre il dollaro si è leggermente rafforzato e l’aumento del prezzo dell’oro pare rispecchiare maggiormente il calo dei rendimenti che non i timori di inflazione.
SPIEGAZIONI MONETARIE E TECNICHE
Una possibile spiegazione offerta da Knutzen è che molti investitori credono che l’inflazione si rivelerà persistente e sta già scontando un irrigidimento monetario, con le banche centrali che dovranno iniziare a ridurre gradualmente i programmi di acquisto e aumentare i tassi prima del previsto, con la possibilità addirittura di un ritorno della stagnazione secolare. Una spiegazione tecnica è invece che gli investitori fossero semplicemente sovra-esposti in posizioni corte sulla duration e lunghe su reflazione e ripresa, per cui la svolta leggermente restrittiva nei toni della Fed è stata sufficiente a trasformare i loro ripensamenti in “ri-ripensamenti” se non addirittura “ri-ri-ripensamenti”.
UNA CORREZIONE FORSE ESAGERATA
Secondo l’esperto di Neuberger Berman c’è un po’ di verità in entrambe le tesi e gli eventi segnalano quanto la stessa casa ha già battezzato come un ‘ritorno dei mercati bidirezionali’. Sicuramente l’anno prossimo la crescita e l’inflazione rallenteranno rispetto ai livelli attuali e, sicuramente, a marzo c’è stato un affollamento nelle posizioni basate sulla tesi della crescita e dell’inflazione. Ma, osserva Knutzen in conclusione, “se prima i mercati sono stati precipitosi in un senso, adesso potrebbero aver esagerato anche con la correzione”.