Alitalia
Bruxelles: illegali aiuti di Stato ad Alitalia, 900 milioni da restituire con gli interessi
Secondo la Commissione Europea, 900 milioni arrivati ad Alitalia nel 2017 sono illegittimi, ed ora dovranno essere resituti allo Stato. Per l'Ue c'è “discontinuità economica” con ITA
10 Settembre 2021 15:01
Nuova tegola per l'ex Alitalia. La Commissione europea ha concluso che i due prestiti statali da 900 milioni di euro concessi dall'Italia al vettore nel 2017 sono illegali secondo le norme UE sugli aiuti di Stato, mentre risulta in regola l'iniezione statale da 1,35 miliardi nella nuova Italia Trasporto Aereo (ITA) creata nel 2020.
L'ex compagnia di bandiera, spiega la Commissione, "è in perdita dal 2008, e all'inizio del 2017 aveva urgente bisogno di liquidità, ma aveva perso l'accesso ai mercati del credito a causa della sua situazione finanziaria deteriorata".
Per mantenere operativa la società, nei mesi di maggio e ottobre 2017 l'Italia ha concesso alla società due prestiti per un importo rispettivamente di 600 milioni di euro e 300 milioni di euro, sottoponendo il gruppo alla procedura concorsuale speciale secondo il diritto fallimentare italiano. Ma dall'indagine è emerso che, nel concedere i due prestiti ad Alitalia, l'Italia non si è comportata come avrebbe fatto un investitore privato, in quanto "non ha valutato in anticipo la probabilità di rimborso dei prestiti, maggiorata degli interessi".
Già all'epoca, evidenzia il braccio esecutivo dell'UE, la Commissione del bilancio di Alitalia ha mostrato che la compagnia "non sarebbe stata in grado di generare liquidità sufficiente per rimborsare i prestiti statali entro le loro date di scadenza, né avrebbe potuto vendere le sue attività per raccogliere liquidità sufficiente per il rimborso del debito".
Per Bruxelles quindi, i prestiti hanno dato ad Alitalia "un vantaggio economico ingiusto rispetto ai suoi concorrenti sulle rotte nazionali, europee e mondiali", e l'Italia deve ora recuperare dall'Alitalia "l'aiuto di Stato illegittimo di 900 milioni di euro più interessi".
In un indagine separata, Bruxelles ha concluso che la nuova ITA "non è il successore economico di Alitalia" e, quindi, "non è tenuta a rimborsare gli aiuti di Stato illegali ricevuti da Alitalia", con l'aucap di 1,35 miliardi in ITA che risulta "in linea con le condizioni di mercato e pertanto non costituiscono aiuti di Stato ai sensi delle norme dell'UE".
Secondo il piano italiano per la nuova società e per le condizioni di trasferimento da Alitalia a ITA, "esiste una discontinuità economica tra Alitalia e ITA", si legge nella nota della Commissione, aggiungendo che ITA "non sarà responsabile per i 900 milioni di euro, oltre agli interessi, che Alitalia dovrà restituire all'Italia".
“L'Italia ha dimostrato che c'è una netta rottura tra Alitalia e la nuova compagnia aerea ITA, e che il suo investimento in ITA è in linea con i termini che un investitore privato avrebbe accettato", ha affermato la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager e responsabile della politica europea di concorrenza.
Una volta che ITA decolla, ha aggiunto la Vestager, "spetta all'Italia e al management di ITA sfruttare questa opportunità una volta per tutte, mentre noi continueremo a fare la nostra parte per garantire una concorrenza leale nel settore dell'aviazione europea".
L'ex compagnia di bandiera, spiega la Commissione, "è in perdita dal 2008, e all'inizio del 2017 aveva urgente bisogno di liquidità, ma aveva perso l'accesso ai mercati del credito a causa della sua situazione finanziaria deteriorata".
GLI AIUTI GOVERNATIVI
Per mantenere operativa la società, nei mesi di maggio e ottobre 2017 l'Italia ha concesso alla società due prestiti per un importo rispettivamente di 600 milioni di euro e 300 milioni di euro, sottoponendo il gruppo alla procedura concorsuale speciale secondo il diritto fallimentare italiano. Ma dall'indagine è emerso che, nel concedere i due prestiti ad Alitalia, l'Italia non si è comportata come avrebbe fatto un investitore privato, in quanto "non ha valutato in anticipo la probabilità di rimborso dei prestiti, maggiorata degli interessi".
Già all'epoca, evidenzia il braccio esecutivo dell'UE, la Commissione del bilancio di Alitalia ha mostrato che la compagnia "non sarebbe stata in grado di generare liquidità sufficiente per rimborsare i prestiti statali entro le loro date di scadenza, né avrebbe potuto vendere le sue attività per raccogliere liquidità sufficiente per il rimborso del debito".
Per Bruxelles quindi, i prestiti hanno dato ad Alitalia "un vantaggio economico ingiusto rispetto ai suoi concorrenti sulle rotte nazionali, europee e mondiali", e l'Italia deve ora recuperare dall'Alitalia "l'aiuto di Stato illegittimo di 900 milioni di euro più interessi".
ITA SEPARATA DA ALITALIA
In un indagine separata, Bruxelles ha concluso che la nuova ITA "non è il successore economico di Alitalia" e, quindi, "non è tenuta a rimborsare gli aiuti di Stato illegali ricevuti da Alitalia", con l'aucap di 1,35 miliardi in ITA che risulta "in linea con le condizioni di mercato e pertanto non costituiscono aiuti di Stato ai sensi delle norme dell'UE".
Secondo il piano italiano per la nuova società e per le condizioni di trasferimento da Alitalia a ITA, "esiste una discontinuità economica tra Alitalia e ITA", si legge nella nota della Commissione, aggiungendo che ITA "non sarà responsabile per i 900 milioni di euro, oltre agli interessi, che Alitalia dovrà restituire all'Italia".
“L'Italia ha dimostrato che c'è una netta rottura tra Alitalia e la nuova compagnia aerea ITA, e che il suo investimento in ITA è in linea con i termini che un investitore privato avrebbe accettato", ha affermato la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager e responsabile della politica europea di concorrenza.
Una volta che ITA decolla, ha aggiunto la Vestager, "spetta all'Italia e al management di ITA sfruttare questa opportunità una volta per tutte, mentre noi continueremo a fare la nostra parte per garantire una concorrenza leale nel settore dell'aviazione europea".
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