BCE

In attesa della Bce i rendimenti dei Bund potrebbero risalire, ma i rischi sono contenuti

Neuberger Berman stima che la Bce potrebbe aprire la strada alla riduzione degli acquisti del Pepp ma il rialzo dei tassi resta lontano. I rendimenti dei Bund tedeschi riflettono troppo pessimismo sull’economia

7 Settembre 2021 20:00

financialounge -  BCE inflazione Neuberger Berman Patrick Barbe
Dopo l’annuncio sul possibile avvio del tapering della Fed a Jackson Hole, con il rialzo dei tassi spostato avanti nel tempo, gli occhi sono ora puntati sulla Bce che giovedì 9 potrebbe segnalare che si prepara a seguire le orme di Jay Powell. Il PIL dell’Eurozona ha battuto ogni aspettativa di crescita, che dovrebbe superare il 5% sia nel 2021 che nel 2022, sostenuta dai consumi e dagli investimenti. I fondi del Next Generation EU dovrebbero stimolare in diversi settori programmi di potenziamento della produttività e dell’efficienza, con un uso intensivo di capitali, e anche attenuare il divario Nord-Sud, portare a una riduzione della disoccupazione giovanile e indebolire l’attrattiva del populismo in Germania, Francia e Italia.

SULL’INFLAZIONE ANCHE PRESSIONI SINDACALI


Sono le considerazioni delle Prospettive settimanali del CIO firmate da Patrick Barbe, Head of European Investment Grade Fixed Income, di Neuberger Berman, secondo cui potrebbe essere partito un trend inflattivo, visto che in Germania la crescita dei prezzi ha accelerato a livelli che non si vedevano dall’estate 2008. Barbe segnala anche i primi segnali di rafforzamento del potere negoziale dei sindacati, in particolare della manodopera specializzata, indispensabile per lo sviluppo delle infrastrutture, che ora esigono che le retribuzioni tengano il passo dell’inflazione, talora minacciando anche scioperi.

POSSIBILE ANNUNCIO DI RIDUZIONE DEL PEPP


L’esperto di Neuberger Berman ritiene comunque che buona parte dell’impennata dell’inflazione sia riconducibile all’assestamento delle filiere produttive che sta accompagnando la riapertura e prevede che si stabilizzerà attorno al 2% nel 2022, a fronte dell’1,3% dell’ultimo decennio, mentre le ultime previsioni della BCE parlano di un tasso all’1,5% nel 2022 e all’1,4% nel 2023. Un’idea delle ripercussioni sulle politiche monetarie l’ha fornita Philip Lane, Chief Economist della BCE, secondo il quale la riduzione degli acquisti del Pandemic Emergency Purchase Program potrebbe essere annunciata a breve, addirittura alla riunione di questa settimana, per partire nel quarto trimestre.

NESSUNA IMPLICAZIONE PER IL RIALZO DEI TASSI


Barbe ritiene l’eventualità probabile e pensa anche che sia verosimile una conclusione del Pepp entro marzo 2022, ma non crede che questo abbia alcuna implicazione sui tassi di interesse, in particolare dopo che il capo della Fed Powell ha tracciato una netta linea di demarcazione tra tapering e tassi. Allo stesso tempo, l’esperto di Neuberger Berman ritiene improbabile una decisione sui tassi prima della prossima primavera, quando il quadro inflazionistico sarà più chiaro e si capirà se l’accelerazione è passeggera, il che dovrebbe allontanare un aumento dei tassi fino al 2024.

DIVERGENZA USA-UE SUI MERCATI OBBLIGAZIONARI


Ma la divergenza tra Stati Uniti ed Eurozona potrebbe manifestarsi nei mercati obbligazionari, osserva Barbe, perché la modesta crescita dei rendimenti dei Treasury dopo le dichiarazioni di Powell indica che i mercati avevano già scontato i toni ottimistici sull’economia e sulle politiche monetarie, mentre il -0,35% di rendimento dei Bund rispecchia un eccessivo pessimismo su crescita e dell’inflazione. Secondo Neuberger Berman i rischi restano modesti, mentre dopo le elezioni di fine mese la Germania potrebbe essere costretta a un governo tripartito e in ogni caso nessun esito sembra costituire motivo di preoccupazione per economia o mercati.

RISCHIO RIBASSO CONTENUTO IN EUROPA


In maggio, osserva ancora Barbe, i rendimenti dei Bund erano saliti fino al -0,09%, e a suo avviso è probabile che entro fine anno salgano a zero. In conclusione, l’esperto di Neuberger Berman ritiene che, considerate le prospettive attuali, il mercato del credito dell’Eurozona presenti per gli investitori obbligazionari un rischio di ribasso molto più contenuto.

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