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Più risparmio per aggiungere rischio con debito emergente e rating single B

Anche gli italiani intendono risparmiare e investire di più dopo la pandemia. Nel mirino soprattutto il credito di qualità, i bon con rating singola B e le emissioni a spread. Quadro positivo nel lungo termine per i mercati emergenti

di Leo Campagna 9 Agosto 2021 16:04
financialounge -  Amundi J.P. Morgan Asset Management Natixis Investment Managers Raiffeisen Capital Management Robeco Schroders Vontobel

PIÙ RISPARMIO PER AUMENTARE GLI INVESTIMENTI


Dallo Schroders Global Investor Study 2021, che ha coinvolto oltre 23.000 investitori in 32 paesi. Il 45% degli italiani nella fascia 18-37 anni intende risparmiare e investire di più dopo la pandemia, arrivano dati confortanti. Come si legge nell’articolo Schroders: i giovani italiani hanno più voglia di investire dopo la pandemia, il 32% degli investitori italiani è intenzionato a risparmiare di più dopo la pandemia, senza distinzioni di età, contro il 46% a livello globale. La maggior propensione al risparmio dei giovani si traduce in incremento degli investimenti: ben il 54% degli investitori italiani tra i 18 e i 37 anni intende aumentare i risparmi allocati in investimenti, dato che sale al 71% per la Generazione Z, a fronte del 38% registrato tra gli over 38, la cui maggioranza, il 54%, manterrà costante la porzione di risparmi destinata a investimenti, contro il 31% nella fascia 18-37 e il 14% in quella 18-22.

PRUDENZA SUL DEBITO SOVRANO


Esty Dwek, Head of Global Market Strategy di Natixis Investment Managers Solution resta prudente sul debito sovrano e preferisce assumere più il rischio di credito che quello di duration, perché gli spread molto stretti lasciano intendere un margine minore per assorbire tassi più elevati rispetto all’high yield, segmento nel quale invece sono emerse alcune opportunità. L’esperta di Natixis continua anche a vedere, come rivela nell’articolo Azionario, Natixis continua a preferire i ciclici: finanziari, energia e materiali, opportunità nel debito societario dei mercati emergenti in valuta forte, dove il carry è interessante e c’è ulteriore spazio per la compressione degli spread.

AGGIUNGERE RISCHIO IN CASO DI AMPLIAMENTO DEGLI SPREAD


L’ampliamento recente degli spread dei titoli ad alto rendimento europei (+13 punti base) e statunitensi (+22 pb) ha reso le valutazioni degli attivi di rischio più convenienti. “L’attuale rendimento a scadenza per l’high yield europeo e statunitense è rispettivamente del 2,85% e 4,62%, ovvero di un certo interesse in termini di flusso cedolare (carry)” sottolinea il team Global Fixed Income di J.P. Morgan Asset. A favore di questa tesi anche i fattori tecnici. Il team, continua a tenere sotto stretta osservazione la situazione, ma prevede che l’offerta aggiuntiva di emissioni societarie e governative europee potrebbe offrire l’opportunità di aggiungere rischio in caso di ampliamento degli spread. “Intanto, in agosto, l’emissione di titoli high yield dovrebbe essere modesta negli Stati Uniti (25 miliardi di dollari) e ancora più limitata in Europa (2 miliardi di euro), il che potrebbe favorire un’ulteriore contrazione dei rendimenti prima della ripresa dell’offerta a settembre” specifica nell’articolo Obbligazioni, J.P. Morgan vede opportunità nell’high yield europeo e Usa, il Team.

MEGLIO ANDARE SUI SINGLE-B SUI MINIMI


Qualsiasi ulteriore calo degli spread invoglierà gli acquirenti ancora alla ricerca di fondamentali favorevoli ad entrare nel mercato del credito. Ma, sottolinea Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management (Gruppo Vontobel), non è un trade privo di, quindi gli investitori devono essere diligenti nella selezione dei crediti e nelle tempistiche. Potrebbe invece essere più confortevole posizionarsi sui rating single-B, i cui spread sono tanto lontani dalla massima compressione sulla scadenza a 10 anni quanto quelli CCC. Di conseguenza, conclude nell’articolo Vontobel: c’è ancora valore nei bond a basso rating in Europa Holman, andare su obbligazioni single-B sui minimi potrebbe rivelarsi un’operazione più duratura dal punto di vista del rischio-ritorno con l’avanzare del ciclo.

IMPATTO SULLA QUALITÀ DEL CREDITO DELL’ELETTRIFICAZIONE


La transizione elettrica potrebbe avere un impatto notevole anche sulla qualità del credito delle aziende, che è diventato un componente chiave dell’analisi fondamentale di Robeco sui produttori di auto. Un elemento importante dell’analisi è la valutazione della strategia di prodotto, in cui Robeco esprime una preferenza per veicoli puramente elettrici rispetto agli ibridi, in quanto riducono maggiormente le emissioni e beneficiano di una relativa semplicità, perché non richiedono più due propulsori. Robeco – come spiega Daniel de Koning, Credit Analist di Robeco, nell’articolo L’industria globale dell’auto alla sfida dell’elettrificazione - favorisce inoltre i produttori che adottano una piattaforma universale “modulare” utilizzabile per una moltitudine di modelli, consentendo maggiori economie di scala e margini più elevati.

MERCATI EMERGENTI, QUADRO POSITIVO NEL LUNGO TERMINE


Il quadro a lungo termine resta in ogni caso positivo sia per le obbligazioni che in particolare per le azioni dei Paesi Emergenti, anche se restano alcune incertezze sulle prospettive per i prossimi mesi. Lo sottolinea il team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management, nell’articolo Azionario emergente, prospettive ancora positive nel lungo termine. I prezzi delle materie prime potrebbero infatti subire una correzione dopo le impennate dell’ultimo anno, mentre il recente calo dei rendimenti USA sulle scadenze lunghe dei Treasury potrebbe essere stato trainato da fattori temporanei, come ricoperture e emissioni del Tesoro USA leggermente inferiori al previsto per le maggiori entrate fiscali.

UN’AREA INTERESSANTE È QUELLA DEI MERCATI EMERGENTI


Un’area interessante – come argomenta Matteo Germano, CIO di Amundi SGR, nell’articolo Amundi: ecco come migliorare il rendimento del portafoglio - è quella dei mercati emergenti, dove Amundi vede vincitrici Cina e Asia. “È vero, ammette Germano, che il possibile aumento a breve termine dei Treasury USA e del dollaro USA rappresenta un fattore negativo per i mercati emergenti, tuttavia sul medio termine il loro rendimento aggiustato per il rischio resta ancora particolarmente attraente”, sottolinea il manager.
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