Dispute legali a Wall Street
J.P. Morgan denuncia Tesla per violazione contratto warrant, chiesti 162 milioni di dollari
La banca d'affari contesta di non aver rispettato gli accordi previsti dal contratto. Nell'oggetto del documento presentato alla Corte federale anche il tweet di Elon Musk del 2018 sul delisting
di Annalisa Lospinuso 16 Novembre 2021 11:51
Guai in vista per Tesla. J.P. Morgan Chase & Co ha citato in giudizio il colosso delle auto elettriche per aver violato “chiaramente” un contratto che le controparti avevano siglato anni fa, avente per oggetto i warrant sulle azioni. La denuncia, depositata presso la Corte federale di Mahnattan, presenta una richiesta di risarcimento di 162,2 milioni di dollari.
Secondo la denuncia di J.P. Morgan, nel 2014, Tesla ha venduto i warrant alla banca d’affari che avrebbero ripagato se il loro “prezzo di esercizio” fosse stato inferiore al prezzo delle azioni di Tesla alla scadenza del contratto, previsto a giugno e luglio 2021. J.P. Morgan ha dichiarato che disponeva dell’autorità di effettuare aggiustamenti sullo strike price (prezzo predefinito) e ha ricordato di averlo ridotto sostanzialmente dopo il famoso tweet che Elon Musk ha pubblicato il 7 agosto del 2018.
Nel tweet, Musk aveva detto che avrebbe proceduto al delisting della sua società per un valore di 420 dollari per azione, rassicurando sul fatto che “si era assicurato i finanziamenti” necessari per trasformare Tesla in un'azienda privata.
J.P. Morgan ha, poi, rivisto quella riduzione dello strike price 17 giorni dopo, quando Musk ha abbandonato l'idea. La vicenda ha fatto schizzare il titolo Tesla di 10 volte circa, nel periodo intercorso dal momento del tweet alla scadenza dei contratti di quest'anno. In base a quanto dichiarato dalla banca d’affari, Tesla avrebbe perciò dovuto consegnare azioni o cash. Il venir meno agli accordi - ha precisato J.P. Morgan - equivale a un default da parte del gruppo automobilistico.
Tesla non ha risposto immediatamente alle richieste di commento dopo la chiusura di Wall Street, come ha riportato il Financial Times.
LA DENUNCIA
Secondo la denuncia di J.P. Morgan, nel 2014, Tesla ha venduto i warrant alla banca d’affari che avrebbero ripagato se il loro “prezzo di esercizio” fosse stato inferiore al prezzo delle azioni di Tesla alla scadenza del contratto, previsto a giugno e luglio 2021. J.P. Morgan ha dichiarato che disponeva dell’autorità di effettuare aggiustamenti sullo strike price (prezzo predefinito) e ha ricordato di averlo ridotto sostanzialmente dopo il famoso tweet che Elon Musk ha pubblicato il 7 agosto del 2018.
IL TWEET DI MUSK
Nel tweet, Musk aveva detto che avrebbe proceduto al delisting della sua società per un valore di 420 dollari per azione, rassicurando sul fatto che “si era assicurato i finanziamenti” necessari per trasformare Tesla in un'azienda privata.
OGGETTO DELLA DENUNCIA
J.P. Morgan ha, poi, rivisto quella riduzione dello strike price 17 giorni dopo, quando Musk ha abbandonato l'idea. La vicenda ha fatto schizzare il titolo Tesla di 10 volte circa, nel periodo intercorso dal momento del tweet alla scadenza dei contratti di quest'anno. In base a quanto dichiarato dalla banca d’affari, Tesla avrebbe perciò dovuto consegnare azioni o cash. Il venir meno agli accordi - ha precisato J.P. Morgan - equivale a un default da parte del gruppo automobilistico.
LA REPLICA MANCATA
Tesla non ha risposto immediatamente alle richieste di commento dopo la chiusura di Wall Street, come ha riportato il Financial Times.