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Il Fisco usa anche Google Maps per controllarci
I dati raccolti online vengono utilizzati dall’Agenzia delle Entrate per rendere più efficace la lotta anti evasione
27 Agosto 2021 11:16
Postare una foto su uno yacht sui social network può creare qualche problema. Ma solo a chi ha qualcosa da nascondere al Fisco. I controlli dell’Agenzia delle Entrate, negli ultimi anni, sono sempre più accurati e sfruttano anche prove raccolte sul web. L’Agenzia le chiama “fonti aperte” e Google Maps gioca un ruolo importante nello sforzo per incastrare gli evasori.
Non è certo una novità dell’ultima ora. L’Agenzia delle Entrate, infatti, già con la circolare 16/E del 2016 ha ammesso il ricorso alle “fonti aperte”. E qui rientrano siti e social network come fonte di informazioni sulle caratteristiche di case di lusso. Anche la Guardia di finanza, nella circolare 1/2018, fa riferimento alle “fonti aperte”, concetto ripreso anche nelle linee guida delle Entrate nel controllo di siti web, alla ricerca di finte Onlus nate con lo scopo di non pagare le tasse.
Per semplificare il discorso, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di finanza possono attingere ad articoli di giornale, siti web, social network per confrontare informazioni fiscali. E qui entrano in gioco strumenti come Google Maps o Google Earth che riescono a catturare immagini dall’alto di mega ville, anche nelle località più sperdute. Magari non dichiarate al Fisco.
Attraverso un particolare algoritmo, Google Maps, Google Earth e Google Street View sono in grado di identificare immobili di pregio, con tanto di campi da tennis e piscine annesse, consentendo così al sistema di confrontare quanto dichiarato dai proprietari al Fisco. Chiaramente se nel 730 risultano redditi troppo bassi per giustificare il tenore di vita, ecco che cominciano i guai.
Effettuare controlli anti evasione, sfruttando i social network e Google, non è certo una prerogativa unicamente italiana. Questa modalità è già stata introdotta in Francia, con una misura contenuta nella legge di Bilancio 2020. Via libera, quindi, a controlli dei profili social per verificare che non ci siano incongruenze tra quanto dichiarato al Fisco e le foto delle vacanze.
Il progetto è promosso dall’Unione europea che ha stanziato fondi per lo sviluppo di un sistema informatico basato proprio sull’intelligenza artificiale, in grado di rendere più dura la vita degli evasori europei. E anche se ormai oggi non fa più parte dell’Europa, il Regno Unito ha provato a sperimentare una soluzione simile già nel 2013.
Google Earth è già stato utilizzato in Grecia per portare alla luce frodi fiscali. Nel 2010, è stato utile per identificare le piscine che i greci hanno evitato di inserire nella dichiarazione dei redditi, portando così a galla ben 16mila nominativi che risultavano non in regola con il Fisco. Certo, resta il problema della privacy. Ma se si tratta di recuperare danari indebitamente sottratti allo Stato, passa in secondo piano: sono molti i giudici che hanno ammesso l’uso degli elementi digitali per i controlli fiscali.
COSA SONO LE “FONTI APERTE”
Non è certo una novità dell’ultima ora. L’Agenzia delle Entrate, infatti, già con la circolare 16/E del 2016 ha ammesso il ricorso alle “fonti aperte”. E qui rientrano siti e social network come fonte di informazioni sulle caratteristiche di case di lusso. Anche la Guardia di finanza, nella circolare 1/2018, fa riferimento alle “fonti aperte”, concetto ripreso anche nelle linee guida delle Entrate nel controllo di siti web, alla ricerca di finte Onlus nate con lo scopo di non pagare le tasse.
IL FISCO SPIONE
Per semplificare il discorso, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di finanza possono attingere ad articoli di giornale, siti web, social network per confrontare informazioni fiscali. E qui entrano in gioco strumenti come Google Maps o Google Earth che riescono a catturare immagini dall’alto di mega ville, anche nelle località più sperdute. Magari non dichiarate al Fisco.
GOOGLE ANTI-EVASIONE
Attraverso un particolare algoritmo, Google Maps, Google Earth e Google Street View sono in grado di identificare immobili di pregio, con tanto di campi da tennis e piscine annesse, consentendo così al sistema di confrontare quanto dichiarato dai proprietari al Fisco. Chiaramente se nel 730 risultano redditi troppo bassi per giustificare il tenore di vita, ecco che cominciano i guai.
L’ESPERIENZA IN FRANCIA
Effettuare controlli anti evasione, sfruttando i social network e Google, non è certo una prerogativa unicamente italiana. Questa modalità è già stata introdotta in Francia, con una misura contenuta nella legge di Bilancio 2020. Via libera, quindi, a controlli dei profili social per verificare che non ci siano incongruenze tra quanto dichiarato al Fisco e le foto delle vacanze.
IL SUPPORTO DELLA UE
Il progetto è promosso dall’Unione europea che ha stanziato fondi per lo sviluppo di un sistema informatico basato proprio sull’intelligenza artificiale, in grado di rendere più dura la vita degli evasori europei. E anche se ormai oggi non fa più parte dell’Europa, il Regno Unito ha provato a sperimentare una soluzione simile già nel 2013.
I CONTROLLI IN GRECIA
Google Earth è già stato utilizzato in Grecia per portare alla luce frodi fiscali. Nel 2010, è stato utile per identificare le piscine che i greci hanno evitato di inserire nella dichiarazione dei redditi, portando così a galla ben 16mila nominativi che risultavano non in regola con il Fisco. Certo, resta il problema della privacy. Ma se si tratta di recuperare danari indebitamente sottratti allo Stato, passa in secondo piano: sono molti i giudici che hanno ammesso l’uso degli elementi digitali per i controlli fiscali.
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