Ben Forster
I mercati emergenti sono la nuova frontiera digitale, ecco perché
Ben Forster, Equity Analyst, Global Real Estate di Schroders, spiega le potenzialità racchiuse nello sviluppo del trasporto dati su cavi sottomarini, che andranno a valorizzare i punti di approdo, dall’Asia fino all’Africa
25 Agosto 2021 19:00
Il Covid-19 ha accelerato trend come l’e-commerce, i video on demand e i giochi online, aumentando anche la necessità di trasferire, immagazzinare e processare dati. E’ una tendenza che continuerà in futuro con la conseguenza che data center e altre infrastrutture come ripetitori e cavi in fibra presentano interessanti opportunità di investimento. Come investitore nelle infrastrutture digitali delle città globali, Schroders è sempre alla ricerca dei prossimi mega-hub della connettività. Nel 2018 ha identificato nella Cina un mercato molto attraente e in effetti la domanda di spazi per i data center nel Paese è schizzata alle stelle.
Ben Forster, Equity Analyst, Global Real Estate di Schroders, sottolinea che per individuare la prossima frontiera digitale è necessario esaminare diversi fattori. Le attese di crescita del Pil e la produzione dei servizi digitali sottostanti sono un forte indicatore di successo. Il Pil a sua volta è guidato da fattori come la crescita della popolazione, il profilo in termini di età e i livelli di produttività. Per convertire il tutto in “Pil digitale” servono capitali, investimenti in infrastrutture digitali moderne connesse ai futuri partner commerciali. Un esempio è l'infrastruttura che spedisce terabit di dati alla velocità della luce lungo i cavi sottomarini.
L’esperto di Schroders individua opportunità di investimento proprio là dove questi cavi toccano terra, e fa l’esempio del data center di Mombasa, gestito dall’azienda africana di tecnologie infrastrutturali iColo, che connette il continente all’Europa con 15mila km di cavi sottomarini, che terminano nel campus di Marsiglia del fornitore europeo di data center Interxion. Entrambe le aziende sono legate a Digital Realty. I cavi si fermano a Djibouti City, dove le superpotenze mondiali sono in lotta per guadagnare influenza strategica. Djibouti si trova all’estremità meridionale del Mar Rosso e con una presenza militare in aumento per assicurare la sicurezza, ha l’ambizione di divenire la “Singapore africana”, sebbene circondata da Paesi relativamente instabili.
Secondo Forster, anche Indonesia e Malesia potrebbero beneficiare dalla saturazione di Singapore, mega-hub della connettività ma ora così saturo di infrastrutture digitali che ha adottato una moratoria sullo sviluppo di nuovi data center, a causa del consumo di energia. Questo crea opportunità per Indonesia e Malesia, che beneficiano di una significativa crescita della popolazione, di un’accelerazione della penetrazione di Internet, e della connessione con nuovi cavi sottomarini. Nel 2019 la popolazione dell’Indonesia era circa 50 volte quella di Singapore, ma ospitava appena un ottavo della capacità di data center.
La capitale Jakarta sembra in buona posizione per trarne vantaggio, con diverse aziende locali attive nel raccogliere finanziamenti per lo sviluppo. Il gestore cinese di data center GDS ha annunciato lo sviluppo di un grande campus a Johor Bahru, in Malesia, ad appena 25km a Nord di Singapore. Anche l’India, sottolinea Forster, ha un grande potenziale, grazie ad una forza lavoro numerosa, giovane e versata per l’IT. Meno della metà degli 1,4 miliardi di indiani è attualmente connessa a Internet, ma si tratta comunque di più del doppio dell’intera popolazione USA. Chennai, sulla costa orientale del Subcontinente, può divenire un hub della connettività da tenere d’occhio, come già Mumbai.
Nei mercati sviluppati, l’esperto di Schroders cita Perth, in Australia occidentale, che sta diventando un importante hub di connettività grazie ai nuovi collegamenti sottomarini con Singapore, Sydney, Jakarta e Oman. Forster nota che oggi gli equivalenti delle grandi potenze navali del XVII secolo sono per molti aspetti i giganti USA del tech, come Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Microsoft e Google, mentre più recentemente sono entrati nel gruppo concorrenti cinesi come Alibaba, Tencent e le aziende telecom di proprietà statale come China Mobile.
Nel settore dei cavi sottomarini, i capitali di queste aziende sembrano alla base di sviluppi importanti. Forster fa ancora l’esempio di Djibouti, dove l’installazione di ulteriori cavi, compresi quelli di 2Africa, è finanziata da un consorzio che comprende Facebook, Vodafone e China Mobile, che cercano di assicurarsi le vie digitali necessarie per spostare i dati verso gli streamer video delle multinazionali e dei produttori globali di giochi online. Arrivando sulle spiagge, i cavi avranno bisogno di data center, torri cellulari e fibra terrestre per raggiungere i clienti finali. Di conseguenza, Schroders mira a individuare aziende locali che si sono già assicurate importanti posizioni e si dice fortemente convinta che vi siano ancora numerose opportunità di investimento nella frontiera digitale.
LA PROSSIMA FRONTIERA DIGITALE
Ben Forster, Equity Analyst, Global Real Estate di Schroders, sottolinea che per individuare la prossima frontiera digitale è necessario esaminare diversi fattori. Le attese di crescita del Pil e la produzione dei servizi digitali sottostanti sono un forte indicatore di successo. Il Pil a sua volta è guidato da fattori come la crescita della popolazione, il profilo in termini di età e i livelli di produttività. Per convertire il tutto in “Pil digitale” servono capitali, investimenti in infrastrutture digitali moderne connesse ai futuri partner commerciali. Un esempio è l'infrastruttura che spedisce terabit di dati alla velocità della luce lungo i cavi sottomarini.
OPPORTUNITÀ DOVE I CAVI TOCCANO TERRA
L’esperto di Schroders individua opportunità di investimento proprio là dove questi cavi toccano terra, e fa l’esempio del data center di Mombasa, gestito dall’azienda africana di tecnologie infrastrutturali iColo, che connette il continente all’Europa con 15mila km di cavi sottomarini, che terminano nel campus di Marsiglia del fornitore europeo di data center Interxion. Entrambe le aziende sono legate a Digital Realty. I cavi si fermano a Djibouti City, dove le superpotenze mondiali sono in lotta per guadagnare influenza strategica. Djibouti si trova all’estremità meridionale del Mar Rosso e con una presenza militare in aumento per assicurare la sicurezza, ha l’ambizione di divenire la “Singapore africana”, sebbene circondata da Paesi relativamente instabili.
INDONESIA E MALESIA LE NUOVE SINGAPORE
Secondo Forster, anche Indonesia e Malesia potrebbero beneficiare dalla saturazione di Singapore, mega-hub della connettività ma ora così saturo di infrastrutture digitali che ha adottato una moratoria sullo sviluppo di nuovi data center, a causa del consumo di energia. Questo crea opportunità per Indonesia e Malesia, che beneficiano di una significativa crescita della popolazione, di un’accelerazione della penetrazione di Internet, e della connessione con nuovi cavi sottomarini. Nel 2019 la popolazione dell’Indonesia era circa 50 volte quella di Singapore, ma ospitava appena un ottavo della capacità di data center.
ANCHE L’INDIA HA UN GRANDE POTENZIALE
La capitale Jakarta sembra in buona posizione per trarne vantaggio, con diverse aziende locali attive nel raccogliere finanziamenti per lo sviluppo. Il gestore cinese di data center GDS ha annunciato lo sviluppo di un grande campus a Johor Bahru, in Malesia, ad appena 25km a Nord di Singapore. Anche l’India, sottolinea Forster, ha un grande potenziale, grazie ad una forza lavoro numerosa, giovane e versata per l’IT. Meno della metà degli 1,4 miliardi di indiani è attualmente connessa a Internet, ma si tratta comunque di più del doppio dell’intera popolazione USA. Chennai, sulla costa orientale del Subcontinente, può divenire un hub della connettività da tenere d’occhio, come già Mumbai.
COME LE POTENZE NAVALI DEL XVII SECOLO
Nei mercati sviluppati, l’esperto di Schroders cita Perth, in Australia occidentale, che sta diventando un importante hub di connettività grazie ai nuovi collegamenti sottomarini con Singapore, Sydney, Jakarta e Oman. Forster nota che oggi gli equivalenti delle grandi potenze navali del XVII secolo sono per molti aspetti i giganti USA del tech, come Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Microsoft e Google, mentre più recentemente sono entrati nel gruppo concorrenti cinesi come Alibaba, Tencent e le aziende telecom di proprietà statale come China Mobile.
ALLA RICERCA DI AZIENDE LOCALI BEN POSIZIONATE
Nel settore dei cavi sottomarini, i capitali di queste aziende sembrano alla base di sviluppi importanti. Forster fa ancora l’esempio di Djibouti, dove l’installazione di ulteriori cavi, compresi quelli di 2Africa, è finanziata da un consorzio che comprende Facebook, Vodafone e China Mobile, che cercano di assicurarsi le vie digitali necessarie per spostare i dati verso gli streamer video delle multinazionali e dei produttori globali di giochi online. Arrivando sulle spiagge, i cavi avranno bisogno di data center, torri cellulari e fibra terrestre per raggiungere i clienti finali. Di conseguenza, Schroders mira a individuare aziende locali che si sono già assicurate importanti posizioni e si dice fortemente convinta che vi siano ancora numerose opportunità di investimento nella frontiera digitale.