Accordo di Parigi
Goldman Sachs Asset Management, ecco perché investire ora nella green economy
Classe politica, consumatori e tecnologia si mostrano più uniti nella lotta al cambiamento climatico. Per gli esperti di Goldman Sachs Asset Management questo innescherà una rivoluzione ambientale con interessanti opportunità d’investimento
4 Ottobre 2021 10:24
Dagli anni Settanta, le comunità scientifiche e ambientali hanno indicato a politici e industriali cosa occorresse fare per contrastare i cambiamenti climatici e le loro devastanti implicazioni. Finora questa battaglia è stata combattuta con relativa indifferenza, se non con scetticismo, in tutto il mondo.
Finora, infatti, consumatori, elettori, investitori, industria, e politica non sono apparsi allineati in termini di volontà di innescare un cambiamento significativo a favore della riduzione delle emissioni e dell’adozione di pratiche sostenibili. Le aziende, inoltre, non si sono dimostrate particolarmente attive nello sviluppare le innovazioni tecnologiche necessarie a contrastare efficacemente i cambiamenti climatici.
Ora abbiamo raggiunto un punto di svolta in cui il supporto della classe politica, dei consumatori e della tecnologia non è mai stato così vasto e unito. “L’ultima manifestazione di uno sforzo internazionale concertato per affrontare il problema del riscaldamento globale e ridurre le emissioni di CO2 è l’Accordo di Parigi del 2016. Il principale obiettivo dell’Accordo è quello di contenere l’aumento della temperatura media globale nettamente al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali cercando di limitare l’innalzamento della temperatura a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali entro il 2030, riconoscendo che ciò ridurrebbe notevolmente i rischi e l’impatto dei cambiamenti climatici”, fanno sapere gli esperti di Goldman Sachs Asset Management.
Peccato che non si possa fare affidamento esclusivamente sugli impegni assunti a livello nazionale per contrastare i cambiamenti climatici. L’evidenza scientifica suggerisce che, al fine di limitare l’innalzamento della temperatura terrestre a 1,5°C, le emissioni di CO2 (CO2e) debbano rientrare al di sotto dei 25 gigaton (Gt) da qui al 2030. Tenuto conto delle attuali politiche degli Stati membri, si stima che le emissioni possano invece raggiungere circa 50 Gt CO2e entro tale data, ossia il doppio dell’obiettivo: questo, a catena, comporterebbe un riscaldamento globale in rialzo potenzialmente di 3°C entro il 2100 (Fonte: Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), ad agosto 2021).
D’altra parte, analizzando la valutazione dell’attuale evidenza fisico-scientifica del cambiamento climatico redatta il 9 agosto 2021 dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) delle Nazioni Unite, emergono tre principali considerazioni che sottolineano ulteriormente la gravità e l’urgenza della situazione (Fonte: Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) delle Nazioni Unite, ad agosto 2021) . In primo luogo, è innegabile, profondo e senza precedenti, l’impatto delle attività umane sul clima terrestre. Inoltre, e siamo al secondo punto, è destinato a perdurare: si prevede che le temperature aumenteranno almeno fino alla metà del secolo e che molti cambiamenti dello stato attuale del sistema climatico saranno irreversibili, non solo per decenni ma potenzialmente per millenni. Infine, alla luce dei diversi scenari emissivi dell’IPCC, i margini d’azione per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C sono molto ristretti, ma possiamo ancora intervenire spiegano i professionisti di Goldman Sachs Asset Management.
I 234 scienziati di oltre 60 paesi che hanno redatto il rapporto dell’IPCC, hanno spiegato in modo chiaro che le misure politiche richieste per ridurre drasticamente le emissioni entro il necessario arco temporale impongono interventi immediati da parte di tutti i paesi del mondo. In parallelo, le imprese devono riuscire a trovare una ragione economica per cambiare e adeguarsi al nuovo scenario.
La buona notizia è che diversi segnali mostrano la classe politica, i consumatori e la tecnologia più uniti contro il cambiamento climatico. “Riteniamo che la rivoluzione ambientale sia già cominciata e sia destinata a trasformare il nostro attuale modo di vivere con la velocità della rivoluzione digitale e su una scala paragonabile a quella della rivoluzione industriale. Pensiamo che ciò possa offrire agli investitori l’opportunità di generare ritorni particolarmente interessanti sia a livello finanziario che in termini di impatto generato”, concludono gli esperti di Goldman Sachs Asset Management.
Per scoprire di più su Goldman Sachs Asset Management e l’Impact investing clicca qui
SVILUPPARE LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE
Finora, infatti, consumatori, elettori, investitori, industria, e politica non sono apparsi allineati in termini di volontà di innescare un cambiamento significativo a favore della riduzione delle emissioni e dell’adozione di pratiche sostenibili. Le aziende, inoltre, non si sono dimostrate particolarmente attive nello sviluppare le innovazioni tecnologiche necessarie a contrastare efficacemente i cambiamenti climatici.
L’ACCORDO DI PARIGI DEL 2016
Ora abbiamo raggiunto un punto di svolta in cui il supporto della classe politica, dei consumatori e della tecnologia non è mai stato così vasto e unito. “L’ultima manifestazione di uno sforzo internazionale concertato per affrontare il problema del riscaldamento globale e ridurre le emissioni di CO2 è l’Accordo di Parigi del 2016. Il principale obiettivo dell’Accordo è quello di contenere l’aumento della temperatura media globale nettamente al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali cercando di limitare l’innalzamento della temperatura a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali entro il 2030, riconoscendo che ciò ridurrebbe notevolmente i rischi e l’impatto dei cambiamenti climatici”, fanno sapere gli esperti di Goldman Sachs Asset Management.
L’EVIDENZA SCIENTIFICA
Peccato che non si possa fare affidamento esclusivamente sugli impegni assunti a livello nazionale per contrastare i cambiamenti climatici. L’evidenza scientifica suggerisce che, al fine di limitare l’innalzamento della temperatura terrestre a 1,5°C, le emissioni di CO2 (CO2e) debbano rientrare al di sotto dei 25 gigaton (Gt) da qui al 2030. Tenuto conto delle attuali politiche degli Stati membri, si stima che le emissioni possano invece raggiungere circa 50 Gt CO2e entro tale data, ossia il doppio dell’obiettivo: questo, a catena, comporterebbe un riscaldamento globale in rialzo potenzialmente di 3°C entro il 2100 (Fonte: Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), ad agosto 2021).
LA FOTOGRAFIA DELL’IPCC
D’altra parte, analizzando la valutazione dell’attuale evidenza fisico-scientifica del cambiamento climatico redatta il 9 agosto 2021 dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) delle Nazioni Unite, emergono tre principali considerazioni che sottolineano ulteriormente la gravità e l’urgenza della situazione (Fonte: Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) delle Nazioni Unite, ad agosto 2021) . In primo luogo, è innegabile, profondo e senza precedenti, l’impatto delle attività umane sul clima terrestre. Inoltre, e siamo al secondo punto, è destinato a perdurare: si prevede che le temperature aumenteranno almeno fino alla metà del secolo e che molti cambiamenti dello stato attuale del sistema climatico saranno irreversibili, non solo per decenni ma potenzialmente per millenni. Infine, alla luce dei diversi scenari emissivi dell’IPCC, i margini d’azione per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C sono molto ristretti, ma possiamo ancora intervenire spiegano i professionisti di Goldman Sachs Asset Management.
234 SCIENZIATI DI 60 PAESI
I 234 scienziati di oltre 60 paesi che hanno redatto il rapporto dell’IPCC, hanno spiegato in modo chiaro che le misure politiche richieste per ridurre drasticamente le emissioni entro il necessario arco temporale impongono interventi immediati da parte di tutti i paesi del mondo. In parallelo, le imprese devono riuscire a trovare una ragione economica per cambiare e adeguarsi al nuovo scenario.
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE È GIÀ INIZIATA
La buona notizia è che diversi segnali mostrano la classe politica, i consumatori e la tecnologia più uniti contro il cambiamento climatico. “Riteniamo che la rivoluzione ambientale sia già cominciata e sia destinata a trasformare il nostro attuale modo di vivere con la velocità della rivoluzione digitale e su una scala paragonabile a quella della rivoluzione industriale. Pensiamo che ciò possa offrire agli investitori l’opportunità di generare ritorni particolarmente interessanti sia a livello finanziario che in termini di impatto generato”, concludono gli esperti di Goldman Sachs Asset Management.
Per scoprire di più su Goldman Sachs Asset Management e l’Impact investing clicca qui