luce
Arrivano le piante smart che si illuminano davvero come in Avatar
I ricercatori del Mit stanno mettendo a punto una nuova tecnica che permette alle piante di illuminare l’ambiente circostante
24 Settembre 2021 11:45
La scienza trova sempre modi nuovi per innovare e già alcuni anni fa i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) erano riusciti a far emettere luce alle foglie di una pianta. La luce emessa, però, non soddisfava questi ricercatori, in quanto di quantità e durata limitata. In questi giorni, però, dal Mit sono riusciti ad aumentare la luce prodotta attraverso l’uso di un condensatore a nanoparticelle fosforescenti, aprendo le porte alla possibilità di utilizzare il mondo vegetale come alternativa per la produzione di illuminazione pubblica.
Già nel 2017 un team del Mit diretto dal professore di ingegneria chimica Michael Strano era riuscito a ingegnerizzare le foglie di diverse piante, facendogli emettere luce. I ricercatori introducevano nelle piante una soluzione di nanoparticelle contenenti molecole chimiche quali luciferina, luciferasi e coenzima A. Reagendo fra loro, queste particelle emettevano luce grazie ad una reazione molto simile a quella delle lucciole. In questo modo, le piante iniziavano ad emettere una luce, anche se di durata e intensità limitati, risultato mostrato anche in un video apposito.
https://www.youtube.com/watch?v=hp-vqd8zJM4
Il risultato ottenuto non soddisfaceva i ricercatori del Mit, i quali puntavano a piante capaci si assorbire e immagazzinare la luce, per poi emetterla in modo graduale, allo stesso modo in cui funziona un condensatore. Dopo anni di esperimenti, al Mit sono riusciti a creare nanoparticelle di alluminato di stronzio, capaci di assorbire la luce e caricarsi, per poi emettere luce. Un rivestimento di silicio è stato applicato per evitare che le cellule delle piante venissero danneggiate. Infuse attraverso gli stomi, le nanoparticelle si distribuiscono nel tessuto spugnoso delle foglie andando a costituire un sottile strato innocuo per la pianta, la quale continua la fotosintesi.
Con l’esposizione alla luce di un led blu per dieci secondi, le piante trattate con questo sistema possono emettere luce per circa un’ora, con un’intensità superiore a quella ottenuta dalla prima generazione. Questa, però, si riduce con il tempo ma i ricercatori del Mit ritengono che utilizzando obiettivi amplificatori e integrando le due tipologie di nanoparticelle, quelle con la luciferasi e condensatori, l’intensità e la durata della luce possono essere aumentate. In questo modo, è la speranza dei ricercatori, le piante potranno diventare una valida alternativa sostenibile per l’illuminazione pubblica. Inoltre, è possibile recuperare il 60% delle nanoparticelle e riutilizzarle su altre piante.
I PRIMI ESPERIMENTI
Già nel 2017 un team del Mit diretto dal professore di ingegneria chimica Michael Strano era riuscito a ingegnerizzare le foglie di diverse piante, facendogli emettere luce. I ricercatori introducevano nelle piante una soluzione di nanoparticelle contenenti molecole chimiche quali luciferina, luciferasi e coenzima A. Reagendo fra loro, queste particelle emettevano luce grazie ad una reazione molto simile a quella delle lucciole. In questo modo, le piante iniziavano ad emettere una luce, anche se di durata e intensità limitati, risultato mostrato anche in un video apposito.
https://www.youtube.com/watch?v=hp-vqd8zJM4
L'EVOLUZIONE
Il risultato ottenuto non soddisfaceva i ricercatori del Mit, i quali puntavano a piante capaci si assorbire e immagazzinare la luce, per poi emetterla in modo graduale, allo stesso modo in cui funziona un condensatore. Dopo anni di esperimenti, al Mit sono riusciti a creare nanoparticelle di alluminato di stronzio, capaci di assorbire la luce e caricarsi, per poi emettere luce. Un rivestimento di silicio è stato applicato per evitare che le cellule delle piante venissero danneggiate. Infuse attraverso gli stomi, le nanoparticelle si distribuiscono nel tessuto spugnoso delle foglie andando a costituire un sottile strato innocuo per la pianta, la quale continua la fotosintesi.
IL PROSSIMO PASSO
Con l’esposizione alla luce di un led blu per dieci secondi, le piante trattate con questo sistema possono emettere luce per circa un’ora, con un’intensità superiore a quella ottenuta dalla prima generazione. Questa, però, si riduce con il tempo ma i ricercatori del Mit ritengono che utilizzando obiettivi amplificatori e integrando le due tipologie di nanoparticelle, quelle con la luciferasi e condensatori, l’intensità e la durata della luce possono essere aumentate. In questo modo, è la speranza dei ricercatori, le piante potranno diventare una valida alternativa sostenibile per l’illuminazione pubblica. Inoltre, è possibile recuperare il 60% delle nanoparticelle e riutilizzarle su altre piante.
Trending