Politica monetaria
La Fed riduce gli acquisti ma rassicura sui tassi, Wall Street aggiorna i record
Come da copione, parte entro il mese un tapering graduale da 15 miliardi al mese, ma Powell rassicura che non è un segnale di imminente rialzo dei tassi. Il mercato approva e aggiorna i record, soprattutto il Nasdaq
di Stefano Caratelli 4 Novembre 2021 08:09
Tutto secondo quanto Jerome Powell aveva ‘telegrafato’ da mesi a mercati e investitori: entro novembre parte un morbido e soprattutto "aggiustabile" tapering, vale a dire riduzione degli acquisti di titoli, per 15 miliardi di dollari al mese da scalare dall'attuale ritmo di 120 miliardi di dollari al mese (per l'esattezza 10 miliardi di dollari in meno di titoli di Stato e 5 miliardi in meno di mortgage backed securities). Ma questo in nessun modo segnala un imminente aumento dei tassi di interesse che restano saldamente ancorati vicino a zero, l’inflazione è più persistente del previsto ma resta "temporanea", e la bussola della Federal Reserve resta il lavoro: Powell vuol vedere aumentare i posti di lavoro americani di almeno 5 milioni per tornare stabilmente ai livelli pre-pandemia. Il tutto indubbiamente è piaciuto a Wall Street, che da contrastata è passata in territorio positivo con tutti e tre i principali indici che aggiornano i record, e il Nasdaq in avanzata di oltre l’un per centro, visto che sul tema tassi i titoli tecnologici sono particolarmente sensibili.
In conferenza stampa Powell ha detto di aspettarsi che i fattori che hanno spinto al rialzo l’inflazione perdurino anche nel prossimo anno, ma gli investitori hanno colto nel comunicato una sfumatura positiva su un tema che per gli investitori continua a rimanere un nervo scoperto: l’inflazione continua a essere qualificata come ‘transitoria’, nonostante gli ultimi dati la collochino a massimi decennali, aggiungendo che anche le attese di inflazione vanno considerate ugualmente temporanee. Una sfumatura non sfuggita al mercato azionario ma neanche all’obbligazionario, che ha visto i rendimenti dei Treasury fare una brevissima puntata sopra la soglia dell’1,6% per poi riportarsi sotto. In sintonia anche il dollaro ha ceduto qualcosa sia nei confronti del dollaro che della sterlina britannica.
Tornando all’azionario, i titoli che hanno reagito meglio alle indicazioni di Powell e alle decisioni del FOMC sono sicuramente le small cap del Russel 2000, in rialzo di quasi il 2%. Le aziende più piccole sono anche le più sensibili al ciclo economico interno degli Stati Uniti, e il fatto che la Fed abbia comunque dato il via senza rinvii al tapering viene letto come un segno di fiducia nella ripresa, escludendo che le cose possano andare storte. In generale il mercato ha comunque apprezzato le valutazioni di Powell sull’inflazione, su cui la Fed ‘non è in ritardo’, ma resta comunque pronta a intervenire se fosse necessario, ma l’obiettivo in questa fase resta la creazione di milioni di posti di lavoro. In ogni caso Powell ha sottolineato che le spinte inflazionistiche vengono da strozzature nelle catene produttive e distributive globali, e non certamente dal mercato del lavoro, che non manda segnali di tensioni salariali.
Il mercato e gli investitori leggono la focalizzazione sul fattore occupazione come un’ulteriore rassicurazione sul fronte del futuro rialzo dei tassi. Powell ha insistito sul fatto che resta strada da fare per raggiungere il livello desiderato di occupazione, sia in termini di nuovi posti di lavoro che di tasso di partecipazione attiva della forza lavoro, che restano gli obiettivi da conseguire prima di pensare a possibili aumenti del costo del denaro. "Oggi si parla di tapering, non di alzare i tassi", ha stressato il capo della Fed, motivando la decisione di iniziare a ridurre gli acquisti con i progressi dell’economia in direzione dei target fissati per fine anno. Alla fine, il temuto rialzo dei tassi è tutto tranne che imminente, metà del FOMC non vede rialzi l’anno prossimo mentre l’altra metà ne prevede uno.
ANCHE LE ATTESE DI INFLAZIONE SONO TRANSITORIE
In conferenza stampa Powell ha detto di aspettarsi che i fattori che hanno spinto al rialzo l’inflazione perdurino anche nel prossimo anno, ma gli investitori hanno colto nel comunicato una sfumatura positiva su un tema che per gli investitori continua a rimanere un nervo scoperto: l’inflazione continua a essere qualificata come ‘transitoria’, nonostante gli ultimi dati la collochino a massimi decennali, aggiungendo che anche le attese di inflazione vanno considerate ugualmente temporanee. Una sfumatura non sfuggita al mercato azionario ma neanche all’obbligazionario, che ha visto i rendimenti dei Treasury fare una brevissima puntata sopra la soglia dell’1,6% per poi riportarsi sotto. In sintonia anche il dollaro ha ceduto qualcosa sia nei confronti del dollaro che della sterlina britannica.
SEGNO DI FIDUCIA NELLA RIPRESA
Tornando all’azionario, i titoli che hanno reagito meglio alle indicazioni di Powell e alle decisioni del FOMC sono sicuramente le small cap del Russel 2000, in rialzo di quasi il 2%. Le aziende più piccole sono anche le più sensibili al ciclo economico interno degli Stati Uniti, e il fatto che la Fed abbia comunque dato il via senza rinvii al tapering viene letto come un segno di fiducia nella ripresa, escludendo che le cose possano andare storte. In generale il mercato ha comunque apprezzato le valutazioni di Powell sull’inflazione, su cui la Fed ‘non è in ritardo’, ma resta comunque pronta a intervenire se fosse necessario, ma l’obiettivo in questa fase resta la creazione di milioni di posti di lavoro. In ogni caso Powell ha sottolineato che le spinte inflazionistiche vengono da strozzature nelle catene produttive e distributive globali, e non certamente dal mercato del lavoro, che non manda segnali di tensioni salariali.
RIALZO DEI TASSI NON IMMINENTE
Il mercato e gli investitori leggono la focalizzazione sul fattore occupazione come un’ulteriore rassicurazione sul fronte del futuro rialzo dei tassi. Powell ha insistito sul fatto che resta strada da fare per raggiungere il livello desiderato di occupazione, sia in termini di nuovi posti di lavoro che di tasso di partecipazione attiva della forza lavoro, che restano gli obiettivi da conseguire prima di pensare a possibili aumenti del costo del denaro. "Oggi si parla di tapering, non di alzare i tassi", ha stressato il capo della Fed, motivando la decisione di iniziare a ridurre gli acquisti con i progressi dell’economia in direzione dei target fissati per fine anno. Alla fine, il temuto rialzo dei tassi è tutto tranne che imminente, metà del FOMC non vede rialzi l’anno prossimo mentre l’altra metà ne prevede uno.
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