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La Cina non ha interesse a mettere a rischio i suoi big tech, ecco perché

Il team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management ritiene che la stretta abbia a che fare con il controllo su imprese e flussi di capitale, ma i giganti digitali sono un vantaggio per l’economia

29 Luglio 2021 19:00

financialounge -  cina Raiffeisen Capital Management tecnologia
Dopo che i dati congiunturali sull’economia della Cina hanno ripetutamente deluso le aspettative negli ultimi mesi, di recente tornate alcune sorprese positive. Il commercio estero è più forte del previsto sia sul lato dell’export che dell’import, e anche gli indici dei direttori acquisto e sulla crescita del secondo trimestre sono stati in parte superiori alle previsioni. Ma confermano anche che l'economia interna dei servizi è più debole di quanto sperato da Pechino, per esempio nel turismo.

VERSO LA RIPRESA NEL SECONDO SEMESTRE


Lo sottolinea un’analisi sulla superpotenza economica del team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management, osservando che i governi locali hanno ancora una notevole "potenza di fuoco" finanziaria per i prossimi trimestri, dopo essere stati finora riluttanti a investire, che verrà utilizzata se la situazione congiunturale lo dovesse richiedere. L'impulso creditizio cinese aveva segnalato per tempo il rallentamento, ma recentemente ha mostrato tendenza alla stabilizzazione, e la maggior parte degli osservatori si aspetta una ripresa della congiuntura cinese nella seconda metà dell'anno.

MISURE CHE HANNO SUSCITATO SCALPORE


Il team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management si concentra sullo scalpore che stanno suscitando gli interventi normativi delle autorità cinesi contro i grandi gruppi internet e tecnologici e, più recentemente, contro gli operatori della formazione ai quali è stato vietato raccogliere fondi tramite quotazioni e capitali stranieri. Tra questi Didi, che a pochi giorni dall’ingresso in Borsa negli USA ha dovuto affrontare attacchi massicci delle autorità cinesi, che avevano messo nel mirino numerose gravi violazioni già prima dell'ingresso in Borsa, soprattutto nel campo della protezione dei dati.

NON PIACCIONO LE QUOTAZIONI ALL’ESTERO


Nel complesso, secondo il team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management, Pechino sembra perseguire diversi obiettivi con le continue misure contro aziende come Alibaba, Tencent, Didi e altri gruppi tecnologici. Da un lato, vorrebbe evidentemente limitare il loro potere e la loro influenza, dall’altro il governo cinese Pechino non è particolarmente entusiasta delle continue quotazioni sulle Borse Usa e vorrebbe invece dirottarle sui propri mercati finanziari a Hong Kong e sul continente.

NESSUN INTERESSE A METTERE A RISCHIO I BIG TECH


Questo, osserva in conclusione il team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management, ha qualcosa a che fare sia con il controllo sulle imprese sia sui flussi di capitale, ma allo stesso tempo Pechino non ha alcun interesse a mettere in pericolo l'esistenza dei giganti digitali cinesi, almeno non finché questi sono vantaggiosi per l'economia e la società.

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