Alliance Bernstein
Cina, dal giro di vite del governo condizioni migliori per investire nei bond societari
Jenny Zeng di AllianceBernstein sottolinea che alcune aziende erano già preparate e quelle che si allineano saranno favorite, con margini forse ridotti ma flussi di cassa più stabili
11 Agosto 2021 16:01
La stretta regolatoria di Pechino sulle aziende dell’istruzione e della tecnologia ha causato un’ondata di vendite, partita dall’azionario e estesa ai mercati offshore del credito e valutari. Le preoccupazioni degli sono comprensibili, ma Jenny Zeng, Co-Head of Asia Pacific Fixed Income di AllianceBernstein, vede uno spiraglio di luce in un contesto difficile. In primo luogo, perché le società cinesi più attenti ai segnali del governo erano pronte da tempo, e poi perché le aziende che li seguono e si allineano agli obiettivi statali saranno probabilmente favorite da un contesto più rigoroso e attendibile, che si tradurrà in margini ridotti ma in flussi di cassa più stabili, creando un contesto favorevole per investire nel credito cinese.
La nuova regolamentazione dell’istruzione privata cinese, che ha vietato lo scopo di lucro nei servizi di tutoring, ha fatto seguito al giro di vite in ambiti, soprattutto verso le aziende di settori a crescita elevata come l’e-commerce, il food delivery e il ride hailing, che avevano avuto grande successo grazie al lassismo normativo, al progresso tecnologico, ai cambiamenti di stile di vita e all’evoluzione demografica, prendendo il sopravvento su settori più tradizionali immobiliare, servizi finanziari e infrastrutture. L’esperta di AllianceBernstein ammette che gli investitori potrebbero restare sorpresi dalla velocità e dall’intransigenza cinesi, ma aggiunge che le preoccupazioni delle autorità non sono una caratteristica solo della Cina, ma molto simili a quelle di politici e regolatori in USA e in Europa.
I big tech sono nel mirino ovunque per le enormi dimensioni, prassi spesso additate come anticoncorrenziali, possesso dei dati dei consumatori e potenziale rischio finanziario. La differenza tra la risposta cinese e quella del resto del mondo, secondo la Zeng, è che la governance cinese consente provvedimenti più rapidi e decisi. L’esperta di AllianceBernstein divide i rischi normativi cinesi in quattro categorie: antitrust, regolamentazione dei contenuti, riforme con obiettivi sociali e interventi su singoli elementi innovativi, come l’app di Didi.
L’inasprimento antitrust colpisce soprattutto l’e-commerce, il food delivery e i servizi di trasporto e logistica, che possono erodere i margini dei due o tre operatori dominanti, che rimangono comunque redditizi e fondamentali per la crescita. Le società di streaming video, i fornitori di contenuti, i social media e le società di gaming sono nel mirino, anche perché la definizione del governo di “espressione accettabile” continua ad evolvere, rendendo più complicato allinearsi. Pechino ha poi avviato ambiziose riforme sociali, che investono i settori dell’istruzione e del fin tech, con obiettivi ambiziosi, ed è disposto a pagare un prezzo elevato per raggiungerli, causando incertezze sulla redditività futura dei modelli di business.
Infine i singoli elementi innovativi. Zeng fa il caso del’app di ride hailing Didi, inizialmente soggetta al solo rischio antitrust, ma poi sottoposta a una supervisione ancor più rigida per l’uso improprio dei dati dei clienti. Dopo la celebrazione del centenario, secondo Zeng il Partito Comunista Cinese ha più fiducia che mai nella capacità di portare economia e società cinesi al livello successivo, dove l’obiettivo è passato dalle cifre di crescita del PIL basata a target più sfaccettati politici, sociali, economici e ambientali.
La morale della storia, secondo l’esperta di AllianceBernstein, è che le aziende cinesi dovrebbero pensarci due volte prima di eccedere in investimenti o assumersi rischi normativi non necessari per innescare una crescita incrementale dei fatturati, e focalizzarsi invece sulla generazione di flussi di cassa stabili, sul miglioramento della trasparenza e della compliance e sulla sensibilizzazione ai temi ESG. Con questo in mente, sottolinea in conclusione Zeng, gli investitori possono individuare meglio quali aziende avranno maggiori probabilità di successo in questa fase di irrigidimento normativo in Cina.
POLITICHE NON DIVERSE DA USA E EUROPA
La nuova regolamentazione dell’istruzione privata cinese, che ha vietato lo scopo di lucro nei servizi di tutoring, ha fatto seguito al giro di vite in ambiti, soprattutto verso le aziende di settori a crescita elevata come l’e-commerce, il food delivery e il ride hailing, che avevano avuto grande successo grazie al lassismo normativo, al progresso tecnologico, ai cambiamenti di stile di vita e all’evoluzione demografica, prendendo il sopravvento su settori più tradizionali immobiliare, servizi finanziari e infrastrutture. L’esperta di AllianceBernstein ammette che gli investitori potrebbero restare sorpresi dalla velocità e dall’intransigenza cinesi, ma aggiunge che le preoccupazioni delle autorità non sono una caratteristica solo della Cina, ma molto simili a quelle di politici e regolatori in USA e in Europa.
QUATTRO TIPI DI RISCHI NORMATIVI
I big tech sono nel mirino ovunque per le enormi dimensioni, prassi spesso additate come anticoncorrenziali, possesso dei dati dei consumatori e potenziale rischio finanziario. La differenza tra la risposta cinese e quella del resto del mondo, secondo la Zeng, è che la governance cinese consente provvedimenti più rapidi e decisi. L’esperta di AllianceBernstein divide i rischi normativi cinesi in quattro categorie: antitrust, regolamentazione dei contenuti, riforme con obiettivi sociali e interventi su singoli elementi innovativi, come l’app di Didi.
I SETTORI MAGGIORMENTE IMPATTATI
L’inasprimento antitrust colpisce soprattutto l’e-commerce, il food delivery e i servizi di trasporto e logistica, che possono erodere i margini dei due o tre operatori dominanti, che rimangono comunque redditizi e fondamentali per la crescita. Le società di streaming video, i fornitori di contenuti, i social media e le società di gaming sono nel mirino, anche perché la definizione del governo di “espressione accettabile” continua ad evolvere, rendendo più complicato allinearsi. Pechino ha poi avviato ambiziose riforme sociali, che investono i settori dell’istruzione e del fin tech, con obiettivi ambiziosi, ed è disposto a pagare un prezzo elevato per raggiungerli, causando incertezze sulla redditività futura dei modelli di business.
ORA PECHINO HA OBIETTIVI PIÙ AMBIZIOSI
Infine i singoli elementi innovativi. Zeng fa il caso del’app di ride hailing Didi, inizialmente soggetta al solo rischio antitrust, ma poi sottoposta a una supervisione ancor più rigida per l’uso improprio dei dati dei clienti. Dopo la celebrazione del centenario, secondo Zeng il Partito Comunista Cinese ha più fiducia che mai nella capacità di portare economia e società cinesi al livello successivo, dove l’obiettivo è passato dalle cifre di crescita del PIL basata a target più sfaccettati politici, sociali, economici e ambientali.
OPPORTUNITÀ PER GLI INVESTITORI
La morale della storia, secondo l’esperta di AllianceBernstein, è che le aziende cinesi dovrebbero pensarci due volte prima di eccedere in investimenti o assumersi rischi normativi non necessari per innescare una crescita incrementale dei fatturati, e focalizzarsi invece sulla generazione di flussi di cassa stabili, sul miglioramento della trasparenza e della compliance e sulla sensibilizzazione ai temi ESG. Con questo in mente, sottolinea in conclusione Zeng, gli investitori possono individuare meglio quali aziende avranno maggiori probabilità di successo in questa fase di irrigidimento normativo in Cina.