Un problema da risolvere

Etica Sgr: niente più mari di plastica

Promosso un accordo tra aziende globali per la “blue economy” e un sistema di produzione e di consumo basato sull’economia circolare e sulla riduzione dei rifiuti

di Annalisa Lospinuso 30 Ottobre 2021 15:00

financialounge -  ESG Etica Sgr finanza sostenibile inquinamento mare Plastica
Il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati della terra, con oltre un milione di tonnellate di plastica accumulata e il sette per cento delle microplastiche globali. L’allarme arriva dall’ultimo report dell’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN) che sottolinea come la principale causa di inquinamento del Mare Nostrum sia la cattiva gestione del ciclo dei rifiuti su terra ferma. Ogni anno arrivano almeno 229 mila tonnellate di plastica, equivalenti a più di 500 container al giorno. Una quantità che potrebbe raddoppiare entro il 2040, se non saranno presi provvedimenti seri.

UN OBIETTIVO COMUNE


La lotta all’inquinamento dei mari riguarda le istituzioni che devono varare leggi apposite, i singoli cittadini che devono cambiare le abitudini di consumo, ma anche la finanza che svolge un ruolo cruciale. Etica Sgr, da sempre impegnata per eliminare il problema della plastica inquinante, ha deciso di promuovere la blue economy e il progetto “A line in the sand – The New Plastic Economy”. Si tratta di un accordo globale per la salvaguardia della vita negli oceani, promuovendo il passaggio dall’economia lineare (produco, uso e getto) all’economia circolare, basata sull’idea del riuso e del riciclo per ridurre al minimo i rifiuti.

A LINE IN THE SAND – THE NEW PLASTIC ECONOMY


Le aziende che aderiscono alla campagna di Etica Sgr si impegnano a eliminare gli imballaggi in plastica, attraverso l’innovazione, la riprogettazione e lo studio di nuovi modelli di consegna, e ad applicare modelli di riutilizzo per non usare imballaggi monouso. Tra i firmatari dell’accordo, ci sono numerose aziende multinazionali che producono il 20 per cento di tutti gli imballaggi di plastica prodotti nel mondo.

GLI EFFETTI SU TURISMO E PESCA


Un’azione concreta che nasce da una presa di coscienza dell’effetto catastrofico dell’inquinamento da plastica dei mari soprattutto sui settori del turismo e della pesca. La perdita stimata a causa dei rifiuti marini è di 61,7 milioni di euro ogni anno, alla quale si aggiunge il calo della domanda di prodotti ittici a causa della preoccupazione sulla qualità dei prodotti. Anche il turismo è colpito dall’inquinamento dei mari, in quanto le spiagge si riempiono di rifiuti a ogni mareggiata, richiedendo continua manutenzione e facendo aumentare i costi per la collettività. Si stima, ad esempio, che l’amministrazione di Nizza spenda circa 2 milioni di euro ogni anno per la pulizia delle spiagge.

RIDURRE USO E PRODUZIONE DI PLASTICA


Ridurre l’uso e la produzione di plastica è una delle strade obbligate: occorrono azioni collettive e dirompenti. La direttiva 904 Single Use Plastic (Sup) contro “l’usa e getta”, varata dal Parlamento Europeo, nel 2019, ed entrata in vigore il 3 luglio 2021, ha bandito l’uso di cannucce, piatti e stoviglie, cotton fioc in plastica monouso. Si tratta di passi importanti ma non sufficienti.

ITALIA TRA I PAESI PIÙ INQUINANTI


L’analisi dei frammenti di plastica dispersi nell’ambiente, effettuata dagli scienziati, evidenzia che il nostro Paese è tra i più inquinanti, con circa 34.000 tonnellate l’anno, insieme con l’Egitto (circa 74.000 tonnellate/anno) e la Turchia (con 24.000 tonnellate/anno). Inoltre, continuano ad aumentare le cosiddette “microplastiche primarie”, la plastica che entra negli oceani sotto forma di piccole particelle. Il flusso delle microplastiche primarie nel Mediterraneo è stimato in 13 mila tonnellate l’anno, provenienti ad esempio dalla polvere di pneumatico, dai prodotti tessili e dalle microsfere nei cosmetici.

DANNI PER L’UOMO E PER GLI ANIMALI


L’inquinamento da plastica può causare danni a lungo termine agli ecosistemi terrestri e marini e alla biodiversità. L’aumento di bioaccumulo di queste sostanze chimiche ha effetti tossicologici sull’ambiente marino e, di conseguenza, sulla salute umana attraverso la catena alimentare. Le microplastiche, infatti, sono state riscontrate in svariati cibi, pesci, molluschi ma anche nello zucchero, nel sale e nella birra. Secondo gli autori del rapporto IUCN, più di 50 mila tonnellate di plastica sversate nel Mediterraneo potrebbero essere evitate ogni anno, adottando gli standard delle migliori pratiche globali di riciclo già esistenti. Un freno poi può essere dato attraverso i divieti di utilizzo, come quello alle borse di plastica che dovrebbe diventare globale.

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