Il ruolo delle Banche centrali

J.P. Morgan: l'inflazione non mette a rischio la ripresa economica

Al momento non c'è la necessità di rinunciare al rischio di credito. Rimane improbabile un inasprimento aggressivo delle politiche delle banche centrali

di Stefano Caratelli 13 Novembre 2021 10:00

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Si stanno creando i presupposti di un ridimensionamento della politica di accomodamento delle banche centrali dei mercati sviluppati, ma l’inasprimento sarà progressivo e non dovrebbe mettere a repentaglio la ripresa. È anche improbabile che l’inflazione incida in misura significativa sugli utili societari perché le aziende riusciranno a trasferire i maggiori costi sui consumatori. Alcuni investitori obbligazionari potrebbero volersi coprire se aumenta la volatilità, ma trarrebbero più vantaggio da una posizione corta di duration in USA che da una rinuncia al rischio di credito. Se Fed e altre Banche Centrali dovessero diventare più aggressive, forse i mercati del rischio ne risentirebbero, ma a giudicare dall’ultimo FOMC non sembra probabile.

DA MONITORARE FED, BCE E CINA


Sono le conclusioni del Bond Bulletin Settimanale del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, che sottolinea come i mercati del rischio abbiano mostrato una buona tenuta e illustra i motivi per cui questa situazione potrebbe perdurare, esaminando i segmenti in cui si scorgono opportunità nel reddito fisso. Negli ultimi tempi le dichiarazioni di alcune Banche Centrali, dal Canada all’Australia, hanno provocato volatilità nei mercati dei tassi. Ma le Banche Centrali da monitorare restano la Fed, la Bce e la Banca Popolare Cinese. Quest’ultima non dovrebbe cambiare politica a breve, mentre la BCE ha smentito le aspettative di rialzi dei tassi nel 2022, anche se sottovoce.

L’INASPRIMENTO SARÀ GRADUALE


Intanto la Fed ha annunciato la riduzione graduale degli acquisti dichiarando anche che sarà più difficile soddisfare i criteri per innalzare i tassi dati gli alti livelli di disoccupazione e la scarsa partecipazione della forza lavoro. Pertanto, il team di J.P. Morgan Asset Management resta convinto che ci sarà un inasprimento graduale che dovrebbe consentire alla congiuntura favorevole di proseguire e consolidare la crescita degli utili societari. Le stime degli utili sono state superate del 10% sia negli Stati Uniti che in Europa, il che trova riscontro nel miglioramento degli indicatori del credito, come il minor livello di indebitamento, che a sua volta si rispecchia nei rating.

TASSI DI INSOLVENZA IN CALO


Ma quel che più conta per i mercati creditizi e il segmento high yield, secondo il team di J.P. Morgan Asset Management, è che i tassi di insolvenza sono rimasti contenuti sia in USA che in Europa, e continueranno a calare per tutto il 2022. La recente volatilità ha colpito soprattutto i titoli di Stato dei Paesi Sviluppati nel segmento a breve, mentre sui mercati del rischio è stata più contenuta e negli high yield gli spread si sono solo leggermente allargati. Guardando ai fattori tecnici, la domanda di attivi di rischio sta contribuendo a sostenere le performance, nonostante la volatilità dei tassi e le incertezze sulle mosse delle Banche Centrali.

DOMANDA SEMPRE SOSTENUTA PER GLI HIGH YIELD


I flussi di capitale del segmento high yield sono stati negativi negli ultimi due mesi, ma vi è un’ampia domanda degli istituzionali che continuano ad avere poche alternative, visto che quasi il 20% degli scambi nel mercato obbligazionario globale aggregato frutta rendimenti negativi. Secondo il team di J.P. Morgan Asset Management è possibile che le Banche Centrali discutano di un possibile ridimensionamento della politica ultra-accomodante.

SEMPRE POSITIVA LA RICHIESTA DI AZIONI


Ma alla fine, sebbene i principali programmi di acquisto di obbligazioni restino in vigore, gli investitori continuano a spingersi nelle fasce basse del rischio di credito. Intanto, la domanda di titoli azionari continua a essere positiva: negli ultimi tre mesi, le sottoscrizioni dei fondi azionari statunitensi sono ammontate a circa 64 miliardi di dollari. Secondo il secondo il team di J.P. Morgan Asset Management sembra che per gli operatori globali la nuova normalità sia ridurre l’esposizione azionaria a neutra, non a sottopeso, quando le azioni hanno fasi meno positive.

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